Dopo quanto abbiamo pubblicato ieri, con alcuni dei documenti inediti sui MAMONE ed i loro affari e rapporti con i potenti boss della 'ndrangheta, come il fu Franco RAMPINO (con il fratello Antonio a capo della 'Ndrangheta in Liguria) e con il Carmelo GULLACE, cerchiamo di approfondire la questione delle famiglie legate alla cosca GULLACE-RASO-ALBENESE (e quindi all'imparentato "casato" dei PIROMALLI) e, quindi, ai loro rapporti con le pubbliche amministrazioni e le grandi imprese che costruiscono a Genova.
Rispetto all'ECO.GE già il grafico [per ingrandirlo basta cliccarci sopra oppure qui] mette in evidenza che tutto è rimasto come prima, anche dopo l'informativa atipica antimafia adottata dalla Prefettura di Genova nel luglio 2010 e le molteplici inchieste in cui sono coinvolti... Come nulla era cambiato, anche nel savonese, dopo i sequestri e lo scandalo della cava dei veleni, per quanto riguarda la famiglia FAZZARI...
E' la 'ndrangheta in Liguria. Quella 'ndrangheta che qualcuno cerca ancora di non vedere e, quando non può farne a meno, cerca di nascondere come la polvere sotto il tappetino di entrata della Pubbliche Amministrazione che gli ha spalancato i portoni (e le casse).
Delle cosche in Liguria abbiamo parlato a lungo. Li abbiamo denunciati e segnalati a chi di dovere, su ogni cosa che li riguardava che veniva a nostra conoscenza... e li abbiamo indicati pubblicamente. Gli abbiamo fatto sentire tutto il nostro disprezzo. Così continuiamo a fare, senza cedere ad intimidazioni o minacce.
Oggi pubblichiamo un nuovo capitolo di questa storia perché come abbiamo detto tempo fa: l'omertà si è rotta, i varchi si aprono e quindi si può chiudere la partita!
Partiamo da alcuni documenti che la Casa della Legalità è riuscita ad avere e fornire, a suo tempo, a chi di dovere...
Leggiamo su Trucioli Savonesi che i signori FOTIA (Pietro, Donato e Francesco detto Ciccio) si sono risentiti per un articolo de L'Espresso del 2009 e la pubblicazione dello stesso su Trucioli Savonesi. Per questo, con una diffida, minacciano di azioni legali (penali e civili) sia il sito savonese, sia Marco Preve. Motivo del loro risentimento sarebbe che nell'ultima relazione della Procura Nazionale Antimafia il loro nome non compare.
A questo punto, visto che il sig. Pietro FOTIA, portavoce della famiglia, con accanto i suoi fratelli, davanti a tre pattuglie delle Forze dell'Ordine (una delle quali poi ci ha scortato sino all'autostrata), ci disse, rivolgendosi ad Abbondanza, che apprezza molto il lavoro che facciamo come Casa della Legalità, diciamo qualcosina anche noi, in 6 sintetici punti...
Il vento è cambiato... dopo anni di denunce e iniziative e dopo l'avvio della nuova stagione alla Procura di Savona, con il procuratore Granero ed il pool antimafia da questi costituito.
Le grandi speculazioni edilizie così come le pesanti infiltrazioni mafiose ed i reati ambientali, sono sotto scacco anche nel savonese. Questo era palpabile anche a Loano, sabato 12 marzo, quando siamo tornati davanti alla cosiddetta “Villa FAMELI” per una conferenza stampa pubblica per fare il punto sulla situazione ligure, alla luce del recente scioglimento del Comune di Bordighera e della Relazione annuale della Procura Nazionale Antimafia.
