Noi non si perde mai la buona abitudine di tenere d’occhio la “terra prediletta” del nostro premier (forse). E ci sono sempre dei colpi di scena, che potrebbero essere risparmiati lo diciamo di cuore. Oscar Wilde disse: che se ne parli bene, che se ne parli male…l’importante è parlarne. Qualcuno lo ha preso veramente sul serio e mediamente, ogni due o tre mesi il ritorno della ribalta è dovuto...
Certo ci si sta avvicinando al 21 marzo, e bisogna tenere caldi i propri fans, ma scusateci questo ci pare un po’ troppo. Ma non ci dilunghiamo, non siamo mica in uno di quei programmi che tanto piacciono alle casalinghe italiane, quelli del marito di Costanzo, andiamo al sodo. Che l’inganno si fosse dissolto come neve al sole (lo avevamo detto -vedi 1 e 2-, non dateci delle cassandre, grazie), proprio come la Margherita che ha accompagnato quella astuta e pianificata sciarada, simboleggiata dallo slogan tanto amato dai giornalisti italiani: adesso ammazzateci tutti.
Ecco gli ultimi colpi di coda del forum personal-familiare (di cui ci siamo già occupati) sulla stampa sino a due giorni fa amica e “mitica” e che dopo l’articolo di ieri è divenuta l’esatto opposto. Ma ci stà,, nella stagione del cinismo ed opportunismo più sfrenato, dove verità e coerenza sono considerate palle al piede sulla propria strada. Ma proprio per questo l’importante è non confondere un greggio di pecore-lupo (e non c’entra il cognome) con un movimento antimafia. Ognuno è libero di usare il proprio server per tentare la carriera che più predilige, chi alla politica, chi allo spettacolo, ma almeno la decenza di non usare i sogni di chi è vittima della mafia e la speranza di intere generazioni.
25.02.2007 - CalabriaOra
"Ammazzateci tutti, e' finita"
di Pablo Petrasso
Martina Raschillà e Massimiliano Gullace sono due ragazzi di Locri della prima ora. Di quelli che, come si dice in questi casi - tanto per evitare dietrologie sempre in voga - ci hanno creduto fin dall’inizio.
Però adesso, visto come stanno andando le cose, non ci credono più. Perché - e quello della loro lettera è un incipit significativo - Ammazzateci tutti è diventata - o forse lo è sempre stata - «un’azienda familiare». E anche per questa ragione hanno deciso di abbandonarla.
Padre ingombrante I due - che hanno sempre sostenuto le scelte del forum (Martina, sempre dalle colonne di Calabria Ora, aveva polemizzato con Anna Maria Pancallo) ripercorrono la storia del movimento a partire dallo striscione che è diventato un cult. Ma le loro parole mostrano la giovane storia del gruppo sotto una luce nuova. E così emerge dall’ombra la figura di un padre ingombrante, quello di Aldo Pecora, che avrebbe condizionato scelte e guidato proteste e polemiche, come quella nata con il presidente del Consiglio regionale Peppe Bova e sfociata nella querela del giovane che ha creato lo slogan più azzeccato dell’Antimafia calabrese.
Non da subito, perchè «il movimento ha indubbiamente iniziato con il giusto spirito la lotta alle mafie.
L’intento iniziale del giovane Aldo era di unire le energie dei ragazzi in un movimento che non dovesse dipendere dall’approvazione burocratica di soggetti terzi come accadeva nel forum Forever (il forum collegato alla presidenza del Consiglio regionale della Calabria, accusato da Ammazzateci tutti di essere diventato organico ai Ds, ndr).
Il padre di Aldo si candida Con la ribalta mediatica arrivano i primi problemi: «Aldo - scrivono i due -, grazie allo slogan che buca il video, si ritrova tutti i riflettori puntati addosso ed il suo comportamento semplice e genuino cambia radicalmente in occasione delle elezioni provinciali del 2006: inaspettatamente, si candida il signor Giovanni Pecora, padre di Aldo, già reduce da una sonora sconfitta alle elezioni regionali. Era un primo segnale delle vere intenzioni di Aldo e di suo padre. Il risultato elettorale è nuovamente disastroso: nel proprio paese il signor Pecora ottiene una manciata di voti». La debacle non cambia le relazioni di forza: «Aldo e suo padre hanno completo ed esclusivo potere sul movimento stesso e sul forum in internet: Aldo è l’amministratore del forum mentre il padre concede gratuitamente al figlio lo spazio sui propri server».
Le linee guida: più partecipazione Dopo aver penato per mesi che si delineasse un coordinamento che potesse lavorare in gruppo all’interno del movimento, finalmente «si riesce a convocare nell’estate 2006 una riunione nella quale si chiariscono le linee guida, gli obiettivi del movimento ed i compiti delle 7 persone che lo compongono: Aldo si impegnava a coinvolgere tutti nelle fasi progettuali e decisionali, concordare ogni comunicato ed intervento da portavoce, dare pieni poteri ai moderatori del forum, il tutto per favorire una crescita delle persone aderenti al movimento».
Il “tradimento” dei Pecora Peccato che alle enunciazioni non siano seguiti i fatti: «Aldo non ha mai attuato quanto deciso nella riunione estiva: tutto restava in mano sua e del padre che iniziava a partecipare attivamente sia nel forum che come consigliere del figlio».
La querela “cercata” Un’escalation: «Il culmine è stato raggiunto nello scontro tra Pecora ed il presidente Bova che è iniziato con la pubblicazione di una vignetta denigratoria nei confronti del presidente del Consiglio regionale e di un comunicato scritto da Aldo e da suo padre senza aver consultato nessuno tra i moderatori, (che non avevano alcun potere per evitare l’accaduto), e gli altri componenti del movimento: ci siamo svegliati la mattina ed abbiamo appreso dalla home page del sito internet quanto era successo. Lo abbiamo difeso ingenuamente sperando che la situazione si risolvesse in modi sereni, ma la famiglia Pecora ha voluto a tutti i costi proseguire con le polemiche ottenendo che il presidente Bova querelasse Aldo. Esistono toni e modi diversi per dire le cose».
«Chi non la pensa come me è fuori» A chi cercava di fargli «capire Aldo cosa significhi “lavoro di gruppo”, Aldo rispondeva: “Ognuno faccia quello che vuole che poi tanto le cose si aggiustano”. Non è certo da persone responsabili e corrette partire da soli come kamikaze per poi nascondersi dietro gli altri e pretendere di condividere con loro le ricadute dei propri gesti insensati. Nonostante tutto abbiamo tentato di dialogare con Aldo sperando di salvare il movimento, ma le sue laconiche risposte: “Chi non la pensa come me è fuori”, i suoi arroganti modi di fare alla ricerca della polemica ad ogni costo contro tutto e tutti, le sue “personali” dichiarazioni rilasciate in ogni occasione come portavoce del movimento, ci hanno costretti a prendere la sofferta decisione di abbandonare Ammazzateci tutti».