
E' il diritto alla rabbia, all'indignazione ed al disgusto per una giustizia negata - ancora -, per le distorsioni... gli errori... per una Locride dove ai vivi, sopravvissuti, non viene portata via solo la carne della propria carne, il sangue del proprio sangue... ma, quando osano chiedere verità e giustizia, e lo chiedono allo Stato... allora ti devono togliere la dignità... il dolore... l'umanità... perché "rompi gli equilibri"... perché rompi l'omertà e sveli la barbara cultura e pratica di una mafia che, nonostante sempre più colletti bianchi, è sempre intrisa di sangue di innocenti. Questa è quella terra di mafia, dove gli omicidi le cosche li fanno anche su commissione, per qualche decina di migliaia di euro.... questa è la Locride che se non hai un nome importante, se non hai un candelabro o una piramide od un compasso, se non sei direttamente e o legato ad una famiglia di peso, sia essa mafiosa, politica o di massoni, allora è meglio che rinunci ad avere giustizia, memoria e dignità!
La storia di Massimiliano è la storia di un nostro fratello... e la rabbia di Liliana e della sua famiglia è rabbia anche nostra... perché non può, non è concepibile, non è civilmente giusto ne umanamente accettabile quanto accaduto. Non vogliamo qui aggiungere altro perché quanto contenuto nel video crediamo che sia sufficiente al parlare alle coscienze e far sì che si esiga ed ottenga verità e giustizia! Di seguito riportiamo e facciamo nostra la lettera della famiglia di Massimiliano al Prefetto di Reggio Calabria ed alle alte cariche dello Stato, e, come ha già fatto il CIDS, anche noi torniamo a chiamare al proprio dovere le Autorità dello Stato, perché è dovere morale e civile non solo rispondere alla richiesta di Giustizia, ma è dovere dello Stato garantire la tutela dei suoi cittadini onesti ed anche impedire che quei poteri altri, come quello mafioso, possa, nella Locride garantire impunità ai propri sodali, falsa giustizia con "colpevoli" di convenienza quando non addirittura distorcere la realtà facendo sì che la macchina giudiziaria si chini ai desiderato dei carnefici, colpendo chi per dovere morale e civile ha il coraggio, a Locri, di esigere verità e giustizia dallo Stato...
visita il sito dedicato a Massimiliano Carbone
visita e iscriviti al gruppo su facebook per chiedere Giustizia per Massimiliano
A SUA ECCELLENZA IL PREFETTO DI REGGIO CALABRIA
e p.c.
AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA
AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Egregio signor Prefetto,
con grande rammarico i miei familiari ed io rinunciamo ad esprimere la nostra volontà di cittadini in occasione delle Elezioni Europee del 6 e 7 e del Referendum del 21 del prossimo giugno 2009.
Le ragioni che a tanto ci determinano sono pregresse ed ormai notorie; tuttavia, pur riconoscendo che in questa contingenza sociale e politica sono molteplici le problematiche che richiedono l'attenzione e l'impegno dello Stato e delle Istituzioni tutte, conserviamo compiuta consapevolezza del nostro diritto e del nostro dovere di continuare a sostenere le nostre istanze, dunque costretti a questa forma di pubblica commemorazione e di esasperata protesta.
Noi, i genitori, la sorella, il fratello di Massimiliano Carbone, dopo 4 anni ed 8 mesi dalla Sua morte violenta, sentiamo forte la necessità di impegnare ogni residua risorsa nel chiedere che dopo tanto tempo e dopo tante parole finalmente si riconosca Giustizia alla Memoria di questo "ragazzo di Locri".
Ecco allora che, senza idea alcuna di corroborare né di antagonizzare i percorsi politici che in questi giorni vengono illustrati, continuiamo a chiedere soltanto ciò che la Costituzione riconosce al cittadino italiano: equanimità di considerazione delle sue difficoltà e, almeno, un tentativo di risposta che sia "fatto concreto".
Oggi, nell'amarezza e sconfortati, in piena coerenza non possiamo sentire nostra l'Europa, ed opinare su quali intelligenze siano valide per il benessere di questa terra, se ancora a Locri a qualcuno tra i giovani e i bambini vengono impediti i diritti alla Giustizia, alla sicurezza, agli affetti, al lavoro.
Nel mio compito di maestra elementare continuo ad apprezzare ed a condividere fattivamente i progetti di promozione sociale e culturale di un territorio che porta dignitosamente le troppe sue ferite, la criminalità, le difficoltà economiche, il retaggio dell'arretratezza culturale..., e perfino una "Procura disagiata"; ma ritengo che continuare a sopportarle sarebbe come lucidamente decidere di lasciar morire un poco per volta, ogni giorno, la Locride e le sue Speranze.
E, dunque, io accuso l'attenzione negata al dolore di una famiglia, ed il trascurato rapporto di tanti con questa storia troppo a lungo sottovalutata; io accuso di promesse illusorie tanti uomini e donne dai nomi importanti, presenze estemporanee per le piazze della Locride e sui media; io mi porto sempre nel cuore, ed a tutti vorrei ricordare, che
"... La credibilità dello Stato e delle Istituzioni si difende soprattutto nell'assicurare i rei alla Giustizia, ma anche impedendo che altre mamme debbano, in questa terra, piangere i propri figli..."
così come mi scrisse l'onorevole Luigi De Sena, in una magnanima lettera a me personalmente indirizzata e datata 2 agosto 2007, quando lasciava l'incarico di Prefetto di Reggio Calabria.
