Alcuni giorni fa il sito dell'associazione Alza la Testa ha pubblicato un articolo in cui comunicava che per l'ennesima volta uno stabilimento balneare veniva distrutto da un incendio. Questa è stata la volta della Margunaira che ci si ricorda "qualche anno fa è bruciata da sola". Come altri stabilimenti: Stella Marina, il Corallo a Valllecrosia, Sirena. Ed oltre ai bagni di Ventimiglia, nel imperiese, vanno normalmente a fuoco "auto , escavatori, camion , bar, ristoranti, discoteche"...
Le risposte delle vittime solitamente suonano sempre così: mai avuto minacce, mai subito racket. Così qualcuno potrebbe pensare che la Riviera di Ponente, ed in particolare l'imperiese e ventimiglia, siano una realtà in cui la scienza deve porre la sua attenzione per scoprire i segreti dell'autocombustione. Anche nell'ultimo caso, quello della Margunaira, una delle persone che abitavano nelle vicinanze ha dichiarato di aver sentito un esplosione prima dell'esplodere dell'incendio... ma sicuramente si tratta di immaginazione, figuriamoci se in una ridente e tranquilla cittadina come Ventimiglia ci possano essere esplosioni che causano indendi?
Suvvia, sarebbe come dire che esiste ad Arma di Taggia ti sparano al ristorante con fucili a canne mozze...
Suvvia, sarebbe come dire che al Casinò di Sanremo qualcuno "punta" su riciclaggio e usura...
Suvvia, sarebbe come dire nelle discariche abusive, come in molte cave, ci finiscono rifiuti tossici e nocivi...
Suvvia, sarebbe come dire che nelle nostre Riviere vi è un abusivismo e una specilazione edilizia devastante...
Suvvia, sarebbe come dire che dietro al controllo di night e locali notturni qualcuno gestisce lo sfruttamento della prostituzione e spaccio di droga...
Un momento questo, tutto questo... i fucili a canne mozze, il riciclaggio, l'usura, il traffico di rifiuti, l'abisivismo e le speculazioni edilizie, la prostituzione, lo spaccio ed il traffico di droga... ci sono davvero!
Ma che strano in una serena e ridente cittadina di provincia e di confine. Che sia forse per quella parolina di cinque lettere che nessuno osa pronunciare... ovvero: "mafia".
Noi è da molto che lo diciamo e per questo siamo stati "banditi". Come da tempo ricordiamo quello che dice Anna Canepa o ciò che hanno scritto Marco Preve e Ferruccio Sansa nel libro-inchiesta "Il Partito del Cemento". Come è anche da tempo che abbiamo la brutta abitudine di andare a leggerci le relazioni della Commissione Antimafia e della Direzione Investigativa Antimafia, sentenze ed ordinenza, rapporti e dossier sulle mafie e la criminalità finanziaria.
Della realtà genovese ci siamo già occupati e le inchieste della Procura stanno andando avanti. Della realtà savonese anche....
Adesso grazie alla preziosa collaborazione dell'asscociazione Alza La Testa e del suo presidente, Marco Ballestra, referente della Casa della Legalità di Imperia, vediamo un altro tassello... quello sulla realtà dell'imperiese ed in particolare di Ventimiglia.
Lo facciamo attraverso alcuni estratti del Rapporto di ricerca Carrer sulla città di Ventimiglia, datato 2006. Segnalando che i fatti e le risultanze da allora ad oggi hanno confermato quanto in esso conenuto e ripreso da quelle relazioni dei Reparti investigativi che potete trovare integralmente nella sezione "ATTI-RAPPORTI". Ci siamo domandati: ma le Istituzioni dove sono? non leggono proprio mai? Diamogli una mano... facciamo un po di sana e corretta informazione!
Estratti dal RAPPORTO CARRER su VENTIMIGLIA
"La Criminalità organizzata è certo presente a Ventimiglia. Non può non esserci a partire dai dati storici, sociologici e giudiziari...
Come si può vedere dall'insieme dei rapporti redatti ancora negli ultimi anni dalle Forze di polizia, è segnalata la presenza in questa provincia, e nella città di Ventimiglia, l'intera panoplia di reati caratteristici delle diverse forme di criminalità organizzata nostrana.
