Sono state pubblicate le motivazioni della Sentenza con cui la Corte Costituzionale ha disposto l'accoglimento del ricorso del Presidente della Repubblica in merito alle intercettazioni della Procura di Palermo. Noi avevamo già espresso la ferma convinzione che le intercettazioni andassero distruttere perché violavano il disposto costituzionale in riferimento alla figura del Capo dello Stato. Ma in questo Paese si è voluto montare un caso politico e mediatico, da parte di alcuni - tra cui anche alcuni magistrati della Procura di Palermo, di cui uno certamente oggi candidato alle prossime elezioni politiche - su intercettazioni per cui, tra l'altro, la stessa Procura di Palermo aveva dichiarato non esserci alcuno spunto investigativo e nessun rilievo penalmente rilevante.
Il cercare di perseguire responsabilità politiche, come quelle che certamente ha anche Giorgio Napolitano (e che noi da anni abbiamo anche indicato con estrema chiarezza e fermezza), per via giudiziaria, alimentando una campagna fondata sul nulla (come ammesso dalla stessa Procura) e che lasciava spazio ad illazioni e invettive di ogni genere (facendo credere agli italiani che chissà cosa vi fosse di così "torbido" nelle conversazioni intercettate del Presidente della Repubblica), non è certamente la funzione a cui deve assolvere una Procura.
La Corte Costituzionale ha, crediamo, debitamente motivato la propria decisione, secondo il rigoroso rispetto del dettato Costituzionale e non, come qualcuno voleva far credere, piegandosi a "condizionamenti politici".
Pubblichiamo di seguito il testo integrale della Sentenza della Corte Costituzionale...
La storia delle INTERCETTAZIONI di NAPOLITANO, vediamo i fatti in uno schemino... così, forse, si capisce come stanno i fatti e dove sta la propaganda.
P.S.
Questo indipendentemente dal giudizio politico sull'operato di Giorgio Napolitano da prima a durante il suo mandato da Presidente della Repubblica.