[in coda l'articolo di Ferruccio Sansa su Il Fatto]
Sembra inesorabile l'avanzata in Liguria del contrasto all'illegalità ed avanza via via che cambiano i vertici delle Procure. Così è stato a Sanremo e Savona, così è a La Spezia. Così quella Procura nell'estremo ponente ligure che aveva visto allontanare i pm scomodi che avevano osato mettere la loro attenzione sui traffici di rifiuti e veleni che passavano tra Discarica di Pitelli ed arrivavano alla banchina delle nevi dei veleni (ed erano anche finiti, con il Gico, a casa di Pacini Battaglia e trovare prove sui legami con Antonio Di Pietro), pare essersi sbloccata dopo la fissata partenza del Procuratore Scirocco (che pare avesse tentato, inutilmente, di ottenere il trasferimento a Massa).
E se si sblocca la Procura si squarcia anche il velo sulla gestione del Parco delle Cinque Terre, fatta in barba ai più elementari principi di trasparenza e correttezza di gestione...
Agli arresti questa mattina sono finiti: il "Faraone", ovvero il potente presidente del Parco delle Cinque Terre Franco BONANINI, del sindaco di Riomaggiore Gianluca PASINI, il responsabile dell'ufficio tecnico comunale di Riomaggiore Graziano TARABUGI, il funzionario comunale Laura VESTITO, l'impiegata comunale Francesca TRUFFELLO tutti appartenenti allo stesso comune, il comandante della locale Polizia Municipale Aldo CAMPI, il geometra Alexio AZZARO e l'ingegnere Marco BONAGUIDI. Gli altri provvedimenti restrittivi (domiciliari) adottati dal GIP di La Spezia sono per il vicepresidente della COOPERATIVA SENTIERI E TERRAZZE di Riomaggiore Luca NATALE, le impiegate comunali Nicola e Roberta PECUNIA e l'assessore comunale al bilancio Lino GOGIOSO. Interdizione temporanea dall'esercizio dell'attività imprenditoriale e professionale disposta invece per l'imprenditore Francesco COSTA e i commercialisti Umberto PAGANINI e Roberto DELL'OMODARME, quest'ultimo anche revisore dei conti del comune di Riomaggiore.
I reati contestati sono quelli di truffa aggravata in danno dello Stato e tentata truffa aggravata ai danni dello Stato per un totale di 1 milione di euro, falso ideologico e materiale, corruzione, tentata concussione, violenza privata, calunnia e associazione a delinquere. Sono inoltre anche contestati altri reati quali: abuso d'ufficio, favoreggiamento, omissione di denuncia e abuso edilizio.
Così questa mattina La Spezia ha visto che non ci sono intoccabili, nonostante la politica, bipartisan, ancora una volta, si sia schierata a difesa degli arrestati, senza manco conoscere le carte dell'operazione eseguita dalla Squadra Mobile e senza, permetteteci, conoscere la realtà di quella cupola che del Parco delle 5 Terre faceva quello che voleva e come lo voleva in sfregio al particolare, per loro irrilevante, che fosse uno bene pubblico.
Tra i supporter dei finiti dentro si può contare la ministra Prestigacomo ed il "signore" di Legambiente Realacci... a cui si sono da subito accodati altri signori di Legambiente, come Francesco Ferrante e Roberto Della Seta, nella loro veste di senatori del Pd. La strategia adottata è sempre la solita: finto rispetto per la magistratura e tentativo di delegittimazione della magistratura. Una battuta? No... come la leggete altrimenti una dichiarazione di questo tipo: "Rispettiamo il lavoro della magistratura ma l'arresto di Bonanini ci pare francamente assurdo" o "Attendiamo, come è d'obbligo fare, le motivazioni che hanno portato all'arresto del presidente del Parco delle Cinque Terre, Franco Bonanini, ma non riusciamo proprio immaginare alcun motivo che possa giustificare il gravissimo provvedimento di limitazione della libertà emesso dalla magistratura spezzina".
