05.12.2007 - a quale "pro"?
Quando i "paladini" della giustizia aiutato i nemici della giustizia.
di C.Abbondanza e S.Castiglion della Casa della Legalità e R.Anguillesi di DemocraziaLegalità.it
Il Consiglio Superiore della Magistratura è la sede di autogoverno della Magistratura. Un organo sganciato dagli altri Poteri dello Stato perché in Italia la Magistratura è autonoma e indipendente.
Ogni tentativo di ingerenza nei confronti del Potere giudiziario è una violazione della Costituzione e di quel principio sulla separazione dei poteri che segna la differenza tra i regimi liberali e democratici e regimi totalitari...
Per questo abbiamo denunciato e denunciamo con forza il Golpe Giudiziario attuato dal Ministro Mastella a danno del pm Luigi De Magistis per fermare - o quanto meno rendere innocua - l'inchiesta Why Not. Per questa ragione abbiamo denunciato gli attacchi del Potere a Clementina Forleo per i procedimenti sulle scalate Antonveneta-Unipol.
Per questo abbiamo sempre difeso le indagini del pm Woodcock. Per questa stessa ragione ci opponemmo ai tentativi di fermare, anche con il Segreto di Stato, l'azione penale promossa da Armando Spataro per gli illeciti commessi dagli agenti della Cia e del Sismi. Per questa ragioni ci opponevamo strenuamente agli attacchi vergognosi portati ai giudici del Pool di Palermo, come per quelli al Pool di Milano, per le inchieste su corruzione e mafia. Per questo ci siamo opposti ieri alla "truffa" del cosiddetto "Giusto Processo" come alle leggi vergogna, allo sbarramento - per legge - della strada a GianCarlo Caselli per la Procura Nazionale Antimafia. Per queste ragioni ci siamo ribellati alla Contro-Riforma dell'ordinamento giudiziario perseguita dal Ministro Castelli ed alla "debole" modifica promossa dall'odierno guardasigilli Mastella, come ci opponemmo (in pochi) con fermezza assoluta alla sciagurata Bicamerale del compromesso D'Alema-Berlusconi (che oggi sembra tornare).
Opporsi alle ingerenze del Potere (qualunque potere) sulla magistratura e sul CSM è un dovere imprescindibile per affermare il dettato Costituzionale. Non è un opinione o un optional.
Ma attenzione ciò significa rifiutare e scongiurare ogni sorta di pressione sul Consiglio Superiore della Magistratura, dal potere esecutivo del Governo, quanto dalla stampa, dal potere finanziario, quanto dal "potere" della piazza. Per difendere autonomia e indipendenza della Magistratura occorre non cadere in contraddizioni e non opporre a tentativi di condizionamento di alcuni, altri tentativi di contro-condizionamento.
Altrimenti non saremmo corretti e non saremmo onesti, anzi non faremmo altro che legittimare "pressioni esterne" su quella sede - autonoma e indipendente - costituzionalmente preposta, appunto, all'autogoverno della Magistratura. Per questo abbiamo rifiutato, sempre, di personalizzare questo nostro impegno. Per questo non abbiamo mai manifestato "pro" qualche magistrato, ma per difendere autonomia e indipendenza della Magistratura, affermando che ogni cittadino è uguale (e deve esserlo!) davanti alla Legge, e che quindi quei giudici che, fedeli alla Costituzione rispondendo solo alla Legge, dovevano - e devono - essere tutelati nel loro lavoro. Questo significa opporsi ad ogni sorta di impunità e immunità - formale e sostanziale - che alcuni rivendicano. Ciò non vuol dire non parlare delle inchieste che il Potere ha cercato e cerca di fermare, e non significa nemmeno non citare quei magistrati che hanno la schiena dritta e non chinano il capo verso i Potenti. Questo atteggiamento è l'unico che, crediamo, può garantire effettivo, concreto sostegno a quanti vogliono difendere le prerogative di un potere giudiziario autonomo e indipendente da ogni altro Potere.