Purtroppo pioveva, ma non è certo questo che poteva fermarci... La prima cosa che si nota è che il FAMELI non fa più il “galletto” spavaldo come lo scorso anno... L'immobiliare è chiusa! Lui non si fa vedere e nemmeno i suoi! Gli unici che passano sono quelli che operano al CASINO' ROYALE che però resta praticamente deserto, praticamente nessuno entra o esce... Ad un certo punto mandano su, dalla sala giochi e scommesse, i bambini, uno dei quali ci dice “se non andate via subito, viene il signori Fameli che vi rulla”. Ma come si fa ad usare i bambini???
Comunque è andato tutto bene, anche grazie alla presenza delle Forze dell'Ordine ed a sempre più loanesi che si fermavano e parlavano. Abbiamo distribuito e illustrato la nota stampa (che è riportata qui integralmente) alla comunità loanese...
Che nel savonese, la Piana di Albenga - a partire dalla Loano di Fameli e dal Borghetto S.Spirito e Toirano dei Gullace e Fazzari - fosse stata scambiata dalle cosche Gullace-Raso-Albanese e Piromalli, con la Piana di Gioia Tauro non è una novità, anzi...
E' una lunga storia, che risale nei decenni quella del duetto tra savonese e Piromalli... Ma è la storia (presente) che ci consegna altri dettagli e permete, forse, di inquadrare meglio il contesto.
E ' una storia che parte da Gioia Tauro, arriva ad Alassio e da qui va sino Ventimiglia, in costante contatto con la madre terra...
La prima, Alassio è quella dell'onnipotente arch. Marco Melgrati (uno dei politici più indagati d'Italia, con una condanna in primo grado, approdato nel Consiglio Regionale ed al contempo dichiarato decaduto da Sindaco direttamente da un Decreto del Presidente della Repubblica. E' una cittadina su cui da tempo abbiamo posto le nostre attenzioni, così come anche i giornalisti Marco Preve e Ferruccio Sansa con il libro "Il Partito del Cemento"... ed al centro delle inchieste della Procura di Savona con il Procuratore Granero, ed ha visto arrivare nelle settimane scorse anche le ispezioni della Direzione Investigativa Antimafia. Tra i punti più contestati, oltre all'immane colata di cemento, sono: lo Stadio Comunale (quello, per intenderci, della betoniera con cui aprivamo il nostro video sulla cittadina) e le concessioni per gli stabilimenti balneari che hanno rappresentato uno strano intreccio tra Comune e Massoneria... con un nuovo filone d'inchiesta sul "voto di scambio"... un indagine che vede moltepli indagati nell'ambito dell'amministrazione, tra cui Demetrio Valdiserra, vicesegretario generale del Comune di Alassio.
La seconda, Ventimiglia, è uno dei punti cardine storici del radicamento della 'ndrangheta in Liguria (come ribadito anche nell'ultima Relazione della Procura Nazionale Antimafia), di cui abbiamo ampiamente parlato, con addirittura un "affiliato" alla 'ndrangheta (Vincenzo Moio, secondo l'Ordinanza "Il Crimine") che siede nel Consiglio Comunale di confine che -stando al rapporto dei Carabinieri a seguito della nostra istanza alla Prefettura - non è semplicemente infiltrato, bensì condizionato dalla 'ndrangheta.
Ma andiamo con ordine in questa fotografia di fatti e protagonisti.
La Casa della Legalità è riuscita a prendere visione della Relazione della Commissione di Accesso al Comune di Gioia Tauro che ha portato, in parallelo alle inchieste della DDA, allo scioglimento dell'Amministrazione comunale nel 2008...
Continueranno a negare anche adesso? Probabilmente sì... si continuerà ad agevolare, di fatto, le attività delle organizzazioni mafiose in Liguria, perché gli interessi in gioco di un economia e politica spregiudicate non hanno limiti.
Poniamo questa domanda perché oggi è stata diffusa la Relazione della Procura Nazionale Antimafia che conferma quanto denunciamo da anni sul ruolo di crocevia per la 'ndrangheta che è rappresentanto dalla Liguria, con tutte le sue province. Conferma anche la presenza e le attività delle altre organizzazioni mafiose italiane come Cosa Nostra e Camorra... e conferma che è una presenza storica e diffusa. Insomma: quando lo dicevamo noi ci davano dei pazzi!
