Che si sia davanti ad un gioco non pulito lo si doveva capire da un semplice dato ed alcuni fatti.
Il dato più significativo è questo: vi erano 10/15% di Prefetti senza sede, ma al Ministro dell'Interno, Roberto Maroni, parevano pochi e così – forse per una sua personale interpretazione della lotta al “precariato” (sic) – decide di nominarne ancora un po... e così si arriva ad avere, in Italia, oggi, un numero di Prefetti senza sede che supera il 50% sul totale dei Prefetti (con conseguente pagamento dello stipendio pieno anche se non svolgono la funzione ed in minima parte sono “parcheggiati” presso la Presidenza del Consiglio).
I fatti dicono che si è in una situazione sintetizzabile così: fedeli all'Impero oppure fuori! Vediamoli...
Infatti, se prendiamo ad esempio, i Prefetti della Lombardia, come avevamo già evidenziato, si scopre che nonostante una galassia di Comuni con pesanti infiltrazioni e condizionamenti della 'ndrangheta, nessuna Commissione di Accesso è stata inviata per promuovere un'inchiesta amministrativa seria, necessaria per procedere allo scioglimento delle Amministrazioni Comunali condizionate dalle cosche.
E nella maggioranza dei Comuni lombardi chi è nelle amministrazioni? Il centro-destra con la Lega... ed il Ministro Maroni è della Lega. Una situazione che, comunque, non dispiace neppure al centro-sinistra, visto che anche in quell'area politica le contiguità con esponenti della 'ndrangheta non mancano... ed alcuni suoi esponenti sono finiti nella rete di diverse inchieste.
Ma in Lombardia non c'è solo chi non vuole disturbare l'Impero... tra i Prefetti c'è anche chi pare voglia testimoniare pubblicamente di apprezzarlo molto. In questo caso bisogna andare a Brescia, dove Prefetto è Narcisa Brassesco Pace (da Genova Sampierdarena) ci teneva tanto a rendere pubblica la sua vicinanza al partito del Ministro dell'Interno che da un lato si fa promotore dello sgombero dei "poveri cristi" e dall'altro si è recata persino a Ponte di Legno per farsi fotografare sorridente con l'Umberto Bossi. Tra l'altro, la Brassesco Pace (che proprio a Genova scelse di prendersi una “pausa” dal Ministero dell'Interno per provare l'esperienza nel “privato”), con un trascorso in cui è stata molto legata all'ex Prefetto Stelo, uomo dei Servizi Segreti, vorrebbe, si dice, concludere la sua carriera tornando a Genova.
E se ci si sposta in Liguria, che dire di Di Menna, Prefetto di Imperia, che pare proprio non voglia disturbare quell'Impero, che in quel territorio conta del “vice-re” in persona: Claudio Scajola? Non solo ha accumulato ritardi gravissimi nella procedura per lo scioglimento per infiltrazione mafiosa al Comune di Bordighera e nonostante che i Carabinieri abbiano confermato che la 'ndrangheta condiziona anche il Comune di Ventimiglia, non ha ancora provveduto ad inviare una Commissione di Accesso anche lì. Ha fatto di più: ha illustrato il contenuto della Relazione conclusiva (atto secretato) della Commissione di Accesso (che non ha ancora spedito al Ministro) alla riunione del Comitato per l'Ordine Pubblico di Imperia con la presenza di due esponenti del PDL (vicinissimi a Scajola ed ai sindaci di Bordighera e Ventimiglia). Ma qui sul territorio dell'imperiese le pressioni politiche da accontentare non sono certo solo quelle locali considerando che:
- lo stesso clan dei Pellegrino che ha condizionato il voto e l'amministrazione del Comune di Bordighera è lo stesso da cui hanno preso i voti anche: l'On. Eugenio Minasso (ex AN ora PDL, proprio come il sottosegretario al Ministero dell'Interno, Alfredo Mantovano) ha ammesso “tranquillamente” di averli presi come se fosse cosa buona e giusta (sic) ed anche la Lega Nord per la candidatura di Sonia Viale (ora sottosegretario dello stesso Governo in quota Lega Nord, ovvero il partito del Ministro), come “rimproverato” al padre della Sonia Viale, Giulio Viale, quando, a seguito degli arresti del clan Pellegrino e dell'emergere delle contiguità della Giunta Bosio con la cosca, questi si è dimesso da assessore proprio di quella Giunta Bosio (nell'agosto scorso, infatti a seguito delle dimissioni di Giulio Viale, il sindaco Bosio dichiarò: “Viale? Un ipocrita, che quando è venuto il momento di sponsorizzare sua figlia, candidata alle Europee, ha chiesto i voti che ora definisce mafiosi a tutti gli assessori e i consiglieri del Pdl”;
- a Ventimiglia, dove il Sindaco è Gaetano Scullino, altro uomo vicino a Scajola, siede in Consiglio Comunale (dopo essere stato determinante per l'elezione dell'Amministrazione, di cui è stato anche vice-sindaco) quel Vincenzo Moio che è indicato dagli inquirenti e del Gip di Reggio Calabria come “affiliato alla 'Ndrangheta”.
