Dopo aver ricostruito con ampi e documentati dettagli (e facce) il sodalizio dei PELLEGRINO – BARILARO con proprio epicentro in Bordighera (leggi qui), andiamo avanti con un altro tassello. Un tassello che unisce la 'ndrangheta di Seminara e Belvedere Spinello-San Mauro Marchesato (su cui avevamo parlato di recente in riferimento alle 'ndrine GRECO-DONATO e IONA-MARRAZZO-OLIVERIO, tra Piemonte e Liguria – vedi qui), con con quella del Ponente Ligure e della Lombardia.
Partiamo dalla storia del luntrunazzo che si è fatto latitante per 5 anni, protetto, curato e riverito dai PELLEGRINO e BARILARO (e non solo), il COSTAGRANDE Carmelo...
«...gli stacco la testa a tuo nipote... piuttosto mi faccio l'ergastolo...l'ammazzo e ti sto dicendo che ci stanno registrano e non me ne fotte un cazzo...». Iniziamo con queste affermazioni di PELLEGRINO Giovanni (in foto a lato con la consorte BARILARO Nadia), uno degli esponenti del sodalizio con base a Bordighera, che telefonava – consapevole di essere intercettato! - al padre di un agente (oggetto della minaccia) che mentre stava eseguendo l'arresto del PELLEGRINO Roberto era stato schiaffeggiato proprio dal PELLEGRINO Roberto. Ecco, questo è uno dei tanti biglietti da visita dei PELLEGRINO-BARILARO (e DE MARTE) che hanno visto annullate in Appello, a Genova, le condanne per 416 BIS inflittegli dal Tribunale di Imperia nell'ambito dell'inchiesta “LA SVOLTA”. Dopo la prima puntata dedicata all'altro “graziato” dai giudici d'Appello – il PALAMARA Antonio – (leggi qui), proseguiamo nel tratteggiare il profilo di questa accozzaglia sulla base dei fatti documentati negli Atti ufficiali...
Lo scorrere del tempo, nell'estremo ponente ligure, pare andare all'incontrario, così che la stagione di contrasto e prevenzione all'inquinamento mafioso di appalti pubblici e dell'economia “legale”, sia tornata in quella sorta di “armadio delle polveri”. Quello stesso “armadio” che per decenni ha garantito, in quel territorio, ad 'ndrangheta e spregiudicati faccendieri (conniventi, quando non complici) di agire con immunità praticamente certa ed avvallo costante della pubblica amministrazione. Questo è ciò che appare guardando a quanto avviene da qualche tempo e che ora, in parte, vedremo e documenteremo...
[CON AGGIORNAMENTI E TESTO DEL DECRETO DI FERMO]
L'Arma dei Carabinieri ed il procuratore di Sanremo Roberto Cavallone hanno indagato e sono arrivati alla svolta nell'inchiesta sugli attentati incendiari ai danni di imprese e di un bar dell'estremo ponente ligure, avvenuti tra la fine del 2011 e l'inizio del 2012. Agli arresti sono finiti tre fratelli PELLEGRINO, Michele, Giovanni e Roberto che stava tentando di fuggire in Francia, oltre a Simone CALVINI, Daniele VALSECCHI, Giuliano MANZO e Lara GAMBACORTA (moglie del CALVINI, in stato di fermo per spaccio di stupefacenti).
Gli attentati avevano colpito il 14 dicembre 2011, a Bordighera, un escavatore della FRATELLI NEGRO, ma l'obiettivo era la ditta TESORINI, che operava in quel cantiere con un mezzo uguale a quello dell'altra impresa. Attentato “sbagliato” si ripete. Così il 3 gennaio 2012 a Sanremo, località Solaro, vengono incendiati due escavatori della ditta TESORINI. Poi, il 23 gennaio 2012, di nuovo a Bordighera, in località Borghetto, altri due escavatori sono dati alle fiamme...
Il procuratore di Sanremo, Roberto Cavallone, ha tutte le ragioni ad affermare che di strada ve ne è ancora molta da fare in Liguria per poter efficacemente contrastare le organizzazioni mafiose. Ha ragione perché non è possibile che i giudici non siano in grado di capire quando si è davanti ad intimidazioni mafiose e non quindi in presenza di visite di "cortesia"
L'intimidazione mafiosa non sempre è cruenta, a volte è sottile, molto sottile e quasi impercettibile. Diventa chiara se si guarda a "chi" la promuove, ovvero soggetti forti della capacità di concretizzare la minaccia, anche perché gruppo armato e parte integrante ed inscindibile dall'organizzazione mafiosa.
I Giudici del Tribunale di Sanremo hanno guardato alle "visite" dei PELLEGRINO-BARILARO portate ai due assessori di Bordighera, per richiamarli "all'ordine", ovvero ad accontentare i loro desiderato, come a visite di due semplici individui che chiedevano conto "politicamente" del dissenso espresso davanti alla richiesta di apertura della Sala Giochi da parte della consorte del Maurizio PELLEGRINO, figlia del Benito PEPE'.
