06.06.2007 – Politica&Affari (1° parte)
Tra mattone & istituzione la sinistra ha fatto BINGO!!!
Ci avevano detto che noi diciamo e non diciamo, che noi lavoriamo per il re di Prussia, e che siamo finanziati dalle destre. Peccato che la realtà sia un po’ diversa. Partendo dal fatto che non abbiamo ancora i soldi per poter pagare la bolletta del telefono e Adsl scaduta (anzi rinnoviamo l’appello a sottoscrizioni e donazioni) e che non lavoriamo per nessuno, perché la legalità non è di qualcuno ma patrimonio di tutti...
Ma dobbiamo ammetterlo, nel nostro circolo – ebbene sì – è venuto più volte un uomo di destra. Anzi gli abbiamo anche organizzato le presentazioni di libri. Come hanno fatto a scoprire che stimiamo e apprezziamo la correttezza e la professionalità, l’onesta morale e intellettuale, di un uomo di destra, nientepopodimenoche “erede” di Indro Montanelli? Come hanno fatto ha sapere di questa nostra vicinanza a Marco Travaglio? Avranno mica visto le gallerie fotografiche, o i video ed audio delle nostre iniziative? O forse avranno assoldato un nuovo agente “betulla”, in questo caso “la betulla rossa”? Chissà. Non sapevamo nemmeno che gli unici due “politici” che hanno inviato alla Casa della Legalità un contributo (100 euro ciascuno) erano due “agenti della destra” infiltrati nella sinistra da anni, come un consigliere comunale di Genova non rieletto ed un parlamentare membro della Commissione Antimafia da anni (che non hanno chiesto di ricevere ringraziamento pubblico, ma hanno fatto una donazione come tutti gli altri che volevano e vogliono sostenere il nostro lavoro, con un bonifico bancario trasparente!). O forse si riferivano ad un Circolo dell’Italia dei Valori di Genova che ha inviato un contributo, sempre con bonifico bancario? Ma guarda te! Che sorprese.
Ma noi, si sa, abbiamo questo brutto vizio: non “dire e non dire”, ma “dire sempre tutto”, quello che può piacere e quello che è sgradito, quando si vuole verità e trasparenza, come correttezza e rigore, lo si deve avere sino in fondo e senza guardare in faccia nessuno. Eccoci allora a dedicare un po’ di spazio ai fatti della “casta”, a quell’intreccio politica & affari che sta piegando e deprimendo le Istituzioni ed il Paese. Se da un lato abbiamo il Partito-Azienda di Berlusconi (grazie all’aiuto indispensabile a tutelarlo da parte dei Governi dell’Ulivo prima e dell’Unione ora) dall’altra abbiamo la Aziende del Partito. Sugli affari della nomenklatura cosiddetta di sinistra apriamo il sipario, così che forse possa divenire più semplice anche capire perché qualcuno ha tentato di porre “sotto controllo” la Guardia di Finanza, arrivando a rimuovere un Generale, come Roberto Speciale, apprezzato e valido, per sostituirlo, tra l'altro, con un “carrista” di tutto rispetto ma che di finanza non ha mai avuto alcuna esperienza.
In attesa di pubblicare l’aggiornamento su Marta Vincenzi ed il suo sempre più “super” conflitto di interessi, entro la giornata di domani, e di pubblicare un’altra inchiesta realizzata sul mattone & gli affari che si sà, piacciono tanto, come l’asfalto e gli inceneritori, ai “diossini”, pubblichiamo una prima parte di questa inchiesta che ci riporta al fidato alleato di Consorte Giovanni dell’Unipol nella sua scalata a BNL, strettamente collegata alle scalate dei Furbetti del Quartierino. Ricordate l’estate del 2005?