E' chiaro che il Prefetto sia sottoposto a pressioni. Pressioni che se vuole può ignorare, forte della sua funzione e del potere che gli concede la Legge. Fatto è che qui il Prefetto non si voglia assumersi troppe responsabilità, proprio come fanno nel lombardo ventre dell'Impero... tanto che se ha adottato misure interdittive per la società del boss Ingrasciotta (la Coffe Time), la stessa misura non è stata adottata per le società dei potenti fratelli del clan Pellegrino (sottoposti ad arresto e rinvio a giudizio, mentre la ditta continuava a lavorare!) che, guarda caso, risulta essere la ditta tanto amata dalle amministrazioni imperiesi (e non) e dai “grandi” imprenditori come i costruttori dei Porti (vedi il Giorgio Parodi, la sua figliola Elisabetta Parodi ved. Cozzi con il di lei fidanzato Francesco Bellavista Caltagirone).
Ecco, qui nessuna ispezione da parte del Ministero, nessun richiamo, sia mai... E nemmeno a Pavia c'è stato richiamo o altro verso il Prefetto. Qui davanti ad un Comune ed Amministrazione, quella di Pavia, con pesanti contiguità con gli ominicchi del “locale” della 'Ndrangheta, di Commissione di Accesso manco l'ombra (con gioia non solo del centro-destra al governo della città ma anche del centro-sinistra che lo ha preceduto)... Solo davanti alla ASL di Pavia, con il Direttore Generale, Carlo Chiriaco, arrestato per associazione mafiosa, si è dovuto arrendere ed inviare una Commissione di Accesso... Ma l'asse politica-affari-mafia ha subito tirato un sospiro di sollievo a Borgarello. Qui dopo che l'Amministrazione comunale è decaduta a seguito delle dimissioni del Sindaco, Giovanni Valdes, arrestato nell'ambito dell'inchiesta di DIA e DDA di Milano sulla 'ndrangheta in Lombardia, il Prefetto ha proceduto nel nominare il commissario Basilicata. E questi cosa fa davanti ad una speculazione spaventosa che prevede, dopo le costruzioni di villette (made Fratelli Tedesco, nati a Gioia Tauro e cresciuti mattonari d'eccezione nella pianura pavese), l'edificazione di circa 217 mila metri quadri per un centro commerciale? Lascia che tutto scorra tranquillo, come voleva quell'amministrazione comunale di centrodestra crollata per l'operazione Antimafia... Così il progetto della “Progetto Commerciale” (appoggiato anche dalle amministrazioni di centro-sinistra di Certosa e Giussago) ha conquistato proprio in questi giorni il via libera definitivo.
A Genova per trovare Prefetti apprezzati dalla politica (e dalla politica con pensati collusioni con uomini delle cosche, così come ai poteri forti e massonici che coinvolgono comunemente Chiesa e Sinistra) bisogna tornare indietro nel tempo. A quando vi erano i Prefetti come Di Giovine (che poi venne chiamato in Regione a guida centro-destra come “Difensore Civico”) o Romano (che poi venne nominato dalla Regione a guida centro-sinistra quale Commissario per i Rifiuti per la provincia di Imperia e poi direttamente dal Clero a vice-presidente dell'Ospedale Galliera, per sostituire quel Giuseppe Profiti arrestato e condannato in primo grado per corruzione).