Si ripropongono le risultanze delle ultime attività investigative di cui abbiamo parlato ampiamente, così come dei provvedimenti di sequestro e confisca dei beni... E si afferma anche che, nel periodo in esame (ovvero tra il luglio 2009 ed il giugno 2010) la DDA di Genova ha subito variazioni che non ne hanno favorito la funzionalità!
La Liguria è una porta sul nord, lo sbocco al mare delle colonizzazioni settentrionali delle mafie ma anche un ponto per i traffici ed affari internazionali.
Da un lato si confermano, nelle attività svolte, i nomi già conosciuti delle cosche e dei principali esponenti delle cosche, ma vi è, in questa Relazione, ancora una volta, una mancanza: le risultanze sui rapporti con la politica e le pubbliche amministrazioni, sui fenomi di contiguità, quando non di connivenza e vero e proprio "voto di scambio", emersi da molteplici inchieste giudiziarie ed attività investigative.
Nei prossimi giorni ci torneremo e per ora pubblichiamo uno schema grafico che abbiamo realizzato sulla base di quanto emerge dai più recenti Atti ufficiali in merito ai rapporti che le organizzazioni mafiose che hanno colonizzato la Liguria hanno, con le altre regioni settentrionali e con i principali stati esteri (abbiamo omesso, naturalmente, i collegamenti con le "Terre d'origine" in quanto, almeno queste, dovrebbero essere chiare)... Sperando che la grafica aiuti più di tante pagine a dare l'idea che non c'è tempo da perdere per reagire!
In quello che il GULLACE "Nino" Carmelo (che ricordiamo conta a suo carico precedenti di Polizia e condanne per associazione a delinquere di stampo mafioso, omicidio, detenzione e porto abusivo di armi, traffico di sostanze stupefacenti, sequestro di persona a scopo di estorsione, riciclaggio ed altro) considera il proprio territorio, in tandem con il FAMELI Antonio (mentre il Serafino segue gli investimenti esteri oltre oceano, ed altri buoni prestanome la Villa sull'Aurelia ed il Casinò Royale) ci sono sempre elementi passati e recenti che emergono. A volte basta un funerale per capire tante cose... ed il funerale di Francesco FAZZARI, come nel puro stile 'ndranghetista, ci dice ancora molte cose...
Nella "calda" riviera Ligure che va da Arenzano sino al confine, con i fuochi si è anche diffusa una leggenda (extra)metropolitana. Si racconta che ci sia solo un argine ai roghi che colpiscono stabilimenti balneari e porticcioli. Non sono ne i Vigili del Fuoco e nemmeno assicurazioni o "ronde" legaiole... nemmeno un pattugliamento diffuso delle Forze dell'Ordine che anche volendo non potrebbero farlo visti i continui tagli... e men che meno le denunce tempestive e mirate di chi subisce richieste estorsive... anche perché, come si sa, è praticamente una costante che ad ogni rogo o danneggiamento seguano immediate le dichiarazione delle vittime per cui non avrebbero mai ricevuto minacce o richieste, con conseguente identikit del colpevole: il vecchio frigo! Quel che si racconta, lungo la riviera che dal ponente genovese arriva sino all'imperiese, è che quando si chiamano a compiere i servigi di "vigilanza" negli stabilimenti e porticcioli "quelli" del (pluripregiudicato) Valter Negro tutto fila liscio senza alcun disturbo. Nelle terre dei Fameli, Fotia, Gullace & C, ovvero dei potenti "casati" dei Piromalli e dei Morabito-Palamara-Bruzzaniti, dove c'è il Negro (dopo l'era di locali notturni e discoteche... con i suoi innumerevoli precedenti di polizia e condanne per droga, lesioni, furti... sino all'omicidio, che fanno "curriculum") si raggiunge una pax perfetta. Chissà come finirà questa leggenda (extra)metropolitana?
