Era legittimo l'arresto di Giovanni Novi, ex presidente
dell'Autorità portuale genovese? Dopo una giornata di udienza il tribunale del
Riesame si è riservato di decidere nelle prossime ore, ma le schermaglie che
hanno scandito il lungo incontro con i giudici hanno reso, se possibile, le
posizioni di accusa e difesa ancora più distanti... Da una parte la difesa sostenuta dagli avvocati Cesare
Manzitti e Cesare Corti Galeazzi che sostengono innazitutto la nullità
dell'ordinanza di custodia cautelare: mancava l'assenso del procuratore capo
Francesco Lalla e questa - sostengono - «è una condizione essenziale per la
validità della richiesta».
Poi i legali hanno cercato di dimostrare l'estraneità di
Novi, presente all'udienza, ai fatti a lui contestati: due episodi di turbativa
d'asta, concussione e truffa. Reati inesistenti secondo la difesa. Per i
sostituti procuratori Valter Cotugno ed Enrico Zuccca, Novi, invece, è
tutt'altro che innocente, anzi la «sua posizione si è ulteriormente aggravata
dopo gli interrogatori dei testimoni sentiti tra il 10 e il 20 di febbraio».
E la battaglia in aula si è fatta cruenta a colpi di
memorie. Quella della difesa, 130 pagine depositate venerdì , e quella dei due
pm presentata solo ieri mattina e fonte di disappunto per i difensori che hanno
chiesto al Riesame i termini per consultarla. Volevano un giorno, i giudici
hanno concesso un'ora e questo tempo - sostengono - non è bastato nemmeno per
leggera. Un punto a loro sfavore, e ora sul piatto si pone un'altra questione:
l'ipotesi della richiesta di sequestro di beni personali di Giovanni Novi,
qualcosa come 750 mila euro. Nelle scorse settimane i pm avevano chiesto al gip
Franca Borzone il sequestro di 800 mila euro pagati dall'Autorità portuale alla
Compagnia unica e di 20 mila euro pagati sempre dall'Autorità all'avvocato
dello Stato Novaresi.
Il gip aveva respinto la richiesta e ora la questione
passerà, venerdì, all'attenzione del Riesame. Sulla base del nuovo
pronunciamento i pm potrebbero decidere se rivalersi sui beni personali di
Novi. L'avvocato Manzitti al momento esclude l'ipotesi: «Non è ammesso il
sequestro conservativo in sede di indagini preliminari», ma i pm sarebbero
determinati a procedere. Ma torniamo all'udienza di ieri. È stato l'avvocato
Corti Galeazzi a cercare di demolire le accuse per la prima turbativa d'asta,
quella del 2004 per il Multipurpose, e la concussione. «Abbiamo ricostruito -
ha spiegato il legale - le problematiche per cui il maggior candidato (la Msc di Gianluigi Aponte, ndr)
ha rinunciato all'assegnazione, quindi c'è stato un accordo condiviso dai
terminalisti».
Nessuna gara, quindi, e nessun reato, come non ci sarebbe
stata concussione in quanto, sostiene la difesa, «era inverosimile che Messina
non fosse a conoscenza degli accordi (una spartizione degli spazi) che lui
stesso aveva proposto a Msc durante una visita a Ginevra ad Aponte, il 15
gennaio del 2004».
Più complessa, ma sempre secondo la difesa inesistente, la
seconda turbativa d'asta. La vicenda è scandita da una sentenza del Tar che
annullava le concessioni del Multipurpose (senza concessioni il porto si
blocca), un ricorso al Consiglio id Stato che sospende il provvedimento e un
intervento dell'Autorità portuale proprio per scongiurare il blocco di tutta
l'attività con tanto di richiesta di parere all'Avvocatura dello Stato (da qui
il coinvolgimento di Novaresi), ma nessuna gara, quindi nessuna turbativa. Ora
la parola ai giudici.
Isabella
Villa