Ecco, loro, i politici ed "ambientalisti", non hanno manco visto una delle circa 900 pagine dell'Ordinanza che conclude un indagine partita nel gennaio 2010 e coordinata da due pubblici ministeri, Tiziana Lottini e Luca Monteverde e che disegna rapporti con politici nazionali oltre che con elementi di Isola Capo Rizzuto... che svelano la capacità di intimidazione verso chi si oppone ed osa criticarli e, come detto, una gestione criminale della cosa pubblica.
Nelle prossime ore conosceremo meglio i dettagli di quanto contenuto nell'Ordinanza e quindi potremo approfondire, senza porre elementi che potrebbero danneggiare il lavoro degli inquirenti.
Una cosa che si può dire subito è che la responsabilità politica di quanto accaduto è ben più ampia ed arriva - ma guarda un po' - ai vertici della politica di questa regione, sin dentro al palazzo della Regione per arrivare all'associazione ambientalista "paravento" del Pd, ovvero Legambiente.
Chi osava sollevare dubbi sulla gestione del Faraone veniva visto come un pazzo. BONANINI era un "intoccabile" della politica perché garantiva un sistema deviato e degenerato di gestione della cosa pubblica. Hanno anche tentato di eleggerlo al Parlamento Europeo (ma i conti non tornavano)... ed in palese conflitto di interessi la Regione di Burlando lo ha anche nominato presidente dell'Agenzia turistica.
Oggi se i politici ed i massimi esponenti di Legambiente (come lo stesso BONANINI) hanno preso le difese degli indagati e avviato già il tentativo di delegittimare l'operato della magistratura, gli "ambientalisti" liguri di Legambiente sono rimasti muti, paralizzati da un palpabile imbarazzo.
l'articolo di Ferruccio Sansa su Il Fatto del 29.09.2010:
SPROFONDANO LE CINQUE TERRE IN CELLA PRESIDENTE DEL PARCO E SINDACO
Nelle intercettazioni i finanziamenti e il rustico di Brunetta
Una storia di provincia, che travolge un comune di 1.712 abitanti. Che, però, potrebbe dare grattacapi a personaggi nazionali. Uno per tutti: Renato Brunetta. Il ministro non è indagato, ma qualche spiegazione dovrà darla su quel rustico acquistato nel Parco delle Cinque Terre. E poi sui rapporti con il presidente del Parco, Franco Bonanini, e i suoi amici che nelle intercettazioni si auto-definivano "la cricca". Ma nelle 900 pagine dell'ordinanza della Procura della Spezia gli arrestati parlano di contatti indiretti anche con Angelino Alfano e Niccolò Ghedini. Millanterie, pensano i pm. Il municipio di Rio-maggiore (La Spezia) ieri era quasi deserto. Metà comune è finito in cella o indagato: il sindaco Gianluca Pasini (centrosinistra), il comandante dei vigili, un assessore, dirigenti e impiegati. Poco lontano, nella sede del Parco delle Cinque Terre, una scena simile: arrestato il presidente, sottoposti a misure cautelari il portavoce e diversi consulenti. In tutto 25 indagati, 18 con misure cautelari.