Comprare le paginate di pubblicità su Il Secolo XIX non è servito a distogliere l'attenzione che abbiamo puntato sulla famigliola che da Africo salì a Savona, costruendo un impero economico.
Non c'è stato nulla da fare per i Fotia... dopo esposti alla Procura di Savona, segnalazioni ai reparti investigativi e le pubblicazioni sul nostro sito, l'attenzione ha fatto centro! Ora, se Pietro Fotia ci aveva detto che loro ci apprezzano molto perché chi lavora bene loro lo apprezzano, ci apprezzeranno certamente di più... e noi, infatti, andiamo avanti senza alcun tentennamento. Ma veniamo alle news...
Nelle passate settimane sono scattati i sequestri nelle aree interessate dai lavori della Scavo-Ter per il cantiere dell'area ex Metalmetron di Via Stalingrado a Savona, ovvero quello della Unieco e della Alfa Costruzioni. Inchiesta e sequestri che sono partiti dall'area del gruppo Bagnasco a Paleta di Carcare si cui avevamo realizzato anche un appostamento per fotografare il via vai di camion dei Fotia che salivano a scaricare e che sono arrivati all'area ex Metalmetron a Savona di cui avevamo anche parlato nel libro "Tra la Via Emilia e il Clan". Sequestri disposti dalla Procura di Savona e che hanno come oggetto il trasporto e lo smaltimento illecito di rifiuti pericolosi.
Adesso è stata la volta dell'arresto di Mario Versaci nella casa di Donato Fotia a Savona. Il Versaci è esponente della cosca Pelle di San Luca oggetto di un ordinanza di arresto del Gip di Reggio Calabria per l'indagine "Reale 3" della DDA di Reggio Calabria, relativa al voto di scambio per le ultime elezioni regionali in Calabria [clicca qui per leggere l'Ordinanza integrale].
La DDA di Reggio Calabria aveva inviato direttamente a Savona i ROS (a differenza di quanto avviene in Lombardia, dove può contare su un efficace DDA coordinata dalla pm Boccassini) per monitorare la casa dei Fotia (infatti nello stesso complesso residenziale di via Privata Olivetta abitano tutti e tre i fratelli Donato, Francesco e Pietro) e per evitare la fuga del Versaci (che stava preparandosi ad un viaggio negli Stati Uniti) hanno fatto irruzione e non hanno dato tempo per alcuna fuga...
La Massoneria non è più, da tempo, quella di Mazzini e Garibaldi. Ed in Italia la Massoneria è stata strumento ed è strumento di affermazione di un Potere diverso da quello dello Stato. Vuoi di volontà straniere (a partire dall'UK), vuoi del grande Potere finanziario internazionale, vuoi dei Poteri criminali nel vero senso del termine, mafiosi ed eversivi.
La pagina mai chiusa della Loggia Massonica P2 di Licio Gelli, strumento di intreccio di Potere criminale che vedeva l'allora Cosa Nostra - dominante tra le mafie italiane - sedere al tavolo dei convenuti, si è evoluta ed ha fatto ricchezza dei punti deboli che permisero di scoprirla e colpirla. In parallelo, e sempre di più, è stata la 'Ndrangheta ad usare, attraverso "i santisti", la massoneria per costruire e rafforzare rapporti e collaborazioni (un "dettaglio" sfuggito a Saviano nel suo monologo sulla 'ndrangheta).
Le inchieste in cui è emerso ed emerge il peso della Massoneria nella "colonizzazione" da parte delle mafie delle regioni del centro-nord Italia sono molteplici. E' nell'ambito dei rapporti massonici che gli uomini di mafia, i fratelli di sangue, consolidano le alleanze con i professionisti, i colletti bianchi e, spesso, anche con uomini dei settori di controllo, come agenti delle forze dell'ordine e magistrati, per garantirsi sodali e coperture per il grande riciclaggio, il controllo di appalti e concessioni pubbliche...
