Lo avevamo denunciato dal sito perchè era indecente ed inacettabile. Non avevamo torto come cercavano di far credere. Ecco la delibera integrale dell'Agcom (clicca qui) e l'articolo di Ferruccio Sansa, su Il Fatto Quotidiano e di Marco Preve su La Repubblica di oggi...
Il Fatto Quotidiano
Burlando e quella pubblicità con I soldi della sanità
L'Agcom condanna la Asl 3 di Genova per violazione della par condicio: troppi spot "elettorali"
di Ferruccio Sansa
"Spot elettorali realizzati con i soldi della sanità pubblica devastata dai tagli", era l'accusa. Adesso è arrivata la sentenza: Agcom (Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni) ha bocciato gli spot pagati dalla sanità ligure in periodo elettorale perché trasmessi in violazione della par condicio: "Non erano essenziali per le funzioni dell'Ente".
Un macigno nell'acqua dell'informazione ligure, che mette in discussione il rapporto tra politica targata centrosinistra, giornali e tv. Tutto parte da un'inchiesta del Fatto: la Asl 3 di Genova aveva varato una campagna pubblicitaria definita "istituzionale" da 654mila euro. Un record: duemila euro al giorno, mentre la Regione annunciava tagli alla Sanità. Denaro speso per centinaia di spot che puntellavano i bilanci degli organi di informazione.
Gli spot, reclamizzando i servizi della Asl, mettevano in buona luce il governo della Regione Liguria. Di più: la pubblicità sulle quattro maggiori emittenti tv si svolgeva in pieno periodo elettorale. Anzi, come confermavano gli interessati, la trasmissione si era interrotta proprio nei giorni delle elezioni che videro la vittoria del centrosinistra di Claudio Burlando. La stessa giunta che aveva nominato i vertici della Asl "incriminata".
Il dibattito elettorale si era concentrato sulla sanità. Convincere i cittadini dell'efficienza del servizio era essenziale. Così Luigi Morgillo (Pdl) accusò: "I liguri hanno visto gli spot che inondavano tv e giornali in campagna elettorale, magnificando l'operato della Regione. Pagati con denaro della sanità, mentre le Asl tagliano i servizi, dalla maternità alla psichiatria. Uno scandalo che si aggiunge al milione e mezzo in pubblicità cosiddetta istituzionale che la Regione per conto proprio ha finanziato fino a ridosso delle elezioni".
Il Fatto si procurò le delibere della Asl 3. I documenti (a partire dalla delibera 1597 del 24 dicembre 2008, "Piano di comunicazione 2009") confermavano che la Asl della direttrice Renata Canini aveva deliberato la spesa di 654mila euro per attività di comunicazione. Di questi almeno 359mila erano finiti a tv e giornali, dai maggiori alle pubblicazioni di quartiere.
La fetta maggiore (appunto 359mila euro) era così suddivisa: Primocanale 138.000, Publirama (Il Secolo XIX) 68.000, Telenord 36.000, City Gold 36.000, Telecity 12.000, Telegenova 12.000, Corriere Mercantile (La Stampa) 10.000, Mentelocale 8.500, Maxischermo Palazzo Ducale 6.000, Gazzettino Sampierdarenese 4.500, Televideo Rai 4.000, Corriere di Sestri 3.000, Genova Medica 3.000, Genova Dove 2.200, La Repubblica 1.800 euro. Non manca neppure il Giornale dei Berlusconi: 10.000 euro.
Il precedente direttore della Asl 3, Alessio Parodi, aveva dedicato alla comunicazione 15.000 euro. Un caso? In Emilia un'azienda di dimensioni analoghe dichiarava di aver speso per spot 50.000 euro in dieci anni e di produrre in proprio i documenti da fornire a costo zero alla stampa. Stesse risposte arrivarono da Piemonte e Toscana.
Canini confermò: "È una spesa permessa dalla legge Frattini del 2002". Ma perché pagare, visto che altrove alle Asl non costa nulla? "Volevamo essere più efficaci e abbiamo fatto contratti con tutti i giornali". Non era meglio spendere per i malati? "Noi destiniamo molto ai servizi. Ma la comunicazione è essenziale". E il divieto previsto dalla par condicio? "Non sono d'accordo", tagliò corto Canini. Perché gli spot sono finiti con le elezioni? "È un caso".
Caso chiuso, almeno per la Regione e per Canini. Adesso, però, arriva la pronuncia dell'Agcom. La Asl, si legge negli atti, ha sostenuto che "il divieto non riguarda tutta l'informazione istituzionale, ma solo quella che si traduce in propaganda elettorale". Ancora: le informazioni degli spot sono "essenziali" per i fini "istituzionali". Infine: "Canini non era candidata".
Agcom non condivide: "Il divieto della legge sulla par condicio vale per ciascuna consultazione elettorale, dalla convocazione dei comizi fino alla chiusura del voto". Non solo: "Manca il requisito dell'impersonalità, perché Canini compare negli spot... Una più attenta programmazione dell'attività di comunicazione avrebbe potuto evitare la coincidenza con il periodo elettorale".