Che ai DS piacesse il mattone era evidente e quindi lo vediamo dopo. Ma ai DS è sempre piaciuto anche il Bingo! Ebbene sì! La stessa passione del fedele alleato, nell’ombra, di Giovanni Consorte uomo ds delle scalate. Parliamo di Vittorio Casale! Lo stesso indicato più volte dai “Furbetti” finiti a San Vittore. Lui, uno dei più potenti immobiliaristi del Paese, è nel Cda della Codere, società spagnola che controlla Bingo Re, la quale gestisce nove sale in Italia. (vedi gli articoli di: Corriere, Giornale, Repubblica o l'Espresso in coda)
Ma anche i DEMOCRATICI DI SINISTRA, attraverso la ALFA FINANZIARIA DI PARTECIPAZIONE srl, la PIELLEFFE srl , COMPAGNIA FINANZIARIA REGGIANA spa e la SERVIM spa in liquidazione, controllano la LUDOTECH srl che a sua volta è tra i proprietari della BINGO ONE srl di Bologna (anche di quella di Reggio Emilia che però hanno dovuto porre in liquidazione). Chi l’avrebbe mai detto che ad DS piacesse tanto il gioco d’azzardo da aprire società a responsabilità limitata e società per azioni, intestate proprio ai DS, ovvero al nazionale di Roma, o alle diverse articolazioni regionali, federali e territoriali della Quercia?
Parliamo di cifre abbastanza consistenti, ma queste ve le daremo nei prossimi giorni (i dati raccolti sono tanti!). Probabilmente nessuno, l’avrebbe detto o immaginato e invece l’hanno fatto, proprio come il massone-padrone del colosso OPERAE spa. Come poi sia stato fatto, è tutto da verificare, visto che i partiti non possono svolgere attività commerciali o d’impresa che producano utili, tanto che per le attività di “autofinanziamento” delle Feste dell’Unità devono richiedere apposite autorizzazioni. Naturalmente questo oltre al piccolo, piccolo, problema etico: i DS promuovono il gioco d’azzardo? Ma d’altronde anche la recente inchiesta di Ferruccio Sansa e Marco Menduni su Il Secolo XIX (riportata qui) ha evidenziato, attraverso una dettagliata e qualificata Relazione della Guardia di Finanza, quanto il “potere” ed i Pubblici Uffici non badino molto ai controlli nel settore dei giochi d’azzardo, tanto che imprese di mafia possono seminare le loro macchinette mangiasoldi in giro per l’Italia senza alcun problema ed i Monopoli – come il Ministero competente, quello dove bazzica Vincenzo Visco, ma guarda un po’ – non hanno minimamente provveduto ai controlli e tanto meno alle riscossioni.
Così quando denunciavamo che le città, come anche Genova, vedevano ovunque macchinette mangiasoldi¸ anche in buon parte dei “circoli culturali” dell’Arci, od anche circolare le nuove “valigette” con consolle portatili, gestite dalle famiglie mafiose, dei Macrì ad esempio, eravamo dei pazzi (ahh un esponente dell’Ente di Promozione sociale interessato, che avevamo informato di ciò, e che non la prese bene, tanto da insultarci e minacciarci, è, naturalmente, stato promosso ad Assessore alla “Città Educativa” della nuova Giunta Vincenzi).
Ora il problema è evidente a tutti, non solo alle famiglie travolte da questo dramma ed ai “pazzi” che lo sollevavano. Ora è anche chiaro il tutto ed il resto. I Ds amano il gioco d’azzardo, altrimenti non investirebbero i soldi delle sottoscrizioni e delle feste dell’unità, o i rimborsi elettorali, o magari quelli incassati con le “Primarie”, in società che gestiscono il Bingo! O forse per loro è solo un “lascia o raddoppia”. Ma questa è solo un’anticipazione, una bazzecola rispetto al resto, ad esempio quello che c'è dietro la BETA IMMOBILIARE srl in liquidazione, e che, a breve, pubblicheremo, con tutti i dettagli del caso (e che naturalmente ci porterà di nuovo ad incontrare “l’uomo ombra” del Consorte che, costantemente, “teneva informati” Piero Fassino e l’attivissimo Nicola Latorre, uomo di D’Alema)
27.01.2006 - L'Espresso
SCALATORI D'ITALIA / L'ASSALTO ALLA BNL
Consorte fa Bingo
Palazzi e compravendite di pacchetti azionari. Spuntano gli affari personali tra gli ex capi di Unipol e Vittorio Casale, immobiliarista e pioniere del gioco in Italia
di Vittorio Malagutti
Da una parte spunta Vittorio Casale, finanziere e immobiliarista, meglio conosciuto come l'uomo del Bingo. Dall'altra troviamo Gianni Consorte e Ivano Sacchetti, l'ex coppia di vertice dell'Unipol caduta dal piedistallo tra accuse e sospetti infamanti. In mezzo c'è una fitta trama di rapporti, prestiti, compravendite di titoli. Affari segreti. Affari personali, che fruttano decine di migliaia di euro a società riconducibili ai due manager delle Coop o a loro stretti congiunti.