Loro la mafia non la vedevano... negavano con fermezza che vi fosse a Genova... e quindi non la disturbavano! Loro hanno speso centinaia e centinaia ed ancora centinaia di milioni per sistemarsi l'appartamento prefettizio, ma alla politica andavano bene così e incassavano sempre applausi. La loro stagione si è chiusa con i Prefetto Anna Maria Cancellieri e Francesco Musolino. Uomini di Stato che non hanno nascosto la testa sotto la sabbia ed hanno affrontato il problema del radicamento mafioso nel capoluogo ligure. Hanno fortemente sostenuto controlli nei cantieri, su appalti e fornitori... hanno fornito supporto alle attività d'indagine per colpire gli affari delle cosche, oltre che agevolare le attività della DIA per il contrasto alle infiltrazioni nell'economia e l'aggressione al patrimonio illecito... Musolino si è spinto a promuovere un interdizione antimafia anche per il colosso dei Mamone (legati alla cosca Gullace-Raso-Albanese) quale è quell'Eco-Ge, tanto amata da politici (finanziati) e dalle amministrazioni (soprattutto di centro-sinistra) che elargivano loro concessioni e appalti. Un provvedimento ignorato, naturalmente, dagli Enti Pubblici che ancora, per i lavori d'urgenza relativi all'alluvione dell'ottobre scorso, attraverso l'Amiu, hanno noleggiato proprio dall'Eco.Ge i mezzi per affrontare l'emergenza! (Società, quella dei Mamone, tanto amata, prima e dopo l'interdizione, anche dal blocco “dominante” delle costruzioni made in Coop, come Coopsette e Unieco).
Ecco a Genova si applaudiva ai Prefetti “silenti” e si preparano le “imboscate” ai Prefetti che invece fanno correttamente e rigorosamente il proprio lavoro senza chinare il capo. Anna Maria Cancellieri non ha potuto concludere il proprio mandato perché al Ministero si è colta l'occasione di mandarla in pensione. Per Francesco Antonio Musolino ne hanno pensata un'altra: rifare il bagno dell'appartamento prefettizio (e qualche altro intervento), spendendo oltre 100 mila euro, per poi dire che il Prefetto si era rifatto il bagno extra lusso. Peccato che quel bagno, progetto ed incarico, oltre che stanziamento e gara, lo abbia fatto il Provveditorato alle Opere Pubbliche di Lombardia e Liguria e non certo il Prefetto che anzi, conoscendolo per il suo rigore, avrebbe bloccato tale spesa esageratamente elevata, così come ha bloccato altri lavori di cui era venuto a conoscenza invitando, anziché a restauri costosi, ad effettuare una adeguata pulizia. Ma questo è un “dettaglio” che se si vuole screditare il lavoro del Prefetto si sa bene non sarà notato dal quolunquismo generale che l'informazione distorta è in grado di produrre. Eppure non ci vuole molto a capire che ci sono alcuni amici di quel Provveditorato a cui il rigore e la capacità di contrasto alle organizzazioni mafiose proprie del Prefetto Musolino non sono affatto gradite.
(Ed inoltre vi è un dettaglio, non trascurabile. Chi ha reso noto il presunto scandalo, imputandolo la spesa al Prefetto Musolino? La redazione locale di Repubblica che, dopo aver incassato la sua fetta di buoni finanziamenti da Regione e Asl 3 per gli spot “elettorali” di Burlando, si conferma nella sua linea editoriale cittadina come burlandiana doc – tranne, naturalmente, rare eccezioni di giornalisti liberi. Ed ancora: se la redazione genovese di Repubblica è riuscita ad avere la "minuta" della gara per il bagno della Prefettura, siramente riuscirà ad avere e pubblicare anche le note spese per le più dispendiose gestioni Di Giovine e Romano, con tanto di sala fisioterapia e sala con biliardo, ma su queste casualmente non c'è traccia nelle pagine del quotidiano).
Tra un mare di Prefetti senza sede nominati da Maroni, Prefetti dimostratisi fedeli all'Impero con il sogno di promozioni e trasferimenti graditi, uomini pubblici vicini ai Servizi ed ai poteri massonici, è drammaticamente normale in questo Paese che si cerchi di colpire i Prefetti che il loro dovere lo fanno... Ma noi, per quel che possiamo, renderemo più ardua possibile la strada ai signori delle “imboscate” che, oggi come ieri, usano l'arte dello screditare per indebolire e colpire chi in questo Stato fa il proprio dovere!
In Liguria ed a Genova si vuole una bella "normalizzazione"... tra Vallecrosia, Bordighera e Ventimiglia i killer della 'Ndrangheta vogliono colpire ed uccidere uomini dello Stato perché come dicono i mafiosi nelle intercettazioni "siamo in guerra" e bisogna far capire che le Istituzioni devono stare buone, quiete e non devono mettere il naso nei loro affari. A Genova va in scena un altro modo per colpire chi è scomodo, quello silenzioso, senza clamore, che punta sul populismo per isolare e mettere in un angolo chi combatte in prima linea, anche se lontano dal clamore meditico, e non accetta di chiudere gli occhi davanti alle illegalità ed alle mafie che imperversano con pesantissime contiguità e complicità nell'economia e politica ligure.