[AGGIORNAMENTO, AL 23.11.2010, IN CODA] L'Avvocato Andrea Milani ci scrive (la lettera è riportata integralmente in coda) per dirci che "I richiami suddetti accomunano falsamente la Biella Scavi ai loschi figuri di cui in indagine da Voi riportata, ledendo l'onore ed il decoro dell'azienda e delle sue risorse; mi preme inoltre segnalare come le trscrizioni pubblicate (donde non è lecito ipotizzare un coinvolgimento della società da me assistita, essendo citata da quei loschi figuri di cui sopra senza comunicazione alcuna con la Biella Scavi o sue risorse), siano provento del reato di rivelazione del segreto d'ufficio, essendo atti d'indagine allo stato secretati; col che il loro utilizzo e la loro pubblicazione, oltre a diffamare la mia assistita, costituiscono anche altro reato".
Ma l'avvocato Andrea Milani dovrebbe sapere che le Ordinanze di Custodia Cautelare non sono atti secretati ed accusare qualcuno di violare il segreto istruttorio, quando questa violazione non vi è, costituisce reato di calunnia...
Qualcuno continua a far l'antimafia mangiando pastasciutta convinto così di aver fatto la sua parte. Qualcun altro cerca la mafia, ma quella del secolo scorso, non vede quella devastante dell'oggi. Ed intanto qualche quotidiano, come La Stampa, nel ponente ligure titola le proprie locandine con il messaggio "La cappa delle inchieste soffoca la provincia di Imperia", e quindi non - si badi bene - "Mafia e corruzione soffocano l'imperiese ed il resto della Liguria". Alcuni partiti lanciano appelli per la pulizia, invitano a farla, sollecitano... ma non la fanno. Ma nonostante questo panorama l'azione di contrasto alle mafie continua.
Nei giorni scorsi la DIA è entrata nei cantieri dell'Aurelia Bis del ponente ligure, mentre la DDA di Torino è tornata nel Porto di Imperia ed ha incontrato la "nuova" Procura di Imperia che a differenza dell'ex Procuratore, Bernardo Di Mattei, i reati li vede e, quindi, li persegue, anche quando riguardano pezzi grossi come Claudio Scajola, il Bellavista Caltagirone e compagnia varia.
A Sanremo si va veloci verso il processo per il clan dei Pellegrino che però, intanto, vedono la loro società continuare ad operare come se nulla fosse, e mentre a Ventimiglia il Moio scorrazza, al porticciolo "attraccano" rifiuti speciali pericolosi, il Comune è in attesa della Commissione di Accesso richiesta dall'Arma dei Carabinieri, a seguito della nostra istanza al Prefetto.
Intanto oggi (tanto qualcuno continuerà comunque a pensava che i mafiosi girino con la coppola) si è reso evidente che Cosa Nostra ha saputo inserirsi bene nel tessuto genovese. Il Centro Operativo della DIA di Genova ha eseguito un decreto di sequestro e contestuale confisca di beni per un valore di oltre un milione di euro. Il provvedimento è scattato a carico di SECHI Roberto, 44enne genovese, già condannato in via definitiva per 416 bis ed appartenente alla decina di Cosa Nostra, emanazione dell'organizzazione capeggiata da Giuseppe "Piddu" Madonia. Tra i beni oggetto del provvedimento richiesto e ottenuto dalla DIA di Genova vi sono due creperie molto frequentate (una in Piazza Alimonda, alla Foce, ed un'altra di fronte allo stadio di Marassi, in corso De Stefanis), denominate "Chicco 1" e "Chicco 2", oltre alla "Locanda Lucia" (di Salita S.Paolo dalla Stazione Principe), un immobile a San Fruttuoso ed automezzi e moto. Per il dettaglio si invita a leggere il Comunicato Stampa ufficiale della DIA di Genova (in formato .pdf) che pubblichiamo integralmente clicca qui.
