Oltre a Rosario Crocetta per aver dimostrato che in terra di mafia si può amministrare per difendere la legalità e combattere in ogni ambito la cultura e pratica mafiosa, ed oltre ai magistrati ed alle forze dell'ordine che dedicano la loro vita nella lotta per debellare il cancro mafioso, vorremmo abbracciare Nino Miceli, un uomo straordinario, per ringraziarle anche lui. Quando lo re-incontreremo lo faremo e speriamo di non essere i soli, perchè ogni cittadino libero gli deve, quantomeno, tendere la mano per riconoscenza. Lui, per primo, ebbe il coraggio e la forza di essere e restare un “uomo libero”, a Gela. Denunciò la cosca degli Emmanuello, denunciò direttamente il boss Daniele Emmanuello. Per primo si ribellò al pizzo e, divenuto testimone di giustizia, passando tutte le “pene” che questo ruolo comporta, e permise di raccogliere tutte le prove necessarie a far condannare il boss e la sua cosca, rendendo visibile che è possibile difendere la propria dignità ed il proprio lavoro e dire “no” alla mafia, e che a volte cambiare nome e cambiare vita significa proprio restare vivi e non morire chinando il capo alla prepotenza e violenza mafiosa. Da allora in molti hanno denunciato il pizzo e da allora a Gela è nata l’Associazione Antiracket, che prima nessuno aveva il coraggio di costituire. Grazie Nino Miceli, ancora una volta grazie anche perché non hai voluto tenere “nascosta” la tua scelta ma hai avuto la determinazione di scriverla per comunicarla, con semplicità, agli altri e trasmettere la voglia di combattere per la giustizia e la libertà. [ clicca qui per la scheda sul libro di Nino Miceli ]