A chi, guardandomi con malcelato stupore, ha negato l'esistenza della criminalità organizzata a Ventimiglia, ricordo quanto già ... scritto nella Relazione del Dipartimento della Pubblica Sicurezza al Parlamento per l'anno 2003...
"Parrebbe, invece, fuori luogo il riferimento ad una volontà tesa ad ogni forma di controllo del territorio imposto tramite l'intimidazione diffusa e il veicolo di omertà. Sul territorio ligure operano alcuni "locali" della "'Ndrangheta", vale a dire strutture organizzate e articolate a loro volta in "'ndrine". I "locali" liguri svolgono un ruolo equilibratore con funzioni di comando e controllo, nonché di coordinamento e pacificazione qualora le circostanze lo rendessero necessario [...] il "locale" di Ventimiglia si distinguerebbe anche per il ruolo di equilibratore tra le istanze delle articolazioni paritetiche, per le funzioni di coordinamento delle attività della "'Ndrangheta" in Liguria e nel basso Piemonte, nonché per essere un qualificato punto di collegamento con i sodalizi presenti in territorio francese, a Nizza, Antibes e Mentone"
[...]
"Nella provincia di Imperia sono presenti pregiudicati calabresi e campani che agiscono in collegamento con i gruppi di appartenenza dell'area d'origine, assumendone spesso le veci di mandatari locali anche attività criminali da sviluppare nei Paesi d'oltralpe, come ad esempio Francia e Spagna [...] In Ventimiglia, da tempo, le cosche reggine hanno costituito strutturate proiezioni per il traffico di droga e per l'attività di supporto a latitanti, anche in territorio francese"...
"Pregiudicati provenienti da realtà geografiche e sociali impregnate da forme di criminalità organizzata risiedono a Ventimiglia e niente può far pensare - se non improbabili ravvedimenti o una formale presunzione d'innocenza in assenza di prove provate - che non continuino nelle classiche attività delinquenziali previste anche in una realtà quale quella in questione.
Attività delinquenziali che possono concretizzarsi con poca difficoltà, non trovando resistenza da parte di una controparte poco propensa a forme di resistenza lecita o, anche per diretta conoscenza culturale, ben informate sulle conseguenze di eventuali contrapposizioni.
Non si può non pensare ad un protettorato della 'ndrangheta, di una sorta di zona franca, costruito nei decenni e, non a caso, collocato in una realtà di frontiera con altri due Stati sovrani.
Inoltre, come ricordato, niente vieta di pensare che, pregiudicati e delinquenti residenti a Ventimiglia svolgano le loro attività illecite altrove, sfuggendo, quindi, ad ogni analisi e considerazione. Lo stesso discorso, come già detto, vale per tutte le operazioni relative all'attività finanziaria, effettuabile oggi in ogni parte del pianeta, dalla vicina Francia ai più diversi "paradisi fiscali".
La presenza della criminalità organizzata garantisce la presenza di tutte le principali forme di criminalità economica, che, nel caso specifico fanno riferimento anche alla contraffazione di prodotti di ogni genere, dalle meno "sensibili" borse e cinture, agli occhiali, ai pezzi di ricambio per strumentazioni e macchinari vari, al cibo ai farmaci...
E' possibile che, per una gestione più tranquilla di questi mercati, l'organizzazione criminale si sia assicurata un più ampio controllo del territorio, allargando i propri confini in una fascia intermedia di organizzazioni commerciali borderline fra illecito e l'illecito, con una formale mascheratura di attività lecita.
Come detto, i sistemi di protezione giuridica, votati da Parlamenti sovrani, prima ancora delle scatole cinesi e dei paradisi fiscali, garantiscono l'impermeabilità e la riservatezza, non solo rispetto ad un ricercatore privo di poteri di polizia giudiziaria. L'assenza a tutt'oggi di un'anagrafe bancaria operativa, ad esempio, la dice lunga in proposito.
Fra le attività certo interessate dalla criminalità organizzata sono quelle svolte nel settore dell'edilizia, sia per quanto riguarda la gestione di appalti, sia per forme di caporalato e di lavoro nero.
Fra i principali cespiti della criminalità organizzata operante nell'estremo ponente ligure si devono ricordare anche il traffico di sostanze stupefacenti - è già stata ricordata l'importante piazza di Sanremo - ed il possibile transito di armi."