LE ACCUSE per alcuni sono pesanti: associazione a delinquere finalizzata ai reati di falso, corruzione, concussione, violenza privata e calunnia. Per i pm spezzini, Luca Monteverde e Tiziana Lottini, i dirigenti del Comune e dell'Ente Parco avrebbero costituito un inossidabile gruppo di potere. Una rete capace di ottenere finanziamenti pubblici per opere mai realizzate e di intimidire chiunque cercasse di opporsi. Il "dominus" dell'associazione sarebbe Bonanini, un nome noto nel mondo dell'ambientalismo. Il "Faraone", come lo chiamano qui. Figura complessa: meriti indubbi nel rilancio delle Cinque Terre, ma metodi da accentratore. Uomo del Pd (candidato alle europee) vicino a politici come Claudio Burlando e a Legambiente. Non solo: Bonanini vantava l'amicizia di esponenti del centrodestra, come Brunetta. Una figura che aveva costruito il suo potere sul carisma e su appoggi a 360 gradi. L'inchiesta ha prodotto 900 pagine di ordinanza: "Per il loro losco tornaconto e cercando di coinvolgerlo in modo subdolo, Bonanini arriva a strumentalizzare l'amicizia e il buon rapporto con Brunetta, al quale sembra intenzionato a rivelare l'esistenza di indagini espletate in maniera irregolare... al fine di ottenere un interessamento e un intervento politico - ispezione presso la procura - che possa interrompere l'iter giudiziario". Il 13 luglio Bonanini dice: "Ora io chiamo il mio collaboratore... e gli dico che gli dica un messaggio, a Brunetta, poi io vado su e gli faccio fare un'ispezione". Gli investigatori annotano che Bonanini avrebbe fatto recapitare una busta a Brunetta per informarlo delle indagini . Il Faraone, annotano i pm, sosteneva di aver "interessato nientemeno che il ministro Alfano e il noto avvocato Ghedini, millantando una sorta di potenza derivatagli dalla conoscenza di personaggi influenti". Come nel caso dei contatti vantati con il procuratore della Spezia: "Bonanini ostenta una sorta di delirante onnipotenza millantando incontri e contatti con personalità... come ad esempio il suggerimento che gli avrebbe dato il procuratore della Repubblica Massimo Scirocco che gli avrebbe detto di presentare esposti anonimi". Fu il quotidiano Libero a raccontare l'acquisto di un rustico da parte di Brunetta, mentre più d'uno sollevava questioni sul prezzo della casa, piccola, ma in una zona che vale oro.
IL RUSTICO è stato oggetto di accertamenti "sulla ristrutturazione compiuta dal precedente proprietario, quando, però i contatti per la vendita erano già stati avviati". Gli arrestati chiamano spesso in causa il rustico. Annotano i pm: "Il nome di Brunetta veniva messo in relazione con il finanziamento dell'operazione del Canneto". Di che cosa si tratta? Una parte dei finanziamenti per i lavori nella zona del Canneto sarebbero stati utilizzati dall'uomo (non indagato) che ha venduto il rustico a Brunetta. Brunetta non avrebbe un ruolo nella vicenda: "L'attività sembrerebbe essere riconducibile al tentativo di aggraziarsi il ministro". Marco Valerio Corini e Federico Giromini, difensori di Bonanini, sono perplessi sulle accuse e "sulla necessità dell'arresto per una persona che ha subito un trapianto di fegato, un uomo dai modi spicci, ma rispettoso della legge". Prima di leggere l'ordinanza di arresto, si schierano con Bonanini ambientalisti e centrosinistra. Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente, non ha dubbi: "Franco saprà dimostrare la sua estraneità ai fatti. La magistratura faccia presto chiarezza su una vicenda paradossale". Ermete Realacci, responsabile Green Economy del Pd (ed ex presidente di Legambiente) si dice "sconcertato". I senatori ecodem del Pd, Roberto Della Seta e Francesco Ferrante, dichiarano: "Rispettiamo la magistratura, ma l'arresto ci pare assurdo". "Stupore e sconcerto", da parte del ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo. I pm, però, descrivono "una gestione totalmente criminale della cosa pubblica all'interno del Comune di Rio-maggiore".
I PM ricostruiscono le pressioni sui consiglieri comunali che hanno provato a opporsi: Alessandro Bordone, autore di un messaggio non firmato sul blog di Beppe Grillo critico verso il Faraone, "sarebbe stato ammonito circa il fatto che gli accusati vantavano conoscenze nella polizia postale e che grazie a tali conoscenze lo avevano identificato come autore delle critiche". Di qui l'avvertimento: "gli avrebbero rovinato la vita" se non avesse ritirato le sue affermazioni. Senza contare i finanziamenti per lavori mai realizzati (intorno a 800 mila euro). Denaro, secondo i sostenitori di Bonanini, mai utilizzato per fini personali, ma per altri interventi utili al territorio. Ma colpiscono frasi come: "Devi falsificare questa qui". Bonanini, secondo i pm, avrebbe ispirato ai complici missive anonime stile Corvo: "Hanno utilizzato una stampante apposita e guanti in lattice per non lasciare impronte". Si accenna a personaggi calabresi: "Lo dico a C... fa venire due da Capo Rizzuto e poi la smette davvero".