Con il presente comunicato stampa la Casa della Legalità esprime la propria solidarietà ai giornalisti della redazione de Il Secolo XIX.
Su disposizione della DDA di Genova, i
ROS del capoluogo ligure hanno effettuato una perquisizione presso la
redazione de "Il Secolo XIX" di Genova e Chiavari, dopo aver
proceduto ad iscrivere nel registro degli indagati quattro
giornalisti della testata...
Questo provvedimento è conseguente
alle ampie pubblicazioni sull'Operazione antimafia di ieri (delle DDA
di Milano e Reggio Calabria) che ha portato a due arresti anche a
Genova ed all'emergere, nuovamente, anche nel territorio genovese
della costante attività delle cosche nei suoi contatti con i
politici e nel condizionamento del voto. Il Secolo XIX ha, in questo
ambito, pubblicato un'ampia panoramica dei soggetti che vengono
considerati, nelle informative del ROS alla DDA di Genova, uomini
della 'ndrangheta... ma che, vista la lista pubblicata, ci appare un
ristretto e parziale spaccato di quanto già in buona parte noto da
anni, in cui mancano sia gli uomini della criminalità organizzata
calabrese considerati qui “professionisti” ben inseriti nel
tessuto economico, finanziario (e politico), sia i vertici di alcune
del più potenti e pericolose cosche quali i PIROMALLI, i
MORABITO-PALAMARA-BRUZZANITI ed i GULLACE-RASO-ALBANESE.
Non
solo sappiamo che i giornalisti di inchiesta de “Il Secolo XIX”,
come Marco Menduni, Matteo Indice e Graziano Cetara, hanno saputo
svolgere il loro dovere di informazione, ma anche che, in quanti anni
- anche con la preziosa presenza sino allo scorso anno di Ferruccio
Sansa -, hanno contribuito a far emergere le pesanti infiltrazioni
mafiose nel territorio, nell'economia e nella politica di questa
regione.
Inoltre la pubblicazione di Atti Giudiziari già a
conoscenza della difesa delle persone coinvolte (come le Ordinanze di
Fermo o di Custodia Cautelare) non compromette in alcun modo le
indagini, anzi può contribuire a smuovere quanti, anche in questa
regione, hanno scelto di preferire l'omertà alla collaborazione
attiva nel contrasto dell'illegalità e delle mafie.
Se il
problema invece fosse, come pare essere, quello della pubblicazione
di atti di indagini ancora non concluse, la perquisizione e
l'indagine hanno sbagliato indirizzo. In quanto se dalla DDA di
Genova sono fuoriuscite “carte” secretate, occorre guardare
dentro a quegli Uffici per comprendere chi ha fatto uscire quelle
“carte”. E se quelle “carte” erano giacenti e la DDA non vi
ha dato seguito, facendo scorrere il tempo - come accaduto per il
rapporto della DIA del febbraio scorso sul tentativo di Gino MAMONE
di corrompere un pm -, allora si guardi di nuovo in quegli Uffici del
Palazzo di Giustizia e nelle troppe inerzie che, come è già stato
per lungo tempo nel recente passato della Procura di Savona,
“giocano” solo a favore dell'illegalità.
Se il problema
della “fuga di notizie” viene invece dal ROS allora è lì che
occorre guardare, ma onestamente ci appare difficile pensare che chi
si fa in quatto per promuovere un'inchiesta, la faccia poi
“deragliare” rivelandone il contenuto prima della disposizione
dei provvedimenti da parte dell'Autorità Giudiziaria, a meno che non
vi sia qualcuno, all'interno di questa struttura, non troppo “fedele”
e che quindi – ancora di più - deve essere individuato perché
capace di compromettere ogni importante azione del reparto.
Infatti
non
dimentichiamoci che le fughe di notizie sono testimonianza di una
cattiva gestione dell'Ufficio ed è grave che la DDA della Procura di
Genova viva questo stato di “permeabilità”.
Una volta si
diceva che se un Ufficio non funziona il problema stia nella sua
“guida”, quindi non in chi eventualmente riceve e pubblica le
notizie che gli sono giunte sulla scrivania, perché qualcuno da
quell'Ufficio della DDA o da quel Reparto le ha fatte giungere.
Già
in
occasione dell'inchiesta sulla TANGENTOPOLI e quella sui MAMONE,
nella primavera 2008, si è assistito ad una pericolosa fuga di
notizie che ha compromesso parte dell'indagine e rallentato il
lavoro, in allora, della Guardia di Finanza e del Sostituto
Procuratore Pinto.
Quindi, se avevamo già espresso
preoccupazione forte sulla capacità di guida della DDA di Genova da
parte del Procuratore Aggiunto incaricato, oggi si ha una conferma
che questa preoccupazione non era così infondata.
La DDA di
Genova ed i ROS dovrebbero occuparsi di procedere ad approfondire i
filoni di indagine sull'allarmante radicamento delle organizzazioni
mafiose in Liguria, per colpirle con rapidità... e non essere quindi
distratte per indagare e perquisire la redazione di un quotidiano. Ma
purtroppo pare che invece si preferisca occuparli alla caccia dei
giornalisti piuttosto che degli 'ndranghetisti e mafiosi che sono
ancora liberi e tranquilli di agire ed operare nel territorio e
nell'economia, oltre che con pesanti condizionamenti delle pubbliche
amministrazioni, e con in più l'essere sul
“chi va là”
dopo l'operazione antimafia di ieri promossa dalla DDA di Milano e di
Reggio Calabria.
Noi della Cosa della Legalità, che
giornalisti non siamo, esprimiamo la nostra posizione di piena
solidarietà ai giornalisti indagati de Il Secolo XIX ed al suo
direttore. Non per questioni corporative quindi, ma per difendere un
gruppo di cronisti che, conosciuti nel tempo, sappiamo non
pubblicherebbero mai nulla che possa ostacolare le inchieste, bensì
tutto ciò che invece può contribuire al lavoro dei reparti
investigativi e della magistratura, per ripulire questa nostra
terra.
Ed intanto noi pubblichiamo integralmente l'Ordinanza
della maxi
operazione antimafia “Il Crimine” di ieri: