Pochi mesi fa, dopo stragi su stragi lungo le strade del Paese, Governo e Parlamento hanno battuto un colpo e varato “provvedimenti risolutivi”. Peccato che di risolutivo non vi era proprio nulla in quei provvedimenti e chi ha i soldi (o il tesserino da Parlamentare, anche scaduto) può ovviare ai controlli e risolvere le violazioni con un bollettino postale. A quando un provvedimento contro la vendita (e pubblicità) di mezzi che superano i limiti consentiti? A quando un provvedimento per impedire ai locali di dare da bere a chi ha già il gomito alzato? A quando, insomma, adottare anche qui norme logiche o regole come esistono già in altri Paesi? Risposte: non pervenute...
Pochi giorni fa gli ennesimi omicidi nei luoghi di lavoro. Nuovi atti di una carneficina quotidiana conosciuta, parallela a quella nascosta le cui vittime sono lavoratori in nero di cui lo Stato ignora l’esistenza. Allora ecco i Sindacati ed il Governo, il Parlamento tutto, a urlare l’urgenza di provvedimenti severi. Quante volte l’abbiamo sentita? 1, 10, 100, 1000 e più volte, in occasione di ogni tragedia in un cantiere, in una fabbrica, in ferrovia o nei porti… E poi? Niente, tutto tornava come prima, gli imprenditori ha contare i profitti, i lavoratori costretti ad accettare - per non essere espulsi (ops per non essere “esuberi nel quadro delle risorse umane”) – turni infiniti, assenza delle elementari norme di tutela della propria sicurezza e vita. A Marghera quante famiglie sono state ripagate? Nelle Acciaierie di Riva quanti operai condannati alla morte o alla malattia hanno visto riconosciuto ai loro familiari i danni? Nelle Ferrovie, quanti? Nei Porti? L’unica cosa che ricordo è che alcuni coraggiosi ferrovieri liguri quando hanno denunciato a Report l’assenza della sicurezza nel loro lavoro sono stati licenziati – con la complicità della triade! L’altra cosa che ricordo è che nel Porto di Genova, poco prima dell’ennesima morte in un cantiere di un “sottoscrittore” rosso, alcuni portuali che avevano denunciato - in un film-documentario le condizioni di lavoro infernali e senza la minima sicurezza - sono stati attaccati dai delegati e dirigenti sindacali (non dai Padroni! notare!) perché solo loro in quanto Sindacato potevano parlare di certe cose. Ora è “giro di vite”? Certo, a quando il prossimo morto? A quando l’ennesima truffa che fa arrivare agli “amici degli amici” gli indennizzi per l’amianto ed a quanti ne hanno diritto resta una bella pernacchia?
Ora il Governo, il Parlamento, tutti, si urla contro gli autotrasportatori per il blocco. Anche qui dobbiamo aspettare l’ennesima morte? L’ennesima strage lungo le autostrade? Prima di accorgerci che questi lavoratori hanno diritto – per loro e per noi – a tutela? Lo si sa già ora che sono costretti dai padroni – come i tanto amati Gavio, da destra e sinistra – a turni che in altri Paese costerebbero la galera ai padroni. Lo sappiamo tutti che i dischi vengono taroccati per coprire le violazioni delle norme, o no? Lo sappiamo tutti che gli autotrasportatori sono costretti, ad esempio, ad i cambi motrice in alcuni snodi della rete viaria per eludere i controlli, o no? Lo sappiamo tutti che ad esempio a Genova, in Liguria, non esistono aree attrezzate dove possano riposarsi e riprendersi, dignitosamente, questi lavoratori, o no? Ahh non ci avevano pensato? Ma guarda, bisogna aspettare anche qui altri cadaveri prima di pensarci? E poi, ci accorgiamo di loro perché manca la benzina o i generi alimentari? Ed allora perché non ci decidiamo ad adottare un modello di sviluppo diverso, in cui anziché importare i biscotti dall’Olanda o i formaggi dalla Germania, per esempio, non compriamo quelli che produciamo noi? Ahhh è vero, c’è il Natale, e poi ora all’ordine del giorno ci sono i lavoratori delle fabbriche, i lavoratori dei cantieri edili, o quelli delle ferrovie, o i portuali, o anche gli autotrasportatori, devono aspettare il loro turno… quando ne moriranno un po’ anche di loro, magari in gruppo, allora si parlerà di loro e si dirà “mancavano le tutele” ed il governo ed il parlamento tuoneranno: “dobbiamo garantire le tutele, adesso basta”. Non sarebbe più corretto e giusto invece che precettare risolvere il problema e garantire le tutele oggi? Risposta: non pervenuta!
PS
Ma è vero, dimenticavo che siamo in Italia dove aumentiamo le spese per la Difesa, cioè le spese militari, perché dobbiamo combattere il (ops difenderci dal) terrorismo! Peccato che in Italia si muoia per mano delle mafie, con i colpi sparati o con il caporalato o l’inquinamento delle loro ditte ben inserite nella rete degli appalti pubblici. Peccato che si sia nuovamente, drasticamente, tagliato ogni capitolo di spesa per i reparti investigativi e repressivi che devono contrastare appunto le mafie! Ma forse erano troppo impegnati a varare il “pacchetto sicurezza” per “garantire la sicurezza” ed evitare “svolte fasciste”. Ecco perché nell’ordine delle priorità nazionali vi era l’urgenza di colpire i lavavetri che minacciano, a qualche incrocio, i nostri parabrezza con le bottigliette e le spugne , o la necessità di punire le vittime della tratta della prostituzione da rimpatriare sul sedile accanto a quello dei loro sfruttatori, così che al primo scalo, lo sfruttamento possa ripartire da capo. O. ancora, colpire i rom ed i rumeni identificati come i “colpevoli degli stupri etnici” (1 su 10) e lasciare le donne italiane agli stupratori italiani (9 su 10). Questa è l’Italia… che sbadato!
PS 2
Intanto in questi ultimi giorni vi sono stati due nuovi morti di mafia. Due parenti di due collaboratori di giustizia, uno in Campania ed uno in Puglia. Ecco l’ennesimo esempio della bella legislazione anti-mafia figlia degli ultimi governi di centro-sinistra e di centro-destra. Ecco cosa vuole dire non dare i fondi ai reparti che dovrebbero garantire la sicurezza ai famigliari dei collaboratori e testimoni di giustizia. Ecco l’esempio ultimo delle storture dello Stato, a tutto vantaggio delle mafie, ed a totale danno dei cittadini e degli onesti!