Riflettiamo un attimo. Gli attacchi portati in questi anni a magistrati conosciuti e di indubbia qualità professionale, non erano soltanto volti al fermare quei magistrati, ma erano - e sono - finalizzati ad intimidire tutti gli altri. Il messaggio, palese, era rivolto a quei magistrati sconosciuti, soprattutto i giovani. Era (ed è) un messaggio inequivocabile: non osate indagare o condannare alcun Potente, non fatelo e la vostra carriera sarà tranquilla e serena, altrimenti gli esempi dei calvari che dovrete affrontare sono sotto i vostri occhi.
Quanti hanno avviato le mobilitazioni "pro" qualcuno non hanno fatto altro che aiutare proprio chi voleva colpire quei magistrati che si dichiarava di voler difendere.
La buona fede della grande maggioranza di quanti si sono mobilitati non è in discussione. Come non è in discussione la buona fede dell'impegno e la determinazione a portare avanti l'informazione su questi fatti inquietanti - ed eversivi - di attacchi alla Magistratura, che in questi ultimi mesi ha visto quali bersagli Luigi De Magistris e Clementina Forleo. Anzi se non ci fossero stati i giornalisti con la schiena dritta, o Beppe Grillo, questi magistrati oltre agli attacchi subiti, vivrebbero quella "solitudine" dirompente che deprime la coscienza e, soprattutto, i giovani magistrati avrebbero, probabilmente "firmato" già la resa.
La questione è un'altra: siamo proprio sicuri che tutti coloro che hanno lanciato le campagne "pro"-qualcuno fossero inconsapevoli? Purtroppo siamo sicuri dell'esatto contrario: qualcuno era ben consapevole e ha "giocato" un brutto scherzo a quella speranza di giustizia che sta attraversando il Paese e che ha visto una mobilitazione senza precedenti, grazie soprattutto alla rete di internet.
Qualcuno si è fatto "paladino" della giustizia, sapendo benissimo che promuovere azioni "ad personam" non faceva altro che rafforzare - ed offrire nuovi - argomenti a quanti, adducendo alla "serenità" delle sedi giudiziarie o alla "legittima suspicione", volevano colpire quei magistrati che hanno avuto il coraggio di non fermarsi davanti a nomi autorevoli, applicando, semplicemente, la legge.
Chi, come i semplici cittadini o i gruppi spontanei, o come anche i meetup, non potevano certamente conoscere certi meccanismi, certi rischi di "personalizzazione" della mobilitazione, non possono avere alcuna remora alla grande mobilitazione civile che hanno promosso. Ma quanti si presentano da anni come "movimento" per la legalità e la lotta alle mafie - con slogan altisonanti quanto efficaci mediaticamente - non potevano non sapere di questi rischi certi, e se non lo sapevano si sono dimostrati pericolosi millantatori inetti.
Certo chi vuole farsi "paladino" per interessi personali, di visibilità - quando non di aspirazioni politiche -, dalla sconfitta di quei magistrati può trarre ancora più forza e consenso, perché potrà dire e denunciare che il Potere ha piegato il CSM. Ma in questo modo non si rende servizio agli obiettivi di difendere davvero l'autonomia e l'indipendenza della Magistratura e non si aiutano, bensì si colpiscono, quei magistrati sotto attacco, come - in questi giorni - Clementina Forleo e Luigi De Magistris.
Tutti abbiamo sbagliato, anche noi, quindi. Perché se hanno avuto spazio in queste settimane le campagne "pro"-qualcuno e non una mobilitazione generale per l'autonomia e l'indipendenza della Magistratura - e quindi il diritto/dovere di rimanere al loro posto ed alle loro indagini per Clementina Forleo e Luigi De Magistris - significa che non siamo riusciti a spiegarci e far capire che, ancora una volta, certi pifferai magici, che amano la ribalta mediatica, sono un pericolo e non certo una risorsa.
La delibera "unanime" del CSM per il trasferimento di Clementina Forleo è un segnale che ci deve far riflettere. Che deve far capire che occorre un'altra mobilitazione, che non si può rivendicare autonomia e indipendenza del CSM per poi tentare di condizionarlo in direzione opposta a quelle ingerenze improprie contro cui ci mobilitiamo.
Se non comprendiamo questo e se non lo facciamo comprendere agli altri, se non cambiamo, nei prossimi giorni, dai "pro"-qualcuno ad una mobilitazione generale, non facciamo altro che segnare le sconfitte dei magistrati con la schiena dritta che il Potere tenta e tenterà di colpire.