Rita FAZZARI probabilmente non sa leggere! Non riesce proprio a capire l'italiano, vista la sua “replica” a quanto abbiamo dichiarato sabato scorso in Via Costa 17 a Toirano, davanti alla villa (per ora!) GULLACE.
Prima di tutto non ho mai affermato che l'incendio a Campochiesa abbia colpito i terreni dove doveva sorgere la discarica, ma ho dichiarato – e confermo - che ha colpito diversi terreni di coloro che si sono opposti alla discarica sognata dalla SA.MO.TER. Forse la signora non sa leggere o non riesce a capire, ma il “punto” è ben diverso! La “smentita” della FAZZARI non smentisce proprio un bel nulla, anzi, testimonia che l'incendio non ha colpito i terreni interessati al loro progetto di discarica, salvandoli dal “blocco” previsto dalla Legge per le aree percorse dal fuoco!
Per il resto Rita FAZZARI mente e mistifica dei fatti che sono, purtroppo per lei, talmente evidenti che non subiscono alcuna possibilità di smentita da tali sue dichiarazioni...
a) Il provvedimento di divieto di detenzione di armi da fuoco a carico di Roberto ORLANDO (consorte della Rita FAZZARI, socio con questa della SA.MO.TER così come della ditta "STRADE E COSTRUZIONI" trasferita a Palmi, nonché spesso accompagnatore del boss Carmelo “Nino” GULLACE) è un dato di fatto, ufficiale! Indicato senza ombra di dubbio alcuno dal Prefetto di Savona alla Commissione Antimafia. E' proprio lì, in quel provvedimento, conseguente alle nostre denunce e segnalazioni, che il Roberto ORLANDO ha dovuto rinunciare alla detenzione di oltre 15 armi da fuoco (tra fucili e pistole).
b) Il provvedimento di sequestro ed ordine di demolizione della c.d. “VILLA FAZZARI” è inequivocabile. La costruzione era abusiva. Non ci sono ricorsi che tengano! I ritardi nell'esecuzione del sequestro, dello sgombero e della demolizione sono stati vergognosi e inquietanti. Così come lo è stato il “dettaglio” dei mezzi sequestrati e depositati presso uno spazio dell'aeroporto di Villanova d'Albenga da cui poi sono “svaniti”!
Il fatto, anche qui, che dopo le nostre denunce e segnalazioni al Procuratore Granero ed al Prefetto di Savona, sia stato effettuato lo sgombero, dando esecuzione al sequestro, con avvio della procedura di demolizione, è prova inconfutabile della fondatezza di quanto da noi dichiarato!
c) So bene che vorrebbero far cadere nell'oblio (così come è caduta nella prescrizione) la vicenda della CAVA DEI VELENI, in cui il Filippo FAZZARI ed il Francesco FAZZARI, avevano gestito gli interramenti illeciti di rifiuti tossico-nocivi. Piacerebbe a lor signori che questo scandalo finisse nel dimenticatoio, ma visto che la bonifica di quella loro vecchia cava, a Borghetto Santo Spirito, è costata alla collettività circa 20 milioni di euro di bonifica (!!!) vi è un ampio interesse pubblico alla questione. Inoltre la fuga in Spagna di Filippo FAZZARI è proprio strettamente connessa a questa vicenda, quindi, anche su questo punto, la signora Rita FAZZARI è smentita dai fatti. Fatti inconfutabili.
d) La signora Rita FAZZARI afferma poi che la loro impresa è pulita e linda, come loro. Falso. La loro impresa SA.MO.TER, così come altre, trae origine nelle attività illecite! In quelle attività illecite che hanno visto principale responsabile il Francesco FAZZARI (anche questi componente del sodalizio 'ndranghetista dei GULLACE-RASO-ALBANESE). Lo affermava lo stesso Francesco FAZZARI in una raccomandata alla Rita e Giulia FAZZARI, in cui le rimproverava di non aver tenuto fede all'accordo per cui le imprese venivano loro intestate in cambio di un “mensile” a lui. Nel dubbio ecco qui la lettera scansionata:
e) Si sbaglia di grosso, la signora Rita FAZZARI anche in merito a Orlando Fazzari. E spieghiamo bene perché...
