Per fortuna ci sono reparti dello Stato che compiono il loro dovere, come in questo caso il Corpo Forestale dello Stato Enego (Vi), ci sono medici che si impegnano nella prevenzione oltre che alla cura e ci sono magistrati che vogliono affermare la legalità.
Ma per sfortuna questo non basta, quando vi sono pubbliche amministrazioni che se ne fottono della salute dei cittadini e della sicurezza dell'ambiente di vita delle persone (e dei bambini)... perché per loro l'unico interesse pare proprio essere quello di chi fa il business seminando morte. Uno dei soggetti che fa finta di nulla e dice che tutto va bene è l'Appa, l'azienda provinciale per la protezione dell'ambiente ed è in buona compagnia...
Siamo in Trentino, nella Bassa Valsugana. Qui sorgono gli impianti dell'Acciaieria Valsugana, amministrate da Dario Leali. Impianti che distribuiscono diossina nell'aria e quindi nel territorio e nelle scuole, nei giardini e nelle case. Livelli spaventosi, ben oltre i limiti massimi stabiliti dalla legge, "distribuiti" con la compiacenza delle Pubbliche Amministrazioni, a partire dalla Provincia.
Gli sforamenti di diossina nell'ambiente sono stati accertati da molteplici prelievi, con metodo scientifico inconfutabile [scarica e guarda i dati dei risultati dell'indagine sanitario-ambientale].
Dati che avrebbero dovuto essere svelati dai monitoraggi di routine dell'Azienda Provinciale per la Protezione Ambientale di Trento e dal laboratorio che effettuava le analisi, Chemiricerche di Mazzano, ma che invece venivano taciuti, nascosti ai cittadini, che quella diossina la "assemevano" quotidianamente senza saperlo, ogni giorno.
La Procura ha richiesto ed ottenuto, nel dicembre scorso, dal Gip di Trento il sequestro preventivo dell'Acciaieria (e del laboratorio Chemiricerche). Sotto indagine sono finiti in dodici. Dell'Acciaieria Valsugana, con accuse per le emissioni non autorizzate (diossina, polveri e monossido), falso, scarico abusivo e violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro: l'amministratore Dario Leali; l'ex direttore (già arrestato nell'ambito dell'inchiesta Ecoterra), Emilio Spandre; il responsabile prevenzione e sicurezza, Matteo Bortolotti; il responsabile produzione, Alessandro Trentin.
Dell'Appa, con accusa di abuso d'ufficio e concorso nelle emissioni non autorizzate: il dirigente Giancarlo Anderle ed i funzionari Alessandro Molter, Enrico Toso, Mauro Facchinelli.
A questi si aggiungo altri quattro indagati del laboratorio Chemiricerche di Mazzano, con accuse di falso e concorso in emissioni non autorizzate.
Adesso il rischio è che le pressioni lobbistiche (economiche e politiche) possano far frenare il lavoro dei magistrati e compromettere il meticoloso lavoro d'indagine del Corpo Forestale, come purtroppo abbiamo visto avvenire già altrove... con la conseguente riapertura, come se nulla fosse, degli impianti.
Come si sarà capito il Leali, tra le sue partecipazioni alle iniziative di Rotary e Lions in memoria dei padri della siderurgia, gode di protezioni eccellenti. Sicuramente tra quelle che più contano - e gli servono - , oltre a quella che abbiamo visto dell'Agenzia Provinciale per la Protezione Ambientale, vi è quella del Presidente della Provincia di Trento, Sergio Dellai del PD.
Quando esplode l'inchiesta che porta al sequestro dell'Acciaieria a seguito delle analisi fatte su molteplici campioni (in più aree, tra cui le scuole) dal Corpo Forestale con il supporto dei Medici per l'Ambiente, che evidenziavano sia gli elevatissimi livelli di diossina ben oltre i limiti di legge, sia anche quindi l'assoluta non correttezza delle risultanze "rassicuranti" delle analisi compiute dall'Appa, il Presidente della Provincia cosa fa? Da incarico ad Appa di procedere a nuove analisi, perché dichiara che l'amministrazione provinciale ha a cuore il problema della salute e dell'ambiente (sic)!