Infine ecco la decisione: Agcom ordina alla Asl di pubblicare sul suo sito un messaggio che indichi "la non corrispondenza dell'attività di comunicazione svolta sulle emittenti Primocanale, Telecity, Telegenova e Tele Nord (le principali tv liguri, ndr) alla legge del febbraio 2000 in quanto carente dei requisiti dell'impersonalità e dell'indispensabilità per l'efficace assolvimento delle funzioni dell'Ente". La Asl 3, sostiene l'Agcom, "non ha nemmeno presentato appello".
Per l'informazione ligure è la punta di un iceberg. La pubblicità istituzionale della Regione è fondamentale per i bilanci di tv e giornali. La Asl 3 è una piccola fetta. "Come ha ammesso la Regione, nel solo 2008 la giunta Burlando stanziò 1,5 milioni per pubblicità e inserti, soldi che a pioggia finirono a giornali ed emittenti", spiega Christian Abbondanza della Casa della Legalità. Aggiunge il consigliere regionale Morgillo: "E dal conto restano fuori le pubblicità degli assessorati e delle società controllate dalla Regione".
Abbondanza accusa: "Esiste il dubbio che si tratti di propaganda politica pagata con soldi pubblici. Potevano fare ospedali, scuole o centri per anziani".
La Regione si è sempre difesa: "È essenziale informare i cittadini sui servizi". L'opposizione, però, replica: "Perché negli spot compare spesso Burlando?".
Secondo Abbondanza non è una questione solo economica: "Gli spot potrebbero rivelarsi un'inopportuna ingerenza della Regione di Burlando nella stampa. C'è un rischio per la libertà. Chi può garantirci che l'informazione non tratti con riguardo l'ente che contribuisce ai suoi bilanci? Che questa valanga di pubblicità non condizioni assunzioni e promozioni, emarginando cronisti non graditi?".
Attilio Lugli, presidente dell'Ordine dei giornalisti ligure, aveva promesso: "Verificheremo". Dopo la pronuncia di Agcom, la parola adesso spetta all'Ordine.
la Repubblica
Spot in tv durante la campagna elettorale il Garante "condanna" la Asl3 e la Canini
Nel mirino quattro messaggi sulle emittenti locali "Non erano impersonali"
di Marco Preve
Con quegli spot a pagamento su alcune televisioni genovesi, l´Asl 3 non ha fatto informazione sanitaria ma campagna elettorale. E´ questa la sentenza dell´Autorità Garante della Comunicazione su una serie di quattro messaggi pubblicitari andati ripetutamente in onda sulle emittenti Primo Canale, Telegenova, Telenord e Telecity, a ridosso delle elezioni regionali del 28 e 29 marzo.
Nel mirino sono finiti in particolare gli spot in cui era protagonista lo stesso direttore generale della Asl, Renata Canini.
La "pena" comminata dall´Agcom è più che altro simbolica, perché ha obbligato l´Azienda a pubblicare per quindici giorni sul proprio sito internet «un messaggio recante l´indicazione di non rispondenza della comunicazione istituzionale a quanto previsto dall´articolo 9 legge 22 del 2000». Si tratta delle norme che regolano la campagna elettorale e che stabiliscono come «dalla data di convocazione dei comizi elettorali e fino alla chiusura delle operazioni di voto è fatto divieto a tutte le amministrazioni pubbliche di svolgere attività di comunicazione, ad eccezione di quelle effettuate in forma impersonale ed indispensabili per l´efficace assolvimento delle proprie funzioni».
L´indagine dell´Agcom, in prima battuta affidata a funzionari del Corecom regionale della Liguria, partiva da una segnalazione del consigliere Pdl Luigi Morgillo (le delibere di spesa della Asl di Renata Canini: 640 mila euro in pubblicità di cui 359 mila a tivù e giornali) ed aveva come oggetto proprio le due eccezioni. Gli spot recitati dal direttore generale erano «impersonali» e «indispensabili»?
L´Autorità presieduta da Corrado Calabrò ha ritenuto di no. Il requisito di impersonalità era carente «in quanto negli spot trasmessi compare in prima persona la dottoressa Renata Canini», e lo stesso dicasi per l´indispensabilità, «in quanto una più attenta programmazione dell´attività di comunicazione avrebbe potuto evitare la coincidenza temporale della diffusione degli spot nel periodo di campagna elettorale».
Nella sua difesa l´Asl 3 aveva ricordato che Renata Canini «non è stata candidata» e non «è iscritta ad alcuna formazione politica», «gli spot erano rivolti esclusivamente agli utenti dell´Asl3», si trattava di «comunicazione socialmente utile» per settori fondamentali come tecnologia, farmaci, disabilità e anziani. La sentenza dell´Agcom apre anche una riflessione sul ruolo di editori e giornalisti in rapporto alla propaganda elettorale