1) Fazzari Orlando aveva iniziato a lavorare all'età di 11/12 anni. Non è mai stato stipendiato. E' stato l'unico “lavoratore” che eseguiva i lavori. Tralasciando i dettagli, mentre lui lavorava, come ad esempio, in un cantiere per l'ENEL a Campochiesa, subappaltata dalla EDILSTRADE di Piacenza, gli assegni di pagamento venivano fatti intestare dal Francesco FAZZARI non al Fazzari Orlando o alla ditta, ma intestati al “GULLACE Carmelo”! Una delle tante “idee” del Francesco FAZZARI per garantire copertura al GULLACE e quindi anche giustificare i soldi che questo maneggiava (vedi, ad esempio, i sequestri di persona in cui è stato coinvolto e che risultano dai precedenti di polizia).
Il fatto poi che Orlando Fazzari non abbia mai voluto saperne delle attività illecite della famiglia FAZZARI e quindi, poi, di questa con il GULLACE, è testimoniato anche dal “dettaglio” per cui, ad esempio, i conferimenti illeciti nella CAVA DEI VELENI sono stati gestiti NON da Fazzari Orlando, bensì da FAZZARI Francesco e FAZZARI Filippo!
Inoltre, quando i Filippo e Francesco FAZZARI occultavano i 12.000 fusti tossici nella Cava di Borghetto Santo Spirito, Orlando FAZZARI non operava in quella cava in alcun modo, bensì si occupava delle attività estrattive a Balestrino della CO.MI.TO.
2) Sulle truffe societarie anche qui parlano i fatti. Se le quote originarie della CO.MI.TO. erano suddivise: 24% di Fazzari Orlando, 52% Caruso Maria in Fazzari e 24% Furfaro Paola... E se la Cava CO.MI.TO. era retta dal lavoro di estrazione da Fazzari Orlando, ad un certo punto, senza cessione di quote sottoscritta (!!!), risultavano come uniche socie: FAZZARI Rita e FAZZARI Giulia.
Se la Procura di Savona, in allora, non volle perseguire questa truffa, non è certo affermabile che non ci sia stata!!!
Inoltre, la truffa delle quote societarie, effettuata con trasformazione da SPA in SRL della CO.MI.TO., con atto del Notaio LETTERA, e con vantaggio delle Rita e Giulia FAZZARI, non è solo stato oggetto di contestazione, denuncia e causa da parte di Fazzari Orlando, ma anche da parte della Furfaro Paola. Ecco qui estratto dell'intestazione e conclusione della memoria della causa promossa contro la COMITO SRL (Giulia e Rita FAZZARI) dalla FURFARO:
3) Ed ancora: se Orlando Fazzari ha promosso una causa di lavoro per un miliardo e quattrocento milioni di lire e gli venne chiesto, attraverso la madre, facendo leva sui sentimenti, di raggiungere un accordo bonario e rinunciare alla causa, significa che si temeva quella causa! Fazzari Orlando accettò quanto gli chiese quindi la madre e si ritrovò di nuovo truffato. Per la rinuncia alla causa gli venne ceduto un terreno del valore di un milione e mezzo di lire (senza alcun macchinario!!!) dove lui ha costruito, pezzo dopo pezzo, la sua impresa, la Ligur Block. Gli venne anche riconosciuta la consegna di un quantitativo di materiale estratto dalla cava che poi invece non gli venne dato (!!!). Qui Fazzari Orlando ha promosso una causa civile. La SA.MO.TER (subentrata alla CO.MI.TO "svuotata" dalle due sorelle) ha dichiarato che non poteva far fronte all'impegno preso nell'accordo perché aveva cessato l'attività estrattiva. Tale dichiarazione era FALSA. Documentalmente FALSA. Ed ecco perché: la SA.MO.TER. nel periodo in cui aveva dichiarato al giudice di non effettuare più attività estrattiva vendeva con tanto di fatture ad altra società materiale estratto dalla cava (!!!) e continuava a pagare alla Regione Ligure il dovuto per l'attività estrattiva in esecuzione (!!!). Il Giudice di primo grado del Tribunale di Savona ha, inspiegabilmente, ignorato tali prove documentali ed accolto come vere le dichiarazioni della SA.MO.TER. Sul punto ci risulta esserci un Appello (quindi dove starebbe la sentenza passata in giudicato lo sa solo Rita Fazzari!).