I Giudici non hanno tenuto conto di chi fossero i due "emissari", ovvero soggetti della 'ndrangheta, come risulta inequivocabilmente da risultanze certe. Ed i Giudici a Sanremo non hanno nemmeno, quindi, valutato che i testimoni, ovvero i due assessori minacciati, in aula non avevano confermato le accuse, per l'evidente e palpabile clima intimidatorio e la conseguente paura che i PELLEGRINO-BARILARO, in quanto cosca della 'ndrangheta, sono in grado di produrre anche quando parte del clan si trova in carcere. Una paura evidente già quando tentennavano nel parlarne informalmente e poi verbalizzando con Carabinieri e Procura.
I Giudici, come già altri giudici (ed altri pm) in Liguria, sono rimasti ciechi, come recentemente aveva ricordato - dopo anni che noi lo ripetiamo - anche il pm Anna Canepa della Direzione Nazionale Antimafia.
Detto questo chi ha scritto e prodotto la cosiddetta informazione sulla conclusione del processo ai PELLEGRINO-BARILARO ha scritto, in parte, l'ennesima "balla" clamorosa che altro non produce che, di fatto, un regalo straordinario ai PELLEGRINO-BARILARO, ovvero alla 'ndrangheta.
I capi di imputazione erano estorsione, minacce, minacce a corpo politico, favoreggiamento della prostituzione. Sono stati condannati per tutti i reati contestati tranne che per le "minacce a corpo politico". Non poteva che essere così, quando i giudici non tengono conto dell'intimidazione che ha condotto i testimoni (i due assessori) a negare le minacce ricevute e, soprattutto, quando non considerando che soggetti appartenenti a famiglie di 'ndrangheta non compiono "visite di cortesia" per chiedere conto di uno "sgarbo" (come è, per loro, l'esprimersi contro ai loro interessi), bensì compiono un'azione di richiamo volta ad intimidire il pubblico amministratore, forti dell'essere organizzazione mafiosa armata protetta da vincolo omertoso, per ottenere da questi i favori non richiesti, ma "pretesi" (la concessione per l'apertura della sala giochi).
Detto questo, si è letto e sentito, nei servizi delle testate giornalistiche regionali, che i PELLEGRINO-BARILARO erano stati assolti dall'accusa di associazione mafiosa, e che quindi, in altre parole non era mafiosi, come sosteneva l'accusa. Ma quando mai??? Quel capo di imputazione non vi era nemmeno (e manco poteva esserci perché una Procura come quella di Sanremo non poteva nemmeno contestarlo, essendo competenza della DDA di Genova tale contestazione). Ed allora perché si è raccontata una "bufala" tanto abnorme quanto "utile" al ridare un immagine "ri-pulita" agli uomini del clan PELLEGRINO-BARILARO? Non è dato saperlo, ma drammaticamente così è stato...
Se l'aggressione dei beni dei mafiosi è la strada maestra per annientare le cosche, l'aggressione dei beni degli imprenditori mafiosi è ancora di più: è un colpo assestato alla capacità delle cosche di condizionare l'economia, gli appalti e le Pubbliche Amministrazioni. Ed allora non possiamo che essere soddisfatti che i PELLEGRINO siano rimasti in mutande!
La DIA di Genova, con l'Arma dei Carabinieri, questa mattina, ha infatti eseguito perquisizioni e sequestri nelle proprietà dei fratelli PELLEGRINO, in quell'imperiese che i signorotti Michele, Giovanni, Maurizio e Roberto PELLEGRINO (con i cumpari BARILARO, VALENTE E DE MARTE) pensavano fosse terra loro.
Con l'Operazione odierna la DIA ha applicato la misura di sequestro preventivo dei beni dei PELLEGRINO - richiesto dal Centro Operativo di Genova della stessa DIA e disposto dal Tribunale di Imperia - che ammontano ad un valore di oltre 9 milioni di euro che, a seguito del contraddittorio tra le parti, davanti al Giudice della Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Imperia, andranno a confisca. Nell'ambito dello stesso procedimento, che ha colpito gli esponenti della cosca dei SANTAITI-GIOFFE', agli stessi, ovvero Michele, Giovanni, Maurizio e Roberto PELLEGRINO, sono state anche applicate le misure della sorveglianza speciale di P.S. (con obbligo di dimora) per i prossimi 5 anni...
I primi particolari emersi in merito all'Operazione antimafia di ieri nell'imperiese confermano che i reati contestati sono tipici reati di stampo mafioso: dalle estorsioni alle minacce arrivando anche sfruttamento della prostituzione.
Nella notte tra il 12 e 13 giugno, coordinati dalla Procura di Sanremo, sono entrati in azione un centinaio di agenti dell'Arma dei Carabinieri con l'ausilio anche di due elicotteri e di unità della Guardia di Finanza, in uno scenario che non era quello della Locride o di Palmi, bensì quello tra Sanremo, Ventimiglia e Bordighera.
Gli 'ndranghetisti qui sono "imprenditori", ben inseriti negli appalti pubblici, con licenze ed affari di primo piano. Sono i tre fratelli PELLEGRINO, ovvero Roberto, Maurizio e Giovanni; due fratelli VALENTE, Teodoro e Domenico; Francesco VALENTI; Rocco DE MARTE e Francesco BARILARO...