Questa mattina arrestato a Genova il PERNA Maurizio, ovvero uno del verminaio della famiglia mafiosa dei FIANDACA, articolazione a Genova di quella branchia di COSA NOSTRA facente capo agli EMMANUELLO ed al clan di Piddu MADONIA.
Il PERNA lavorava (sic) formalmente al BAR CORALLO di Via Ceccardi. Fratello di Simona PERNA – anche questa legata alla “decina” dei FIANDACA, titolare di pizzerie, a Cornigliano "O'PIZZICATO" (ed a Pegli), ma soprattutto una che ha sempre tenuto i contatti con le ladys della banda.
Un po' di tempo fa passammo davanti a quel bar ed il PERNA non ci guardava molto bene (chissà perché? mah)... Ma uno sguardo non è nulla... chi, da quelle parti ha avuto qualche problema è, invece, sempre in via Ceccardi, il bar di fronte al "Corallo" che, in una notte, venne colpito da alcune moltov... (quando si dice problemi di vicinato!)...
Giuseppe ABBISSO è stato recentemente condannato a 9 anni di carcere per usura, nell'ambito dell'inchiesta che lo vedeva operare con il boss della 'ndrangheta GARCEA Onofrio (condannato a 12 anni).
Ne avevamo già parlato, ma l'articolo è stato posto sotto sequestro preventivo dalla Procura di Torino per la querela del dott. Vincenzo SCOLASTICO. Ci torniamo ora su questa questione, fornendo ulteriori elementi che – a quanto pare – nessuno vuole mettere insieme per fare una visione complessiva.
Lo faccio adesso perché riteniamo assurdo e inaccettabile che Giuseppe “Pino” ABBISSO abbia ottenuto i domiciliari e la possibilità di andarsene avanti e indietro per la città, da solo, alcuni giorni la settimana.
Ma andiamo con ordine...
Con l'Operazione TETRAGONA i vermi dei RINZIVILLO e degli EMMANUELLO sono dentro... Costoro non si possono definire uomini e nemmeno bestie, come ogni altro mafioso, come ogni complice ed ogni servo.
Quello raggiunto dalla DDA di Caltanissetta, che ha coordinato l'indagine dello SCO e del GICO di Caltanissetta, è un risultato straordinario che consegna al carcere ed all'aggressione dei patrimoni due dei sodalizi mafiosi più pericolosi.
Era da tempo che aspettavamo che venisse inflitto questo colpo, come abbiamo ricordato anche alla luce del fatto che questa rete, ed in particolare il gruppo facente capo al MORSO Vincenzo, con il DI GENNARO ed il MONACHELLA, erano già stati mappati da una dettagliata inchiesta del GICO di Genova tra il 2007 e 2008. Ora auspichiamo che si riesce, in tempi rapidi, ad andare avanti e schiacciare le articolazioni territoriali che, soprattutto a Genova, restano ancora forti, ben infiltrate non solo nell'edilizia ma anche in quella cosiddetta "società civile", soprattutto nel territorio della Valpolcevera, lasciatagli a disposizione per decenni e dove hanno saputo promuovere non solo una "colonizzazione" ma anche un pesante condizionamento della vita sociale e culturale.
E' l'Operazione TETRAGONA, coordinata dalla DDA di Caltanissetta ed eseguita dallo SCO della Polizia di Stato, che a seguito di una lunga indagine di Sco e Gdf, ha portato all'esecuzione di 63 ordinanze di custodia cautelare in carcere e la disposizione del sequestro dei beni, tra cui ville, appartamenti ed aziende per un valore di oltre 10 milioni di euro.
Tra i nomi che spiccano, per Genova, vi sono i noti Vincenzo MORSO, Emanuele MONACHELLA e il cumpare Nunzio DI GENNARO, tutti già "mappati" anni fa dal GICO di Genova, insieme agli altri esponenti della "decina" riorganizzata e rafforzata (con anche un nuovo gruppo di fuoco) dopo i colpi inflitti al clan MADONIA nei primi anni Novanta...
E' confermato: il Comune di Genova ha speso 26.900 euro per dare ospitalità in albergo al boss di Cosa Nostra, Rosario Caci. Questo senza conteggiare poi il "costo" dell'assegnazione della casa popolare allo stesso. L'assessore Papi rispondendo ad un interrogazione del consigliere Bernabò Brea afferma che il Comune non sapeva chi fosse Caci. Peccato che l'assessore Papi menta!
Rosario Caci aveva occupato per anni i beni confiscati allo stesso (nel novembre 2005!) in quanto appartenente all'emanazione di Cosa Nostra, clan di Piddu Madonia. Dopo le denunce pubbliche e quelle presso l'Autorità Giudiziaria dalla Casa della Legalità si procedette allo sgombero del Caci e signora dall'appartamento confiscatogli e rioccupato...
AGGIORNAMENTO IN CODA - No, non è tollerabile. Il Comune di Genova ha già rilasciato o sta per rilasciare l'ennesima licenza per un attività commerciale del Gianni CALVO, il boss di Cosa Nostra, legato ai FIANDACA, ai MAURICI, ai FERRO ed anche, con questi, alle cosche della 'Ndrangheta attive a Genova.
Sta per aprire un nuovo locale, un bar che dovrebbe tenere aperto 24 ore su 24, in via Croce Rosa in Piazza Pallavicini a Genova Rivarolo. Questo dopo l'apertura del ristorante l'Ambanata, in via Vezzani (sempre a Rivarolo) dove si tengono riunioni tra famiglie, oltre che incontri con politici come il consigliere comunale Umberto Lo Grasso (che era all'inaugurazione) o la cena di festeggiamento per la rielezione in Regione di Rosario Monteleone...
Pastorino Bruno, assessore al patrimonio ed alle case del Comune di Genova, ha dichiarato a "Il Secolo XIX" che non sapevano e che visto l'arresto di Caci e signora sono pronti a togliergli la casa popolare... ma non subito, attendono che la Finanza gli indichi chiaramente le fonti del reddito (illegale) del Caci. Peccato che il Comune di Genova (e l'assessore Pastorino, come anche gli Uffici ed assessorati a vario titolo competenti per sociale, centro storico e sicurezza) sapevano chi fosse Rosario Caci e lo hanno aiutato lo stesso. Vediamo.
Nel 2005 è stato adottato il provvedimento di confisca dei beni sulla base della normativa antimafia a Rosario Caci, facente parte della "decina" dei gelesi degli Emmanuello, attiva tra Genova e Milano, del clan di Piddu Madonia. Il Caci infatti è stato riconosciuto esponente dell'emanazione genovese del clan di Cosa Nostra con fulcro a Caltanissetta, ed in particolare dedito al traffico di stupefacenti, sfruttamento della prostituzione e con funzioni di supporto a latitanti e per nascondere armi (in particolare nel casolare di Borgo Marengo nell'alessandrino)...
Lo avevano sempre indicato il Rosario CACI... quello che il Comune, con Prefettura (prefetto Giuseppe Romano) e Damanio, aveva lasciato rioccupare i beni confiscati di vico delle Mele. Lo avevamo affrontato e non ci siamo mai fatti intimidire quando si avvicinava minaccioso, quando indicava il presidente della Casa della Legalità come il responsabile, insieme al colonnello Riccio, delle sue disgrazie... o quando, mentre il Comune gli dava da un lato ospitalità in un albergo di Via Balbi e rilasciava al suo figliolo la licenza per un bar (dove c'era sempre, però, la signora Concetta ed il Rosario Caci a tenere i contatti), ad un giornalista diceva che lui non è mafioso (sic) ma che gli avrebbe fatto piacere vedere Abbondanza sciolto nell'acido. Il Gico con il pm Panichi della DDA aveva scoperto la sua nuova "casetta chiusa" nella centralissima via XX settembre, accanto ad un ufficio legale che naturalmente non si accorse di nulla... e recentemente siamo tornati a parlare di lui nell'approfondimento ed aggiornamento su "quella sporca 'decina'... " così come indicammo quella falsa invalidità per cui percepiva la pensione, ed oggi lo hanno arrestato con la sua combricola per contrabbando, sfruttamento della prostituzione e usura. Grazie quindi alla Guardia di Finanza!!!!
Ecco il Comunicato Ufficiale della Guardia di Finanza...
[IN CODA IL COMUNICATO STAMPA DELLA DIA E DEI CC, OLTRE AI LINK AI PRINCIPALI ARTICOLI, VIDEO E DOCUMENTI PRECEDENTI]
La Casa della Legalità esprime la propria soddisfazione ed il ringraziamento per l'arrivo in meno nove mesi alla confisca dei beni della famiglia CANFAROTTA che erano stati sequestrati il 3 luglio 2009 con l'Operazione antimafia "Terra di Nessuno" realizzata dalla DIA di Genova, con la collaborazione dell'Arma dei Carabinieri...
A Genova la logica dei doppi binari sembra una tradizione a cui non si vuole rinunciare. Mentre i reparti investigativi lavorano e mettono a segno importanti risultati per estirpare le mafie, ci sono pezzi delle Istituzioni che remano contro, anzi che fanno esattamente il contrario.
Partiamo dall'azione di "pulizia". La DIA di Genova con l'Operazione "Terra di Nessuno" ha dato il via ad un'azione per colpire al cuore l'organizzazione criminale: nel patrimonio. Dopo il colpo inflitto alla famiglia siciliana dei CANFAROTTA, anche i loro "amici" sono finiti nei guai. E' iniziato l'effetto domino. Così che sono iniziati i sequestri alla famiglia calabrese degli ZAPPONE da parte della Polizia di Stato. Se però il sequestro promosso dalla DIA, con il pm Lari della DDA, ai CANFAROTTA ha portato al sequestro dell'intero patrimonio pari a circa 5 milioni di euro, quello applicato a ZAPPONE dalla Polizia di Stato, con il pm Nanni sempre della DDA, è stato un sequestro parziale dei beni riconducibili all'attività criminale degli ZAPPONE, ovvero solo 4 "alcove"... ora aspettiamo il seguito!