È questa, in estrema sintesi, l'ultima sorpresa che spunta dalle carte ufficiali che riguardano i furbetti rossi. Esaminando i documenti è difficile non notare una coincidenza. In pratica, tra il 2004 e il 2005 sono state siglate alcune operazioni vantaggiose per Consorte e per la famiglia di Sacchetti. La controparte, in un modo o nell'altro, era sempre Casale. E quest'ultimo, o le sue società, nel frattempo hanno ricevuto prestiti ingenti dal gruppo Unipol e hanno anche rilevato immobili messi in vendita della compagnia di assicurazioni bolognese.
In effetti, da tempo i protagonisti di questi affari filavano d'amore e d'accordo. Prendiamo la scalata, fallita, alla Bnl. Accantonata la passione per il Bingo, che ha prodotto perdite e debiti in gran quantità, l'estate scorsa Casale ha investito tempo e denaro per reclutare nuovi alleati nell'assalto alla grande banca romana lanciato dall'Unipol. Decine di intercettazioni telefoniche, ora agli atti dell'inchiesta della Procura di Milano, confermano il suo ruolo nella vicenda.
La pista che porta agli affari personali di Consorte e di Sacchetti parte invece dalla Gesticom, una piccola società con base a Roma. Due mesi fa, mentre le indagini sulle scalate estive viaggiavano ormai a tutto vapore, la Gesticom prende in affitto un immobile a Bologna. La controparte del contratto, del valore di 30 mila euro, si chiama Teti finanziaria. E Teti finanziaria vuol dire Consorte. Come hanno ricostruito gli ispettori della Banca d'Italia, proprio a questa società bolognese finiscono i profitti realizzati nel 2005 dall'ex numero uno dell'Unipol grazie alle operazioni di trading in Borsa sul suo conto alla Popolare italiana di Gianpiero Fiorani. La Gesticom , invece, tramite una complicata catena societaria riconduce a Casale.
Non è solo questione di immobili in affitto, perché la stessa Gesticom risulta proprietaria del 15 per cento di un'altra scatola aziendale con l'insegna Investimenti di Lombardia. Chi ha venduto a Gesticom questa quota del 15 per cento? Dalle carte emerge il nome di Zeno Panarari. Ovvero il professionista di fiducia di Ivano Sacchetti. È Panarari, 61 anni, l'amministratore unico di buona parte delle attività personali dell'ex vicepresidente di Unipol. Per trovare un altro socio di rilievo della Investimenti di Lombardia non c'è bisogno di spostarsi da Reggio Emilia. Fino a pochi mesi fa un altro 28 per cento circa della società risultava controllato da Lauro Sacchetti, di professione ingegnere, nonché fratello minore del più celebre Ivano.
Insomma, un affare di famiglia, o quasi. Perché, a ben guardare, anche Casale è della partita. Vediamo come. E partiamo dagli ultimi giorni del 2004, quando intorno alla Investimenti di Lombardia si scatena una girandola di compravendite destinata a durare alcuni mesi. Questo gran via vai di pacchetti azionari frutta guadagni in una sola direzione. Conti alla mano, infatti, si scopre che Panarari, così come Lauro Sacchetti, riescono a vendere le loro quote della Investimenti di Lombardia a un prezzo doppio rispetto a quello d'acquisto. I profitti complessivi dei due fortunati investitori ammontano a 800 mila euro, con un rendimento del 100 per cento spalmato su soli cinque mesi. È un mordi e fuggi da primato.
Ricapitoliamo: Panarari compra da Operae, principale società della galassia Casale, e rivende a Gesticom. La stessa Operae vende anche a Lauro Sacchetti, che acquista una seconda quota azionaria (il 21,6 per cento) da un certo Luigi Di Giovanni, 77 anni, un altro nome legato al solito Casale. Il cerchio si chiude tra marzo e maggio del 2005, quando l'ingegnere reggiano si fa da parte cedendo la sua partecipazione nella Investimenti di Lombardia. Chi compra? Questa volta entrano in scena due società con base ad Avellino. Si chiamano Sgs e Sis, entrambe amministrate da un costruttore campano, Salvatore Salute. Che poi, secondo quanto risulta dai documenti ufficiali, sarebbe anche uno dei due amministratori della Investimenti di Lombardia. Chi è l'altro? Risposta scontata, l'immancabile Casale. Una volta chiuso il ribaltone tra i soci, resta soltanto lui, l'amico e sodale di Consorte, a far compagnia a Salute, l'imprenditore con base ad Avellino che diventa il principale azionista della Investimenti di Lombardia forte di una partecipazione complessiva superiore all'85 per cento del capitale. L'uomo del Bingo, invece, si accontenta di una piccola quota. Del resto, quella appare come un'attività marginale in una galassia societaria in perenne movimento.