Sopravvivendo a un lutto ineffabile, vorrei poter riconoscere questa "credibilità" nello Stato e nelle Istituzioni. Ma intanto, ed invece, alle giuste istanze risponde il silenzio e, ancor peggio, talvolta anche la negligenza, soprattutto se si confronta questa vicenda con le opportunità offerte e rese da altri, già privilegiati. Come si può "aspettare e sperare nelle indagini silenziose" oppure "pensare ancora un poco", quando ci si è affidati davvero a concetti come "coesione, solidarietà, legalità partecipata, Giustizia.."? Quale speranza, neppure proprio con la lettera minuscola, quale oggi la forza, dopo aver vissuto ed operato secondo questi stessi concetti, anche a fianco di altre famiglie e per tutta la Calabria?
Senza più crederci assai, aspetto che alla posa della prima pietra per i nuovi edifici di Giustizia possano seguire "fatti concreti", come ho ascoltato dire l'onorevole Maurizio Gasparri; ed ancora assisto, imponendomi pazienza, ad ogni lectio che chiunque, e dovunque, può improvvisare sul tema della Legalità.
Tenterò di cominciare a rassegnarmi alla cattiva sorte, ma mai lo farò di fronte alla Giustizia negata, una Libertà negata: fra tutti i diritti che a me sono stati negati, l'unico che mi rimane, e che esprimo e che rivendico, è ormai soltanto quello di indignarmi. Frattanto, nessuno, per mia fortuna o fosse anche per mia jattura, mi potrà depauperare anche di questo, perché ho l'obbligo morale di custodirlo.
Ed io mi indigno per la vita rubata a Massimiliano, e se per mio figlio non ci sarà Giustizia, il presente e il futuro saranno preclusi a troppi giovani e a troppi bambini, sarà Giustizia negata a tutta Locri.
A Lei, Eccellenza, sinceramente tutta la nostra stima e la nostra gratitudine.
In Nome ed in Memoria di
Massimiliano Carbone, 30 anni
giovane lavoratore e infelice papà
ferito il 17 settembre - morto il 24 settembre 2004
esumato il 5 aprile 2007 "Per Affari di Giustizia"
a Locri RC
restituiamo i nostri certificati elettorali.
Locri, 22 maggio 2009
Liliana Esposito
Francescantonio Carbone
Irene Carbone
Davide Carbone
CIDS
COMITATO INTERPROVINCIALE PER IL DIRITTO ALLA SICUREZZA
Reggio Calabria
Il Presidente del Comitato Interprovinciale per il diritto alla sicurezza, Demetrio Costantino, ha inviato alla Signora Liliana Esposito Carbone, Mamma di Massimiliano Carbone e per conoscenza al Prefetto di Reggio Franco Musolino e al Ministro dell'Interno Roberto Maroni, la seguente lettera:
Cara Liliana,
ho letto sulla "Gazzetta del Sud" di stamani la tua accorata lettera inviata al Prefetto di Reggio con la quale comunichi anche la sofferta decisione di restituire i certificati elettorali rinunciando all'esercizio del voto per le elezioni europee del 6-7 giugno.
Tu, nella lettera, ricordi il dramma vissuto il 17 settembre 2004 con l'agguato compiuto con tecnica mafiosa ai danni di Massimiliano, il dolore grande di una famiglia, una famiglia unita, rispettosa di principi, valori, quelli veri, della vita e della dignità.
Io ricordo le lacrime e gli applausi all'Assemblea del CIDS a Palazzo S.Giorgio a Reggio Calabria durante il tuo intervento il 15 ottobre 2004.
Di questa morte assurda nessuno di noi deve dimenticarsi, ma doverosamente agire per mantenere alta l'attenzione affinché non ci siano altri morti da piangere.
Ma tu non poni solo "l'attenzione negata al dolore di una famiglia", poni le grandi emergenze di questa terra amata: la mancanza di giustizia e la sua lentezza, i diritti negati, le promesse non mantenute, gli inganni subiti nella locride, le tante delusioni che hanno dovuto registrare i familiari delle vittime della criminalità.
Basti pensare alla mancanza di prospettive, alla crescente povertà, all'alta percentuale di disoccupazione giovanile, alla arretratezza di infrastrutture e di servizi confinandoci in coda a tutte le graduatorie in termini di ricchezza, servizi, qualità della vita.
L'ampia visuale con cui ti poni evidenzia quanto sia forte l'amore e la speranza per questa terra e per i giovani che, come Massimiliano, cercano un futuro.
Ecco perché è di grande valore il problema posto in questi giorni dal Presidente della Repubblica Napolitano sulla qualità della politica e la denuncia sulla caduta di attenzione della questione meridionale.
Perciò il sostegno alle azione intrapresa, per richiamare con forza l'attenzione delle autorità, deve essere pieno e convinto e il CIDS ti esprime tutta la sua vicinanza.
Ci domandiamo, però - pur nella comprensione e nel rispetto della tua decisione - se restituendo i certificati elettorali e rinunciando al voto possa risolvere i legittimi e reali problemi denunciati.
Il nostro auspicio è che le Autorità esaminino il più presto possibile la situazione evidenziata e cerchino di darne soluzione.
Noi confidiamo nel Prefetto della Provincia dottor Franco Musolino, persona profondamente umana e civile.
25 maggio 2009