Inoltre nello stesso Rapporto si legge: "Fra l'altro, sia da un punto di vista positivo, sia per quanto riguarda gli aspetti negativi legati al riciclaggio e al tropismo della criminalità, bisogna ricordare che al casinò di Sanremo - "il casinò è una cancrena, in cui tutti i processi hanno evidenziato cancrene sempre più profonde non tutte asportate" - fanno da contraltare, per parte francese, ben 21 strutture simili, già oggetto di tentativi di acquisizione da parte della malavita italiana.
L'esistenza "da sempre" di una frontiera ha facilitato, nel tempo, il radicamento in Costa Azzurra di numerosi italiani - "c'è una forte presenza calabrese anche a Mentone", "c'è una presenza di abitazioni ed attività di italiani in Costa Azzurra" - pregiudicati e parenti di pregiudicati compresi, che hanno contribuito ad allargare il retroterra - o la zona antistante, a seconda del come si guarda la questione - creando un continuum estremamente utili e funzionale ad ogni sorta di traffici e manovre. D'altra parte, la criminalità francese passa volentieri da questa parte e non sono mancate le forme di collaborazione, compresi gli aiuti, antichi e più recenti, dei "marsigliesi" ai latitanti italiani."
Ed ancora: "L'ambiente ha mantenuto divisioni regionali, non c'è mai stato l'amalgama che si trova solitamente, a partire dalle comunità immigrate presenti nei paesi vicini". "Ventimiglia", ha aggiunto uno degli intervistati, meridionale residente in città da oltre trent'anni, "è rimasta un'enclave del sud [...] inoltre, la città è meridionalizzata, come modo di interpretare la pubblica amministrazione, come approccio etico dei pubblico amministratori. Qui a Ventimiglia la mentalità non si è modificata, è rimasta arretrata. Ancora peggio che nel vero sud [...] pur essendo di sinistra, devo riconoscere che, per esempio, a Mentone, città governata da amministrazioni di destra, c'è stata una migliore tutela dell'ambiente [...] qui il degrado è impercettibile e costante; e il degrado aumenta gli atteggiamenti malavitosi, che sono autoreferenziali e hanno gioco facile in una realtà di questo tipo. C'è un humus più favorevole, accogliente, omertoso..."
Nel Rapporto viene anche riportato un estratto di una discussione al Senato della Repubblica del 1998 in cui l'allora Sottosegretario agli Interni affermava: "La Situazione dell'ordine e della sicurezza pubblica a Ventimiglia e, più in generale, nella provincia di Imperia, risente, in larga parte, della contiguità con le due grandi aree urbane di Marsiglia e di Genova e della particolare conformazione della linea di frontiera, accessibile non soltanto dai valichi principali, ma anche dai numerosi sentieri pedonali, dalle strade minori e dal mare. Elevati sono, quindi, il flusso e il transito dei cittadini stranieri nella zona considerata, che rappresenta il naturale crocevia del traffico internazionale di stupefacenti nella direttrice Marsiglia-Genova. Per queste ragioni, gli organi di polizia riservano speciale attenzione a noti pregiudicati dediti all'usura, alle estorsioni e al traffico di armi e di droga, in collegamento con esponenti della malavita locale e con organizzazioni criminali di tipo mafioso, che tentano di infiltrarsi in questa zona della Liguria e nella Costa Azzurra..."