Quando poi si comprende che non ci sono bazzecole alla base del sequestro dell'impianto e finiscono sotto inchiesta i vertici delle Acciaierie, il vertice e funzionari di Appa ed i tecnici del laboratorio di analisi, in quanto è evidente e provata - oltre ogni dubbio non solo della Forestale e della Procura, ma anche del Giudice per le indagini preliminari - la presenza di diossina largamente superiore i limiti di legge, con conseguente grave pericolo e danno alla salute e dell'ambiente, il Presidente Sergio Dellai - espressione della maggioranza di centrosinistra (con anche l'Italia dei Valori - Lista Di Pietro) - si mette a fare il duro.
Naturalmente la linea "integralista" del Dellai non è per la difesa della salute dei cittadini e dell'ambiente e non è neppure per supportare lo stop all'impianto delle Acciaierie che sputa diossina killer... bensì si evidenziava - con una lettera al neo Ministro Galan ed una al capo del Corpo Forestale dello Stato - essere un attacco all'indagine dell'autorità giudiziaria. La più grande colpa, secondo il Presidente pidino della Provincia autonoma di Trento, è quell'analisi sanitario-ambientale, con prelievi di campioni e analisi rigorose, frutto della collaborazione tra Corpo Forestale di Vicenza ed i Medici per l'Ambiente.
Ecco: una positiva collaborazione che ha permesso di evidenziare i rischi per la salute e l'ambiente, dando alla Procura competente le prove per intervenire, secondo il Presidente della Provincia è una gravissima ingerenza. Mai e poi mai, secondo Dellai, un reparto dello Stato avrebbe dovuto affiancare i medici nella raccolta dei campioni e nelle analisi e dichiara, il 30 aprile 2010, che "su questa vicenda si sono superati tutti i limiti: il 27 aprile ho inviato una nota riservata ad un ministro della Repubblica e al comandante generale di un corpo di polizia dello Stato, con la quale richiedevo ufficialmente informazioni di natura istituzionale". Ecco per il Dellai i "limiti" superati non sono quelli della diossina, ma quelli dell'indagine!
Qualcuno può pensare che la maggioranza di "centrosinistra" (con l'Idv di Di Pietro) abbia subito deciso di intervenire per difendere il Corpo Forestale dello Stato, i Medici per l'Ambiente, la Procura ed il Gip per l'intervento a tutela della salute dei cittadini. Se qualcuno lo pensa: si sbaglia... perché non è volta una mosca di dissenso verso la presa di posizione del Dellai (l'unica voce contraria si è levata dall'opposizione trentina, per iniziativa del senatore Divina della Lega Nord).
D'altronde per il Presidentissimo trentino probabilmente non è tollerabile che per questioni di inquinamento letale, come la diossina, si ponga freno al business dell'Acciaieria! Infatti la Leali Spa, il gruppo siderurgico del Dario Leali, faceva affari d'oro e rischia un pesante contraccolpo dal fatto che non può guadagnare seminando diossina... In rete si può leggere che nel 2006 le stime davano un fatturato consolidato del gruppo intorno ai 380 milioni di euro, 54 in più rispetto all'anno precedente, per un volume di oltre 600 mila tonnellate di prodotti finiti.
Questi sono i dati che contano... mica la salute (e la vita) di bambini, abitanti e lavoratori. La diossina nel terreno, nell'aria, nei prodotti alimentari e nei corpi è un prezzo da pagare per il profitto di una grande azienda... non lo si era ancora capito?
Ecco quindi la questione che le dichiarazioni e gli atti del Presidente della Provincia di Trento mettono ancora una volta in evidenza: le analisi devono farle le strutture nominate e dipendenti (quindi condizionate) dal potere politico (condizionato da quello economico) o da "professionisti" prezzolati o che, magari, hanno interessi con qualche bel centro di ricerca sul cancro privato o farceutiche, non da strutture indipendenti e libere da ogni condizionamento... e non sia mai che si parli di prevenzione! Qui sta una delle necessità fondamentali del business in Italia e, quindi, anche della politica che oggi gestisce il Potere.
Se si fosse in una comunità dove il diritto alla Salute fosse considerato come dovrebbe al primo posto, quel Presidente della Provincia di Trento, il Dellai Sergio, sarebbe già stato cacciato da tutti i consiglieri (di maggioranza e di opposizione)... Invece è lì, continua a fare la voce grossa, cercando - nei fatti - di stoppare l'indagine e l'azione della magistratura, e, con l'iniziativa assunta con le due lettere, di intimidire i reparti indipendenti dello Stato che rispondono (come loro dovere) alla Legge e non certo (come vorrebbe lui) al politico o funzionario di turno!