Enrico Testino, socio
del Consorzio Sportivo Pianacci,
ha così
"tradotto" quale magia si sia materializzata sabato 13 settembre al
Cep
E' difficile descrivere e capire il "clima" di una
situazione, di un quartiere, di un gruppo di persone, di una squadra di lavoro.
Clima inteso come insieme generale, indescrivibile, indettagliabile che segna
una situazione come gradevole o sgradevole, propositiva o dannosa, bella o
brutta...
E' difficile, soprattutto nei progetti, nei lavori, nei
percorsi che hanno a che fare con le persone, capire come "far andare a buon
fine" un'idea, un'aspirazione, un obiettivo, un desiderio.
E' ancora più difficile, anzi impossibile, capire come
realizzare una "magia", uno di quei momenti indimenticabili che costituiscono
architetture centrali e meravigliose nel territorio dei ricordi di tutti quelli
che vi partecipano e suscitano emozioni ineguagliabili mentre li vivi.
Puoi lavorarci duro, sodo, se sei bravo anche bene. Puoi
pensare a tutti gli aspetti su cui puoi intervenire, e se ci metti passione,
competenza, tempo puoi anche essere ragionevolmente sicuro che la cosa vada a
buon fine. Poi devi fermarti lì. Non puoi pretendere di più, semplicemente non
è possibile far scattare in modo controllato e sicuro l'entusiasmo, il momento
condiviso, la festa, la comunione di intenti, la gioia, quel qualcosa in più...appunto
la "magia".
Sabato 13 settembre al Cep un intero quartiere, una intera
comunità (che si è spostata con le colline del Ponente e proviene da almeno 4
continenti), si è radunata ad assistere a qualcosa di bello, a un evento
significativo, a una cosa importante. Anche altre persone sono arrivate a
celebrare, a festeggiare, chiamati dalla casualità, da false aspettative, dai
segnali del momento e chissà da quant'altro. Una intera comunità si è radunata
a guardare qualcosa di bello...e la cosa
splendida, e forse inaspettata, era che quel qualcosa di bello era sé stessa.
A posteriori, e forse forzando un poco la legge di causa ed
effetto (poco utile peraltro a determinare una magia), possiamo dire che non era solo lo spettacolo
di Grillo che aveva chiamato lì la gente del Cep. Anzi, è vero il contrario,
era la gente del Cep che aveva chiamato lì Grillo. Non è stata l'emozione più
forte quella della gente che guardava Grillo e gli altri ospiti sul palco, ma
quella di Grillo e degli altri ospiti che guardavano la gente assiepata lungo
viali, strade, spiazzi, giardini come accorsa ad assistere ad un evento
naturale particolarmente bello e imperdibile.
Non sono state le battute o i discorsi sul palco il momento
centrale e unificante della serata ma è stato il discorso che la gente ha scritto
in lunghe file di macchine che intasavano le strade che salgono al Cep, in
lunghe file di persone che salivano scalette e si snodavano sulle vie, nello
spettacolo della comunità che si manifestava e, manifestandosi, come se questo
fosse un "apriti sesamo" corale, apriva porte di fiducia verso gli altri, verso
il futuro, verso sé stessa.
Si, sabato scorso al Cep è scattata indubitabilmente una "magia".
E i momenti belli, di magia, entrano con gran festa e senza nessuna difficoltà
nel bagaglio del passato diventando non dei punti di arrivo, ma dei nuovi
inizi.
E a quel punto poco importa se è stato quel determinato
progetto ad avere più merito nell'aver reso il quartiere più a misura di
persona, se è stata quella persona ad avere maggiori meriti, se sono state le
scuole, le associazioni, le famiglie, i comitati, le istituzioni, e chissà chi
altro ad avere avuto il ruolo centrale (ammesso che nel determinare la magia
del 13 settembre qualcuno possa poter avere avuto un ruolo o una posizione
centrale).
Chissà quanti momenti sono stati necessari ad arrivare alla
temperatura giusta della magia, quanti anni di risvegli al Cep pensando alle
cose da fare, quante personali difficoltà affrontate, quanti atti di fiducia,
quante sconfitte e quante imprecazioni, quanti ringraziamenti e quanti sorrisi
semplicemente vissuti nel "proprio" quartiere...chissà?
Una cosa è certa: se saremo giudicati per il prodotto
interno lordo di sorrisi e felicità prodotta...tutti quelli che hanno avuto
qualche ruolo nella realizzazione di quei momenti ...si sono guadagnati un pezzo
di paradiso.
E un'altra cosa è certa... dopo aver vissuto questo non resta
che una sola possibile soluzione: ringraziarsi tutti insieme.
GRAZIE!
Siamo noi che dobbiamo ringraziare tutti i cittadini liberi di questa straordinaria comunità che è riuscita a costruire una socialità ed aggregazione capace di infrangere ogni barriera, dando al quartiere, con la sola forza del volontariato e del sogno, una delle realtà più virtuose che esistano in questo Paese, rifiutando concretamente non solo le spinte all'isolamento portate dall'assenza delle Istituzioni, ma anche la drammatica (e facile) logica dello scontro. Grazie a voi tutti!
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