
Un ottimo magistrato, con
determinazione, capacità ed indiscutibile indipendenza, è
certamente Armando Spataro. Procuratore Aggiunto a Milano. A breve
potrebbe essere il nuovo Procuratore Capo di Genova, come successore
di Francesco Lalla. Noi, come tanti altri, auspichiamo che il Csm
valuti positivamente questo incarico e dia il via libera al suo
impiego a Genova, dove la sua capacità ed il suo spirito di servizio
per la Giustizia, mai disposto a fermarsi davanti a quelli che alcuni
vorrebbero santuari intoccabili, sarebbe non solo utile ma
fondamentale.
La Liguria è crocevia di interessi
criminali,mafiosi, finanziari e internazionali. Recenti indagini
hanno evidenziato il ruolo di Genova nelle violazioni, ad esempio,
dell'embargo con il regime iraniano, così come si è palesato l'uso
del territorio e delle coste per le operazioni di speculazione
conseguenti al grande riciclaggio della criminalità finanziaria...
per non parlare dell'ormai assodato radicamento delle organizzazioni
mafiose dall'estremo ponente sino all'estremo levante di questa
striscia di terra tra appennino e mare. Le Procure si stanno
smuovendo. A Sanremo con l'arrivo del Procuratore Cavallone, a Savona
con il Procuratore Granero che ha anche attivato un pool antimafia
interforze di polizia giudiziaria, così a Imperia e La Spezia, dove
mancano ancora le nomine dei nuovi Procuratori Capom ma con sostituti
che hanno dimostrato di essere determinati nel loro lavoro che non si
pone limiti davanti ai gravi reati da perseguire. Quello che manca
però in questa regione è una DDA forte e determinata. Oggi infatti
è ridotta a lumicino, vi sono due ottimi pm, il Dott. Panichi ed il
Dott. Franz (quest'ultimo in attesa di trasferimento a La Spezia
dove, si auspica possa guidare la Procura)... ma due bravi magistrati
per affrontare il livello di radicamento delle mafie e delle loro
connessioni con il mondo economico e politico, sono altamente
insufficienti.
Pubblichiamo qui l'intervista ad Armando Spataro,
realizzata da Marco Preve, in occasione dei due incontri del
procuratore a Genova e Savona per presentare il suo libro "Ne
valeva la pena Storie di terrorismo e mafie, di segreti di stato e di
giustizia offesa".
16.11.2010 - Repubblica
Spataro "La
criminalità ha forti radici anche in Liguria"
"Liguria prima porta della
´ndrangheta al Nord"
L´allarme di Spataro: assurdo
minimizzare la presenza della criminalità organizzata. Il contrasto
della mafia non è compito solo della magistratura: sono in gioco le
responsabilità civiche di tutti noi...
di Marco Preve
«Il radicamento della criminalità
organizzata anche in Liguria non è certo una sorpresa e piuttosto
sono stupito dal fatto che qualcuno ancora oggi minimizzi. Tanto più
che proprio questa regione fu teatro, quasi sessant´anni fa, di una
delle prime attività della 'ndrangheta al Nord: il traffico di
bergamotto dalla Costa Azzurra».
Armando Spataro, procuratore
aggiunto a Milano, protagonista di alcune delle inchieste italiane
più scottanti, dal terrorismo alla mafia ai giochi sporchi dei
servizi segreti italiani ed americani parla di criminalità
organizzata e di comportamenti dei politici che, se non hanno peso
giudiziario, ne hanno invece a livello etico. Spataro, che è uno dei
nomi in lizza per diventare il nuovo procuratore capo di Genova, oggi
sarà nel capoluogo ligure per due presentazioni del suo libro: "Ne
valeva la pena Storie di terrorismo e mafie, di segreti di stato e di
giustizia offesa".
Alle 10 nell´Aula Magna della facoltà di
Legge in via Balbi presentato dal professor Vittorio Fanchiotti, alle
18 alla Feltrinelli con il giudice Marcello Basilico e domani alla
libreria Ubik di Savona presentato da Pierfranco Pellizzetti. Si
parlerà di mafia, appalti e di politici disinvolti nelle loro
frequentazioni
Alcune inchieste a Genova e Sanremo hanno di
recente ricordato a tutti che la 'ndrangheta non è solo un fenomeno
calabrese.
«Le vicende investigative che hanno coinvolto la
Liguria, a quanto apprendo dai giornali - osserva il procuratore
Armando Spataro - non costituiscono una sorpresa. Almeno dalla fine
anni '80 inizio anni '90, si dà per acquisito un forte radicamento
al nord della 'ndrangheta. Ricordo in particolare che nell´inchiesta
della Direzione distrettuale antimafia milanese di una ventina di
anni fa, abbiamo potuto disporre di numerosi collaboratori, uno di
loro Antonio Zagari, morto poi in un incidente stradale, con molta
precisione riuscì a datare l´anno dell´arrivo della ndrangheta al
nord che coincideva con il primo festival Sanremo (1951, ndr). Quando
suo padre fu mandato al soggiorno obbligato nel varesotto e fu
raggiunto da famigliari e amici, riproducendo così un tessuto simile
a quello che in Calabria gli consentiva di dominare sul
territorio».
E la Liguria?
«Pensi che in base al racconto di
Zagari, la prima attività criminosa della 'ndrangheta al nord in
senso storico, coinvolse proprio la Liguria. La cosca del padre
gestiva infatti il traffico di bergamotto dalla Costa Azzurra, che
serve per le essenze e profumi e visto che era molto costoso loro lo
facevano arrivare di contrabbando dalla Francia. Poi fu la volta del
contrabbando di sigarette, rapine, estorsioni ed usura per poi fare
il salto di qualità con sequestri di persona e traffico di
stupefacenti. Il tutto condito dalla pratica degli omicidi per
regolare conti e problemi».
Con quali conseguenze?
«Sociali,
con forme di collusione con amministratori locali. E poi con una
sorta di stravolgimento delle regole dell´economia. Le
organizzazioni che dispongono di grosse somme di denaro vincono,
infatti, la concorrenza dell´imprenditoria legale».
La
procura di Sanremo ha lanciato l´allarme sugli appalti al ribasso ad
aziende sospette.
«E´ giusto. Credo si debba andare oltre il
semplice controllo del certificato antimafia. Bisogna vedere se
l´appaltatore subappalta a terzi, e poi capire chi nei cantieri
lavora effettivamente. C´è il rischio di un sottobosco di
illegalità all'ombra dei certificati antimafia».
Le
inchieste liguri, e in particolare le intercettazioni telefoniche,
hanno svelato rapporti tra politici e pregiudicati della 'ndrangheta.
Per ora nessun rilievo penale ma polemiche per questioni di
opportunità.
«Non conosco nello specifico queste vicende però,
in generale, posso dire che non è solo compito della magistratura il
contrasto della mafia, per l´ovvia ragione che un pubblico ministero
non fa il moralizzatore, anzi. Se non ci sono reati ma emergono
comportamenti impropri io mi fermo, ma esattamente in quel momento
entrano in ballo la società civile e le responsabilità civiche di
tutti noi. Contatti di un certo tipo vanno evitati. La purezza della
politica è un valore alto e non si può accettare che si appanni
anche solo per convenienza».