4) Se gli esposti e denunce presentati da Fazzari Orlando, con anche solleciti con raccomandate all'allora Procuratore SCOLASTICO, non ebbero in allora seguito, non risulta da alcuna parte che il Fazzari Orlando abbia subito alcun procedimento per calunnia, tanto meno condanna in tal senso!!! Quindi, se vi sono state inerzie ed omissioni da parte dell'allora Procura di Savona, non significa che fossero infondate le denunce e gli esposti presentati da Fazzari Orlando. Di più: il Tribunale di Savona con un provvedimento ha riconosciuto che la strada di collegamento tra strada provinciale e cava di Balestrino della SA.MO.TER ed all'area della Ligur Block, deve vedere interventi manutentivi (e quindi spese) ripartite tra le due imprese. Tale provvedimento (come testimoniato da altre denunce ed esposti di Fazzari Orlando) è sistematicamente NON rispettato dalla SA.MO.TER. Infatti, questa non solo non interviene mai per la sistemazione della strada, ma ogni qualvolta la Ligur Block provvede alla sistemazione della stessa, per permettere ai propri clienti di accedere alla loro area, dalla cava SA.MO.TER esce, per percorrere la strada appena sistemata, un mezzo cingolato che così ri-devasta la strada stessa. Inoltre, l'omessa canalizzazione delle acque meteoriche da parte della SA.MO.TER continua nel comportare danni evidenti alla strada. Non solo quindi non interviene la società della FAZZARI nelle spese per il mantenimento della strada, ma la devastano costantemente, rendendo vani gli investimenti della Ligur Block che risulta così danneggiata doppiamente.
f) Le mistificazioni della Rita FAZZARI proseguono poi sempre in riferimento a FAZZARI Orlando. E qui, le smontiamo una ad una:
1) Fazzari Orlando, come primo dato, non ha accettato o chiesto neppure mezza virgola di “eredità” da Francesco FAZZARI. Né beni mobili, né soldi... nulla, nemmeno un'automobile!!!
Agli eredi "naturali" del FAZZARI Francesco fu inviata anche una lettera in cui si segnalavano i beni che dovevano essere suddivisi ed Orlando Fazzari nulla volle di tutto questo!!! Ma da quella lettera, che ora pubblichiamo, appare anche evidente, ancora una volta, che il FAZZARI Francesco aveva proceduto ad intestazione fittizia dei beni (ovviamente per occultarli al fine di eludere provvedimenti di sequestro e confisca), pratica ben conosciuta dalle Rita e Giulia FAZZARI (visto quanto già evidenziato anche nella precedente lettera raccomandata che abbiamo pubblicato firmata da Francesco FAZZARI), pratiche note ma che hanno sempre taciuto (e negato) la Rita e Giulia FAZZARI... Dalla stessa lettera si apprende anche un altro dettaglio, sull'area della CAVA DEI VELINI, per cui bisogna leggere bene il "NOTA BENE" in coda. Ecco qui:
2) se Fazzari Orlando è andato al matrimonio di Giulia FAZZARI è stato dopo che GULLACE Carmelo gli chiese e lo supplicò di andarci per quattro volte. Fazzari Orlando ci andò ma non sedette al tavolo dei FAZZARI o dei nuovi parenti, bensì si sedette separatamente, al tavolo con il fotografo!
Al successivo matrimonio di Rita FAZZAZI con il Roberto ORLANDO non ci andò per nulla!
Al funerale di Francesco FAZZARI, ed al pellegrinaggio degli uomini delle cosche dietro al feretro, loro c'erano, Fazzari Orlando invece NO! Tale “dettaglio” che testimonia una volta di più che aveva disconosciuto la famiglia di origine è evidenziato persino dai manifesti funebri per la morte di Francesco FAZZARI, dove FAZZARI Orlando non compare in alcun modo!
Di cose da aggiungere ce ne sarebbero ancora tante... per ora ci si ferma qui... Dovrebbero bastare a far capire quanto sia lapalissiano l'arrampicarsi sugli specchi della Rita FAZZARI.
Due cose sono però ancora dovute, per rispondere alle mistificazioni della FAZZARI Rita...
La prima è sulle querele...
1) A Torino la querela di GULLACE non ci azzecca proprio nulla, ci spiace se ci avevano messo il cuore sopra, ma il “giudice naturale” per le sue querele è quello di Savona. E quindi lì ci si dovrà ritrovare per il dibattimento.
Anche delle querele di GULLACE avevamo già parlato... Sono quelle presentate dall'Avv. Giovanni Ricco, a Genova (l'ultima alla DDA di Genova coordinata da Vincenzo SCOLASTICO), in cui, oltre a difendere se stesso, il GULLACE difendeva anche il pm LANDOLFI ed il Proc. Agg. SCOLASTICO (vedi qui).
2) Sulle altre molteplici querele che hanno presentato il GULLACE, le FAZZARI ed il Roberto ORLANDO, non sappiamo se siano state archiviate o meno, quel che è certo è che non ci risulta alcuna chiusura di indagine, tanto meno rinvii a giudizio.
