Tre novità su due questioni pesantissime che confermano quanto avevamo detto e denunciato più volte, tanto perché non ci capiamo niente e, come in molti dicono, perché siamo i soliti "calunniatori" che accusano delle persone per bene...
Le prima due riguarda la questione Stoppani ed ha, appunto, due volti, il primo sulla conclusione del processo per i responsabili della vecchia impresa ed il secondo è il problema dei fondi per la messa in sicurezza. La terza novita è invece riferita alla questione della discarica abusiva di oltre 1200 fusti tossici in via Piombelli sulle alture di Rivarolo...
Sulla questione Stoppani abbiamo già scritto ampiamente e la sentenza di condanna per l'ex Direttore tecnico Giuseppe Bruzzone (3 anni e 8 mesi) e l'ex Direttore dello stabilimento Giorgio Valenza (2 anni e 8 mesi), in quanto colpevoli di disastro ambientale colposo e falso in relazione alla quantificazione del solfato giallo, conferma che quella era una fabbrica che seminava (e semina morte). Gli stessi condannati dovranno ora risarcire i Comuni di Arenzano e Cogoleto oltre che la Provincia di Genova. L'accusa alla base della condanna emessa dal Tribunale di Genova riguarda il periodo tra il 1996 ed il 2003, anno di chiusura della Stoppani. La fabbrica era, come abbiamo più volte sottolineato, una discarica a cielo aperto di cromo esavalente, cromo trivalente oltre che di idrocarburi e metalli [clicca qui e guarda lo speciale dove abbiamo anche pubblicato la perizia integrale del Tribunale].
E se questo è un dato positivo perché finalmente, anche su una questione ambientale, si la Procura di Genova, con il pm Cardona Albini, è riuscito a portare a sentenza un disastro di portata impressionante, vi è una novità parallela che porta nuove preoccupazione e che dovrebbe - anche alla luce di quanto accertato per via giudiziaria - tutti gli Enti locali ad investire ogni risorsa disponibile (anche dirottandola a livello regionale e provinciale da altri capitoli di spesa) per proseguire nel lavoro di messa in sicurezza e quindi di bonifica del sito.
La cosa curiosa è che i signori delle amministrazioni comunali di Arenzano e Cogoleto, tra cui il neo consigliere regionale di Sel, Metteo Rossi, con la signora Brescianini (dell'Arpal e dislocata a vice-commissario per la bonifica), la Provincia e le Regione, lo scorso anno, quando denunciammo con determinazione i gravi ritardi nella messa in sicurezza e nella bonifica, ci risposero che ormai si avanti e che la bonifica proseguiva benissimo. Peccato che la bonifica non sia ancora iniziata e per la messa in sicurezza si sia in grave ritardo... non solo nell'area dell'ex fabbrica, ma anche sugli arenili, dove permangono i crostoni al cromo! Solo l'intervento del Prefetto Cancellieri aveva fatto smuovere le cose, ma oggi apprendiamo che mancano almeno 25 milioni di euro per poter continuare l'opera di messa in sicurezza e quindi la bonifica dell'area e della zona.
Intanto, non si è ancora vista nemmeno l'indagine epidemiologica nella zona di Arenzano e Cogoleto per verificare quanti siano le vittime tra gli abitanti (oltre che tra gli ex lavoratori impegnati presso la Stoppani) dell'inquinamento spaventoso dell'area (visto che le sostanze tossiche sono presenti ancora nell'aria, nella terra, nelle falde, sugli arenili e nei fondali del mare). Un analisi seria che l'Ist, con Valerio Gennaro, avrebbe già potuto effettuare ma che nessuno ha voluto affidargli... probabilmente perché anche questa confermerebbe, ad esempio, che le relazioni dell'Arpal erano manipolate sia in riferimento all'area della Stoppani, sia per l'area di Pesce del Molinetto che straripa di cromo esavalente... così come lo sono - stando alle risultanze dell'inchiesta della Procura - per il campo dal Golf a monte della Stoppani, il Sant'Anna di Arenzano, dove nel suolo sono presenti i residui di colate di acciaieria.
Ma andiamo avanti e passiamo a Via Piombelli. Qui noi avevamo detto da anni che doveva essere il Comune ad effettuare la bonifica. Non lo facevamo così, tanto per dire, ma perché quando l'area fu scoperta, la normativa prevedeva che la bonifica venisse effettuata dal Comune e che questi avrebbe dovuto rivalersi del costo non sul proprietario dell'area, bensì sui proprietari delle sostanze tossiche occultate nella discarica abusiva. Il Comune ha fatto finta di nulla sino ad oggi, sperando in una sentenza impossibile che ribaltasse quella del TAR che già disponeva la bonifica a carico del Comune, l'Arpal ha coperto puntualmente ed ora è arrivata la sentenza del Consiglio di Stato che - stando alle leggi ed alle risultanze documentali - dispone che la bonifica sia di competenza del Comune e non del proprietario dell'area in quando - come risulta anche dalle risultanze dell'inchiesta condotta dal pm Pinto - le responsabilità della proprietà dell'area - ovvero dei Marchesi Cattaneo Adorno - erano parziali.
Prima delle elezioni l'assessore comunale Senesi ed il direttore dell'Arpal, con il presidente del Municipio Crivello, avevano assicurato agli abitanti che non vi era alcun pericolo per la salute, ma non hanno voluto sottoscrivere alcuna dichiarazione nero su bianco in cui confermavano tale dichiarazione (chissà perché?!? sic!). La Regione aveva promesso interessamento. Risultato hanno sistemato la recinzione ma la bonifica non è ancora stata effettuata. Qui il Comune avrebbe dovuto effettuare i lavori per tutelare ambiente e salute dei cittadini, e, nel caso di un ribaltamento (altamente improbabile vista le norma) della sentenza di appello, avebbe poi potuto rivalersi della spesa sui proprietari dell'area, ed invece non ha fatto nulla!
Anche in via Piombelli si può continuare quindi ad ammalarsi senza vergogna degli Amministratori pubblici e con buona pace dei loro amici che, anche nel Comitato, erano più che soddisfatti dell'attenzione (pre-elettorale) ottenuta con un "rassicurante" incontro, dimostratosi ad oggi, senza alcuna conseguenza pratica! Infatti oggi la classica scusa è pronta: non abbiamo i soldi per realizzare la bonifica!