Ma oltre ai sequestri è stata promossa, dai reparti investigativi, la necessità di porre Benito Canfarotta, Filippa Lo Re, Salvatore Canfarotta, così come di Salvatore Zappone, alla sorveglianza speciale (il figlio del Salvatore, Cecilio Zappone, era già agli arresti da un anno per aver gambizzato un marocchino nella zona della Maddalena)...
Oggi siamo andati a Campomorone, sulle alture della Valpolvecera, dove da decenni vive ed opera Antonino Lo Iacono, il luogotenente di Giuseppe Piddu Madonia a Genova. Siamo andati per distribuire un volantino che rendesse noto ai cittadini lo spessore criminale dell'uomo d'onore della famiglia di Vallelunga e per invitare lo stesso a collaborare con lo Stato... tanto come diciamo sempre, prima o poi lo Stato arriva e come avrà potuto constatare con il sequestro dei 2 milioni di beni, arriva anche da lui...
Dopo l'avvio dell'Operazione Pandora della Guardia di Finanza, dopo l'Operazione "Terra di Nessuno" della DIA con i sequestri dei beni (5 milioni di euro) alla famiglia CANFAROTTA, dopo l'avvio dei sequestri al boss del centro storico genovese legato alla 'ndrangheta Salvatore ZAPPONE (il figlio è agli arresti), un nuovo colpo alle mafie è stato inflitto al clan di Piddu MADONIA a Genova.
La DIA di Genova e Caltanissetta ha sequestrato beni per circa 2 milioni di euro riconducibili ad ANTONINO LO IACONO, storico esponente apicale del clan di Caltanissetta, dagli anni '80 attivo nel nord Italia ed in particolare sull'asse Genova-Milano...
Un anno fa pubblicammo la mappatura della zone della Maddalena, naturalmente escludendo alcuni punti chiave, come quello di Vico del Pepe o quelli dell'area di San Bernardo. Lo facemmo per spingere il più possibile la risposta dello Stato e per far capire che le cose si sanno, naturalmente senza mai rivelare fatti relativi all'inchiesta che potessero in qualche modo comprometterla.
Adesso pubblichiamo una mappatura di Certosa, rione del quartiere di Rivarolo... come diceva il vecchio nome del consorzio dei commercianti... la terra dei "pirati". Lo facciamo perché il livello di controllo del territorio in questa zona, come abbiamo denunciato anche, ultimamente, con la mobilitazione in Piazza Petrella ed il video sulla vallata, è pesante, troppo pesante e insostenibile...
A Gela Cosa Nostra e Stidda andavano sempre d'accordo sotto legida "Emmanuello". Ma la pacchia loro è finita, come è finito Daniele Emmanuello... nel cui stomaco erano stati trovati pizzini che il boss cercava di nascondere prima dell'ultima fuga e che invece sono stati molto utili per le indagini. Il "pizzo" ma anche le solite infiltrazioni nell'edilizia, non solo il pagamento di tangenti ma anche l'assunzione di operai e la fornitura di materiali erano ciò che veniva imposto dalla "famiglia" degli Emmanuello. Dopo i recenti arresti dei "gelesi" che operavano lungo l'asse Gela-Genova-Milano e che volevano uccidere Rosario Crocetta, un altro colpo è arrivato con l'Operazione Cerberus, eseguita dalla Squadra Mobile di Caltanissetta, come disposto dal Gip Giovanbattista Tona, su richiesta dei giudici della DDA, il procuratore Sergio Lari, l'aggiunto Domenico Gozzo ed il sostituto Nicolò Marino.
Calogera Pia Messina, detta "Zì Calina", madre di Daniele Emmanuello, non aveva solo coperto la latitanza del boss al vertice della cosca, ma ne aveva preso il "testimone", quindi la guida del clan. Con la signora, nell'operazione antimafia, sono finiti agli arresti : Giuseppe Billizzi, di 37 anni; Luigi Cannizzaro, di 45 anni; Stefania Cascino, di 31 anni; Giuseppe Cassarino, di 51 anni; Crocifisso Cavaleri, di 55 anni; Giorgio Davide Lignite, di 39 anni; Orazio Pirro, di 35 anni, imprenditore; Alessandro Rolla, di 27 anni; Sandro Missuto, di 31 anni. Mentre altri provvedimenti restrittivi sono stati notificati in carcere a Carmelo Massimo Billizzi, di 36 anni, ritenuto il luogotenente di Emmanuello; Giuseppe Bassora, di 36 anni; Domenico Vullo, di 33 anni.
E chissà come l'avranno presa i gelesi che sono qui a Genova...