3) Querelino pure e si preparino a perdere!
Sul fatto che Carmelo “Nino” GULLACE sia solo uno sporco verme mafioso, così come la sua ciurma da galera, tra fratelli, parenti e servetti vari, non c'è nemmeno da produrre ulteriori scritti, tutto quanto necessario a capire è già tutto pubblicato qui: lo speciale su GULLACE & C.
Solo alcuni dettagli per chi non ha tempo di leggere troppo:
- i precedenti di polizia e condanne che risultano a carico del GULLACE, come si legge, ad esempio, nel rapporto sul servizio di osservazione del personale della Questura di Savona per il funerale di Francesco FAZZARI, sono:* associazione a delinquere di stampo mafioso;
* omicidio;
* sequestri di persona a scopo di estorsione;
* detenzione e porto abusivo di armi;
* traffico di sostanze stupefacenti;
* riciclaggio.
- se in due processi è stato assolto in altri due è stato condannato... ma vogliamo ricordare su cosa si fondano le assoluzioni? La signora Rita FAZZARI sorvola su questo dettaglio riguardante quel verme di suo cognato e “dipendente”, noi no!
Nel processo per gli omicidi e tentato omicidio relativamente ad uno degli episodi della faida di Cittanova, il GULLACE venne indicato come uno dei killer dall'unico sopravvissuto all'azione omicida. Una delle tesi difesive sosteneva che GULLACE, era stato indicato dal sopravvissuto per "vendetta", per colpire un esponente della famiglia avversa alla sua (i FACCHINERI), ovvero della cosca GULLACE-RASO-ALBANESE... ammettendo, però, così, di fatto, l'appartenenza a tale famiglia di 'ndrangheta! Ma vi è di più. In intercettazioni non considerate nel giudizio, ma di estremo valore, il GULLACE affermava: “i nemici dei PIROMALLI sono nemici miei e i nemici miei sono nemici dei PIROMALLI, ecco, la base è questa” e ripetendo poi la stessa espressione con riguardo ai MAMMOLITI e precisando: “Ecco, abbiamo un accordo con quello lì”.
Ma andiamo un attimo a ri-leggere qualche passaggio dagli Atti:
"Accade infatti che la mattina del primo ottobre 1980 sulla strada che da Polistena porta a Cittanova l'autovettura fiat 127 su cui viaggiano Giuseppe FACCHINERI, i cugini Rocco FACCHINERI e Mario DE RACO ed il loro conoscente minorato mentale, Giuseppe SCARFO', viene affiancata da altra autovettura dalle quale partono colpi di arma da fuoco all'indirizzo dei FACCHINERI. Giuseppe FACCHINERI, ferito, ferma l'automobile e si dà alla fuga come i cugini: questi due però vengono raggiunti e uccisi dagli aggressori a colpi di pistola e lupara e solo il primo riesce a scappare. Questi, allora diciannovenne, nell'immediatezza del fatto, quando era ancora ricoverato in ospedale, riferisce, prima ad un appuntato dell'Arma, quindi al PM [Pubblico Ministero, ndr] che gli aggressori erano Carmelo GULLACE, il cugino Camillo BRUZZI' ed Elio MAMONE, che il movente era da ravvisarsi nella faida che contrapponeva i FACCHINERI ai RASO-GULLACE-ALBANESE, e che tale omicidio era stato commesso in violazione di una tregua sancita circa un anno prima.
Il GULLACE viene arrestato il giorno successivo in Liguria, si protesta innocente e ricostruisce i suoi movimenti della giornata precedente, indicando le persone che possono confermare il suo alibi. In particolare riferisce di avere presenziato davanti al notaio CAULI di Alassio, all'acquisto da parte di Giulia FAZZARI di un appartamento, acquistato dal suocero, intestato alla futura sposa e destinato a divenire la loro casa coniugale.
L'alibi portato dal GULLACE non è apparso fin dall'inizio idoneo a minare l'attendibilità della persona offesa, né è stato ritenuto tale dalla sentenza d'appello (Corte di Assise di Appello di Reggio Calabria 14/4/1994, esecutiva il 8/11/1994, che ha confermato tra l'altro la pronuncia di primo grado – Corte di Assise di Palmi 17/5/1983 – nella parte in cui dichiarava non doversi procedere per intervenuta amnistia in ordine al delitto di falsa testimonianza ascritto a FAZZARI Francesco, FAZZARI Giulia, FILIPPONE Francesco, MOLINARI Massimo e CUCE' Felice, che avevano in istruttoria sostenuto l'alibi del GULLACE), evidenziandosi come gli alibi degli imputati non fossero pienamente convincenti. In proposito basti ricordare che il venditore dell'alloggio ha riferito di ricordare che l'uomo da lui incontrato davanti al notaio aveva i baffi, mentre all'epoca il GULLACE non li portava, come pure significativo riscontro del rinvenimento in casa del BRUZZI', di munizioni, legalmente detenute dal padre, dello stesso tipo di quelle adoperate nel duplice omicidio.