Originario di Parma, 45 anni, massone dichiarato, Casale ormai da tempo fa base a Roma, dove vanta mille legami e conoscenze. Al telefono con Consorte, nei giorni caldi della scalata alla Bnl, dice di essere in trattativa con finanzieri e imprenditori pronti a investire nella banca romana a fianco dell'Unipol. Per esempio i vicentini Amenduni, quelli delle acciaierie. Oppure la banca svizzera Ubs e l'avvocato italo-americano Alvaro Pascotto. Solo quest'ultimo, alla fine, accetterà di giocare una fiche da 40 milioni di euro per comprare lo 0,5 per cento della Bnl. Poca cosa, tutto sommato. Ma per gli scalatori, alla caccia disperata di contante, anche quel piccolo impegno faceva un gran comodo. E anche il mediatore Casale, da parte sua, vedeva crescere le sue quotazioni in casa Unipol. Nel momento del bisogno il gruppo assicurativo delle Coop aveva saputo dimostrarsi molto generoso verso l'amico di Consorte e Sacchetti. Unipol banca in più occasioni ha finanziato le iniziative immobiliari di Casale e dei suoi partner d'affari. Non per niente, come rivelato da 'L'espresso' nei mesi scorsi (numero 39, 6 ottobre 2005), l'immobiliarista e finanziere ha ceduto in pegno a Unipol merchant alcune quote azionarie delle proprie società. Quei prestiti servivano a concludere importanti operazioni. Unipol banca, tra l'altro avrebbe parzialmente finanziato anche un altro importante affare concluso da Casale insieme al fondo americano Carlyle. E cioè l'acquisto di alcuni attività messe in vendita dalla Beni Stabili di Leonardo Del Vecchio. Ancora palazzi e terreni, quindi. Che poi, a sentire il diretto interessato, sarebbero la vera passione del finanziere emiliano trapiantato a Roma.
A dire il vero, negli anni scorsi, anche il Bingo ha dato molto da fare a Casale. Gli spagnoli del gruppo Codere, una potenza mondiale nel settore delle tombole elettroniche, lo avevano scelto come socio e manager per il loro sbarco in Italia. Purtroppo, a dispetto delle ottimistiche previsioni della vigilia, la nuova presunta terra promessa del gioco si è rivelata, alla prova dei fatti, una scommessa azzardata. Ne hanno fatto le spese operatori grandi e piccoli del settore. La Formula Giochi di Luciano Consoli, imprenditore vicino ai Ds, è arrivata al capolinea della liquidazione nonostante i generosi prestiti elargiti dalla Meliorbanca ai tempi in cui era guidata dal banchiere Pierdomenico Gallo, altro grande amico di Casale. Anche Codere ha dovuto ridimensionare i suoi piani di conquista. Oltre al Bingo, gli spagnoli avevano messo in cantiere l'ingresso in grande stile nel settore delle slot machine da bar. Sarà un caso, ma l'operazione venne finanziata da Unipol merchant con un prestito di 4,5 milioni di euro. I conti però sono andati in rosso. Nel 2004 Codere Italia ha perso 3,1 milioni. Peggio: il collegio sindacale, cioè l'organo interno di controllo sui conti, ha sollevato forti perplessità sul bilancio della holding romana degli spagnoli. In particolare viene denunciata un'informazione "non sufficiente in merito alle valutazioni e motivazioni circa l'acquisto per 7 milioni della partecipazione in Opergiochi". Nel dicembre 2004 furono società legate allo stesso gruppo iberico, a Casale e al suo socio Leonardo Ceoldo a vendere Opergiochi a Codere Italia. Anche a causa di questa operazione i sindaci affermano nella loro relazione che il bilancio "non si conforma al principio di prudenza previsto dai corretti principi contabili". Per gli spagnoli è un colpo pesante. Casale invece ha preferito uscire di scena: nel settembre 2005 ha lasciato il consiglio di Codere Italia.