Ma il Repporto si spinge anche ad analizzare l'attività di analisi dell'Assemblea Nazionale Francese. Si tratta del rapporto del luglio 2000, in cui Myrianne Coen afferma: "il relatore Arnaud Montebourg denuncia, alla luce dell'analisi della situazione nel Sud-Est della Francia, la vicinanza molto elevata, quando non la collusione, fra responsabili politici, economici ed autorità giudiziarie come ostacolo principale alla lotta contro la grande criminalità finanziaria...". Sempre Coen riferisce quanto dichiarato all'epoca da "Eric de Montgolfier, Procuratore generale al Tribunal de grande istance di Nizza: "il mercato immobiliare della Costa Azzurra mi lascia perplesso. Ci si trovano delle proprietà straordinarie. Non potrebbe il legislatore imporre alcune precauzioni che, dopo tutto, esistono già nell'ambito societario? Determinate regole dovrebbero essere imposte: per esempio, rendere obbligatoria la produzione di giustificativi a partire dal pagamento di una certa somma? Perchè constato che, in materia fiscale, arriviamo sempre troppo tardi. Bisogna mettere a punto un sistema semplificato, certo non molto liberale. Ma il liberalismo e la delinquenza finanziaria, non dimentichiamolo, rappresentano una coppia infernale. Perchè aspettare che il male si produca? Perchè non prendere precauzioni?". La regione del sud-est appare quindi molto permeabile ed esposta alle infiltrazioni criminali. Ora, è in questo fragile contesto che, inoltre, di constatano gravi disfunzionamenti dell'istituzione giudiziaria" [...] "Ha dichiarato il giudice Dorcet: "ho saputo, parlando ufficiosamente con alcuni ufficiali di polizia giudiziaria che la mafia calabrese è organizzata secondo un regime di logge - le cosche. Nelle Alpi-Marittime ci sono sette cosche, e la cosca principale è a Juan-les Pins; dipendono tutte dalla cosca di Ventimiglia". Enzo Ciconte cita tre ragioni per le quali la criminalità organizzata ha deciso di entrare nella massoneria: integrare il tessuto economico locale, avere legami all'interno delle istituzioni ed avvicinare i magistrati [...] Non è la massoneria che viene chiamata in causa, ma io penso che, a un dato momento, essa ha rappresentato una rete decisiva in cui si sono incrociate, al riparo dal segreto, persone provenienti da mondi molto diversi. Tutto questo mescolarsi fra persone che non avenano tutte lo scrupolo dell'interesse comune, ha potuto favorire, a un certo momento, delle importanti deviazioni" (estratto dall'audiozione di Philippe Docet davanti alla "Mission", 9 maggio 2001)".
Coen prosegue: "così, l'esistenza a Nizza di relazioni sociali parallele che si sono instaurate, per esempio, nel quadro di determinate logge massoniche, dove si sfiorano, si frequentano e si aiutano reciprocamente un certoi numero di persone che tutto dovrebbe contrapporre nella società civile, ostacola il regolare funzionamento delle istituzioni della Repubblica. A sua volta ascoltato dalla "Mission", il vecchio direttore dei servizi fiscali delle Alpi-Marittime, Alain Bertaux, si è mostrato turbato per il seguito molto sfavorevole riservato a certe inchieste fiscali che, evidentemente, avrebbero meritato ben altro seguito che non l'interruzione dell'azione giudiziaria"...
Come si può vedere, quindi, se Sparta piange, Atene non ha motivi per ridere. Potrà essere il caso di ipotizzare, al momento delle conclusioni, se non possa esistere una suddivisione di compiti - decisa ad un piano più alto, dove, appunto si incontrano persone diverse per molti aspetti ma unite per il comune interesse per il potere e il denaro - fra una realtà "più seria ed elegante" ed una "più plebea e cagnarosa", comunque coordinate e finalizzate verso obiettivi comuni.
Anche fra i nostri intervistati, infatti, c'è stato chi ha indicato taluni settori della massoneria fra i poteri forti di Ventimiglia e l'esistenza, in passato, di alcune inchieste giudiziarie in proposito; "una certa massoneria con funzioni di collante fra imprenditori, mondo politico e criminalità organizzata".
Nell'analisi della situazione economica di Ventimiglia si offre uno spaccato inquietante che la dice lunga sul livello di infiltrazione delle mafie. Nel rapporto, infatti, si legge "Un attento osservatore della realtà ventimigliese ha fatto notare che "anche buona parte dei commercianti regolari vende marchi contraffati; in passato ci sono stati anche grossi sequestri, che oggi non si fanno più. Oggi c'è una pressione contro gli extracomunitari e le forze di polizia sono canalizzate contro di loro [...] I venditori locali, invece, stanno seduti al bar con il catalogo dei loro articoli contraffati, e chi li cerca sa come trovarli. Anche se arriva dalla Francia, anzi. Con questo loro comportamento, ottengono diversi risultati. Anzitutto non danno fastidio e sono visti solo da chi vuole vederli. Inoltre, consumano al bar, ed eventualmente ci portano anche i loro acquirenti. Infine, effettuano un controllo della zona rispetto ad altre forme di delinquenza. Purtroppo, si va a vedere l'ultima tappa della catena: l'extracomunitario che cerca di vendere qualcosa di contraffatto"...