Se si giunge ad una sentenza di assoluzione per insufficienza di prove in primo grado, con formula mutata nel secondo grado, non per il venir meno degli indizi, ma per l'entrata in vigore del nuovo codice di procedura penale, ciò dipende essenzialmente dall'incoerenza dell'accusatore che, divenuto nel frattempo latitante, fa pervenire alla Corte un'abnorme (per forma) ritrattazione “notarile”, quindi si presenta nel corso del dibattimento di secondo grado e scagiona i tre imputati riferendo una versione dei fatti talmente discordante con la prima e con le poche emergenze acquisite nell'istruttoria. Un tale comportamento induce la Corte alla prudenza nel vaglio della sua attendibilità: di qui il dubbio che porta all'assoluzione.
La difesa ha sostenuto la falsità del teste FACCHINERI motivata dal tentativo di colpire quei membri della famiglia avversa non detenuti né latitanti per determinarne la carcerazione o la latitanza e dunque la scomparsa dalla circolazione.
L'ipotesi è certo da prendere in considerazione anche se appare improbabile, data l'immediatezza delle prime dichiarazioni del ferito, che questi abbia concepito una così subdola macchinazione. In ogni caso la calunnia del FACCHINERI dimostrerebbe quantomeno che il GULLACE era considerato dai FACCHINERI, un membro attivo e pericoloso del gruppo avverso: non avrebbe avuto senso andare a colpire in questo modo una persona che, pur legata per vincoli di sangue al “clan” avverso, si fosse allontanata da sette anni (quando Giuseppe FACCHINERI era poco più che bambino) da Cittanova, costruendosi una vita onesta altrove e restando totalmente estraneo alla faida che continuava a coinvolgere i parenti rimasti nel paese.
L'argomento che in questo procedimento la difesa ha invocato come decisivo, al fine di escludere anche la sola portata indiziaria delle emergenze del processo per il duplice omicidio FACCHINERI – DE RACO è tratto da registrazioni effettuate da MIANO Francesco presso il Centro Clinico penitenziario di Torino, nella seconda metà del 1983, dei colloqui con il GULLACE.
Nel 1983, dopo un breve periodo di libertà, il GULLACE viene tratto in arresto in quanto indiziato di concorso nel sequestro di persona a scopo di estorsione ai danni di Marco Gatta – rapito a Nichelino il 19/1/1979, rilasciato dopo il pagamento di un riscatto di £ 750.000.000 il 17/4/1979 e tenuto prigioniero nel ponente ligure – e di altri reati collegati....”.
Ma questa, del sequestro Gatta, è un'altra storia rocambolesca in cui venne “graziato” il GULLACE, su cui, ora, qui, non ci addentriamo. Non possiamo però omettere di ricordare che, se il GULLACE aveva espresso l'intenzione di attentare alla vita del Giudice Istruttore di Torino, che lo aveva fatto arrestare per il sequestro Gatta, nell'agosto del 1983, il fratello del Carmelo, ovvero Elio GULLACE, unitamente al cugino Rocco PRONESTI' vennero arrestati nei pressi della sede dell'Ufficio del Giudice Istruttore del Tribunale di Torino, con un'arma occultata in auto!
Anche sull'annullamento della misura di Sorvegliato Speciale di PS, a cui GULLACE Carmelo era stato sottoposto, è evidente l'assurdità dei fondamenti su cui è stato adottato, ma anche di questo abbiamo già parlato di recente, in occasione di un altro provvedimento del Tribunale di Savona, in questo caso, sui FOTIA... vedi qui!
Sappiano che il tempo di magistrati ciechi – come affermava la dott. Canepa della Procura Nazionale Antimafia – nelle procure territoriali, in Liguria, che ha permesso il radicarsi e rafforzarsi delle organizzazioni mafiose, è ormai finito!
Il vento è cambiato ed il conto sta per essere presentato, è solo questione di tempo... ormai, crediamo, poco tempo ancora!