Una nuova storia di 'ndrangheta, la "bastarda", ed altre quisquilie da oltre un milione di euro.
C'è un cantiere che si muove lentamente vicino al Porto di Savona, per la manutenzione del viadotto ferroviario di collegamento tra il bacino portuale e Parco Doria. E' quello che nel 2014 l'Autorità Portuale savonese ha assegnato, con procedura ristretta, per oltre 1 milione di euro, ad un'impresa, calabrese di nascita, torinese d'adozione e passante per la Capitale...
Il “responsabile del procedimento” è sempre quel Flavio Destefanis che lo scorso anno leggeva i nomi, nel palazzo comunale di Piazza Sisto, delle vittime di mafia, con “Libera” di cui, a Savona, era referente – sino a pochi mesi fa – la sua consorte. Sempre quel Destefanis che avevamo incontrato per i lavori dove operano i notissimi Fotia, nonché per l'appalto assegnato all'impresa di Agrigento con il Direttore Tecnico arrestato per una quisquilia: 416 Bis (associazione mafiosa).
L'appalto in questione è stato affidato alla società di Bagnara Calabra di Annunziato Ventre, la SAFAN srl (vedi esito).
Questa impresa pare però sprovvista (totalmente) di qualificazione SOA, requisito essenziale per effettuare lavori pubblici. Ed è così che comprare, tra le righe (vedi scheda banca dati Appalti Liguria) ma senza comparire sul cartello del cantiere e tantomeno sull'Esito di Gara, l'impresa che “presta” la sua certificazione alla SAFAN, ovvero la EFFESER srl (con sede nella Capitale e che nel frattempo ha cambiato nome ed è divenuta F.S.A. Srl).
Anche la EFFESER è dei Ventre. Specificatamente di Ventre Francesco. E proprio questa impresa è indicata dal ROS nell'Informativa alla DDA di Torino (leggi qui l'Informativa integrale) con cui, nel 2011, ha effettuato gli approfondimenti all'inchiesta denominata “Minotauro” che ha scardinato l'organizzazione della 'ndrangheta nel torinese, con tanto di conferma della Cassazione.
La EFFESER e la SAFAN hanno molto in comune. Non solo in molteplici occasioni la prima “presta” la sua certificazione alla seconda che così fa incetta di lavori pubblici che non potrebbe acquisire. A Bagnara Calabra condividevano, sino a quest'anno locali e numero telefonico. Il procuratore della SAFAN, Giuseppe Cambareri, lavorava come “delegato” per EFFESER. Condividevano tra il 2010 ed il 2013 anche l'opera, come responsabile di diverse attività aziendali, di Francesco Rottura (torinese, consigliere comunale di Bagnara Calabra dal 2010 sino allo scioglimento del Comune per condizionamento della 'ndrangheta - vedi qui il suo curriculum).
Le due imprese condividono poi anche il territorio di Rivoli, nel torinese. Infatti entrambe hanno attività proprie unità locali a Rivoli, in via Fratelli Macario, una attaccata all'altra, come a Bagnara. La EFFESER ha lì, dal 2005, anche un bel bar: “Le Glacier”.
Il ROS, nella sua Informativa alla DDA torinese, tra il resto, segnava che “VENTRE ha un legame di parentela con il del responsabile della c.d. “bastarda” OCCHIUTO Antonino, in quanto la sorella di quest’ultimo, OCCHIUTO Grazia Maria Giuseppe (cl.1971) è sposata con VENTRE Santo, figlio di VENTRE Francesco”.
Poi, analizzando assetti societari ed affari, arrivava ad indicare il rapporto con Fabrizio BERTOT che per la sua elezione a sindaco di Rivarolo Canavese - come certificato da una Sentenza della Corte d'Appello di Torino – strinse un vero e proprio patto con la 'ndrangheta. Così il BERTOT, protagonista del voto di scambio politico-mafioso, a verbale: «Conosco Occhiuto Antonino. Quando sono divenuto Sindaco nel settembre 2004, avevo bisogno di una asfaltatura provvisoria. Venne da me un certo Ventre (Francesco, ndr) titolare di una ditta che poteva fare questo lavoro in compagnia di questo Occhiuto. Ho poi capito che era quest'ultimo il proprietario dell'impresa. Questa impresa fece i lavori per il Comune di Rivarolo. Non se se era un lavoro a conferimento diretto; io ero appena stato eletto sindaco...”. Il Comune di Rivarolo Canavese, si deve annotare, è stato poi sciolto per condizionamento della 'ndrangheta.
Intanto a Savona, nel Porto, i lavori di lorsignori vanno avanti, piano piano, in fondo hanno tempo 24 mesi a partire dal 28 agosto 2014, per un pugno di oltre un milione di euro.
Sono le solite bazzecole che la Casa della Legalità ha segnalato alle Autorità preposte, così da dipanare quella foschia che avvolge (da tempo) il Porto di Savona e Vado.