[AGGIORNAMENTO IN CODA]
Ebbene si, gli Enti locali si piegano con costanza in questa Liguria. Siamo ad Albenga nel savonese ed i protagonisti sono i GULLACE-FAZZARI, la scenografia questa volta non è una cava o un cantiere, un sequestro di persona, un estorsione o un interramento di rifiuti tossici... questa volta è una pista di Go-Kart.
Il boss Carmelo GULLACE con la consorte Giulia FAZZARI si lamentarono con un esponente del WWF savonese perché l'associazione ambientalista si opponeva a tutto quello che riguardava lui. Nella lista delle opere ostacolate ingiustamente (sic) secondo il boss vi erano, ad esempio, la Discarica di Campochiesa ,che con la SAMOTER volevano realizzare (ma la si è bloccata!) e una Pista di Go-Kart.
Nessuno aveva pensato che gli esponenti della famigliola della 'ndrangheta avessero interessi per una pista di Go-Kart, ma se lo dice lui perché non credergli? Perché mai dovrebbe mai "millantare" come suoi progetti di altro? Ed allora ci si guarda in giro e si trova che proprio nella Piana di Albenga, territorio considerato dalla cosca del GULLACE terra propria, vi è un progetto proprio per una pista di Go-Kart.
Il progetto è denominato "Centro Provinciale Polisportivo - Circuito delle Palme" ed è proposto da ARNALDI Roberto del Centro Provinciale Revisioni snc... che chissà cosa dirà in merito al fatto che il boss Carmelo GULLACE girovaga per dire che la pista di Go-Kart è sua. [e, come si vedrà nell'aggiornamento in coda, il titolare del progetto, ARNALDI non l'ha presa bena la notizia che Gullace e signora abbiano spacciato per loro quel progetto... e ci ha rapidamente comunicato non sono di non aver rapporti con il Gullace & C, ma che nemmeno li vuole avere] Ed entrando nel dettaglio della questione...
Adesso, reso pubblico da parte nostra l'ultimo grande tassello (quello sui FOTIA) che mancava per dare a tutti la possibilità di comprendere la situazione, ed emerso che la Prefettura di Imperia ha già avviato l'iter per il nostro articolato esposto, possiamo rispondere ai Sindaci che del fare gli gnorri hanno fatto un'arte... e rispondere anche a quanti si stanno, con loro, esibendo nel proporre scenari improponibili di "cospirazione" o di "generalizzazioni", nell'estremo tentativo di sostenere che "tutto va bene"...
Partiamo dal sindaco di CASTELLARO... ovvero dal signor CATITTI Alessandro, che afferma (rispondendo alla Casa della Legalità, ma guardandosi bene dall'inviarci la sua cosiddetta "risposta") di essere risentito che la notizia ed il contenuto della nostra richiesta di Commissione di Accesso presso il suo Comune, non sia stata resa nota a lui! Straordinario: se uno chiede una Commissione di Accesso perché vi sono elementi da approfondire sull'infiltrazione mafiosa in un Comune, prima di chiederlo formalmente al Prefetto, deve - secondo il Catitti, inviare con anticipo il dettaglio al Sindaco del Comune interessato...
I fatti relativi alla guida della Procura di Savona da parte di Vincenzo Scolastico ci avevano imposto di esprimere tutta la nostra preoccupazione per il possibile (e poi avvenuto) incarico allo stesso di coordinatore della DDA di Genova (leggi qui). E da quanto è divenuto coordinatore della DDA del capoluogo ligure abbiamo assistito ad alcuni fatti significativi che riteniamo degni di valutazione negli ambiti propri dell'autogoverno della magistratura (anche in considerazione che dovrebbero già essere aperti alcune pratiche disciplinari nell'ambito del CSM). Adesso un nuovo elemento, che ci sentiamo di definire inquietante, ci impone di intervenire nuovamente. Vediamo con ordine...