Appare evidente che, per un blocco efficace dei venditori extracomunitari irregolari, sarebbe necessario, ma non risolutivo, istituire un servizio di filtro e controllo su tutti i mezzi di trasporto continuativo per tutta la settimana, impedendo loro, di fatto, di raggiungere la città. Per quanto riguarda l'organizzazione del mercato, fonti locali segnalano il fatto che sembra stiano subentrando gruppi di cinesi che organizzano le vendite ed assegnano i posti agli abusivi, che, al momento, continuano ad essere in gran parte senegalesi. A questo proposito, uno degli intervistati ha osservato che "apparentemente, non ci sono problemi con la 'ndrangheta: i senegalesi si riforniscono dai cinesi sotto gli occhi dei calabresi".
Evidentemente ad altri livelli, ma è stato detto anche "oggi sono state raggiunte forme di collaborazione fra "i napoletani" e la 'ndrangheta".
[...]
Il mercato - sembra quasi esprimere un concetto ovvio - è "il problema" di Ventimiglia, tanto che, come si vedrà, non si può evitare di pensare che, per qualcuno possa costituire il "falso scopo", il capro espiatorio da utilizzare per fuorviare l'attenzione dei cittadini e gli sforzi di polizia da ben altri problemi, rappresentando al contempo una fonte di entrate legali e illegali"
Nel capitolo dedicato alla realtà criminologica di Ventimiglia dopo una disamina sui rapporti e le relazioni in merito alle caratteristiche delle organizzazioni mafiose e della criminalità finanziaria, il Rapporto scrive: "Una certa peculiarità settroriale e geografica è confermata da Ciconte, il quale evidenzia che "l'avvio di piccole imprese nel campo dell'edilizia, l'utilizzazione di manodopera meridionale, pagata spesso in nero, e, infine, il ricorso a parenti e amici, sono tecniche di diffusione di penetrazione sul territorio seguite anche nei comuni che fanno corona ai grossi agglomerati cittadini del Piemonte e della Lombardia, della Val d'Aosta, della Liguria e della Toscana"...
"E' importante sottolineare che, oltre a costituire un danno per le imprese oneste ed a rappresentare una modalità di guadagno temporaneamente lecito, l'appalto rappresenta un mezzo di ulteriore infiltrazione e di rafforzamento di un'immagine legale nelle singole comunità locali, la burocrazia comunale, le imprese, i professionisti del luogo; significa, in una parola, stabilire rapporti e relazioni con gli ambienti sociali e politici di una comunità" (Ciconte)."...
Bisogna riconoscere con Coconte come "gli uomini di mafia operanti in 'terra straniera' - cioè in contesti lontani dai loro luoghi di origine e ostili alla loro cultura - abbiano avuto la capacità di adattarsi con l'ambiente circostante e di mimetizzarsi sfuggendo ai controlli e perfino alla percezione della loro pericolosità"...
"Anche se riferita anzitutto alle realtà meridionali, può essere utile riportare la descrizione di quello che Ciconte definisce "il ciclo del cemento". Ciò in considerazione del fatto che si può ben pensare che lo stesso sia stato introdotto dalle organizzazioni criminali in quelle realtà del nord in cui sono riuscite a riprodurre il proprio sistema organizzativo e dove sono state capaci di garantirsi una propria saturazione del territorio in collusione con politici locali. "In zone come la Calabria e la Sicilia, storicamente ad alta densità mafiosa, le attività essenziali per la vita e la gestione quotidiana dei cantieri di costruzione - il movimento terra, i trasporti, la fonritura di materiali inerti e calcestruzzi - sono state acquisite con il taglieggiamento o con l'usura. I gruppi mafiosi non sono certo in gradi di penetrare nella progettazione o negli interventi di alta ingegneria gestionale, ma sono sicuramente capaci di intervenire in tutte le fasi successive. Come dimostra la storia di questi decenni, essi hanno avuto la capacità di formare una serie di società in grado di acquisire e gestire autocarri per movimentare via gomma, soprattutto in ambito locale, i materiali utili alla costruzione di un'opera, grande o piccola che fosse. Nello stesso tempo sono stati capaci di assicurarsi una penetrazione nelle ditte fornitrici di materiali impiegati nei cantieri, a comunciare dalla materia prima, ossia il cemento. E' ormai assodata l'esistenza di un cero e proprio 'ciclo del cemento', che in ogni suo passaggio offre enormi opportunità alle organizzazioni criminali, a partire dal controllo delle cave e degli alvei dei fiumi per l'estrazione della sabbia e degli inerti".
In merito al numero bassissimo di denunce per usura il Rapporto conferma quanto evidenziatosi da tempo, Infatti afferma: "Fra le motivazioni che possono concorrere a spiegare il basso numero di denunce per il reato di usura, oltre agli aspetti già ricordati di natura psicologica e, soprattutto, legati alla necessità impellente di liquidità da parte del potenziale usurato, è necessario sottolineare che la "capacità di contrastare sul piano penale l'usura rappresenta il punto debole della legge e dell'azione dello Stato. I tempi giudiziari registrano una lentezza d'inaudità gravità; nel 44% dei casi il rinvio a giudizio arriva dopo due/quattro anni dalla denuncia, mentre per avere la sentenza di I° grado la parte offesa, nel 70% dei casi, deve attendere più di quattro anni. In alcune situazioni si registra un'attesa anche si sette/nove anni. La lentezza con cui si arriva a sentenza non rappresenta l'unica nota negativa, perchè è l'intero iter giudiziario ad essere caratterizzato da lungaggini e rinvii da cui consegue spesso la prescrizione del reato per decorrenza dei termini. Si chiude così il 20% dei processi, mentre, solo nel 58% dei casi il processo per usura si conclude con una condanna. Quasi tutti i condannati per reati di usura (pena massima 1 anno e sei mei) rimangono però a piede libero, perchè patteggiano, ovvero si avvalgono delle attenuanti. In nessun caso vengono applicate le misure di restrizione patrimoniale" (Rapporto SOS Impresa 2005).
D'altra parte, a detta di molti esperti, la legge n. 251 del 5 dicembre 2005 in tema di modifiche alla recidività ed alla prescrizione in tema di usura ed associazione mafiosa non migliorerà la situazione, né per le vittime ne per la lotta alla criminalità. Come ricorda ancora il Rapporto SOS Impresa 2005, essa "contiene, al suo interno, una serie di norme che modificano in maniera determinata alcuni importanti istituti del nostro diritto penale, come la prescrizione e la recidiva, abbassando ulteriormente i termini di prescrizione per i reati non secondari e, in alcuni casi, fonte di allarme sociale. La corruzione, l'usura, il favoreggiamento, il furo aggravato, l'associazione mafiosa ed altri vedono, da una parte, un aumento della pena massima detentiva accompagnata, però, da un nuovo meccanismo di calcolo della prescrizione, che ne ridice fortemente la durata..."
Il rapporto prosegue poi: "Relativamente al reato di estorsione, il "racket è un'attività criminale generalmente volta ad ottenere da un operatore economico il pagamento periodico di una certa somma in cambio dell'offerta di "protezione" da una serie di intimidazioni che, in realtà, è lo stesso proponente a mettere in atto. Questa forma di estorsione è un fenomeno assai diffuso, generalmente sommerso e per molto tempo sottovalutato, tanto da essere considerato quasi normale, un affare 'privato' delle vittime oppore qualcosa di secondario fra le varie attività della criminalità organizzata, in particolare mafiosa. In realtà, il pizzo è la più antica attività della mafia, la base della sua attività criminale: un sicuro strumento economico per mantenere l'organizzazione e per acquisisre capitali da reinvestire in altre attibità criminali o nell'economia legale; il modo più efficace per esercitare il controllo sul territorio..."
Vengono poi ripresi i rapporti della DIA ed il rapporto prosegue: "Per quanto riguarda la presenza di eventuali forme di criminalità organizzata in Liguria e nel Comune di Ventimiglia, può essere utile fare riferimento alle Relazioni semestrali prodotte dalla DIA, Direzione Investigativa Antimafia, che, in alcuni casi riferisce in maniera generica ad intere regioni, in altri possono fornire indicazioni più specifiche.
Nella Relazione semestrale del 2° semestre 2000, viene riportato che "le più recenti risultanze info-investigative confermano ulteriormente l'espansione dei presidi criminali riconducibili al fenomeno 'ndranghetistico sull'intero territorio nazionale, in particolare in Lombardia, Piemonte, Liguria, Lazio e Umbria, ove la presenza di personaggi calabresi si è fatta sempre più qualificata sia sotto il profilo dello spessore dei soggetti insediati che per il livello delle attività criminali espletate. Spesso dette attività vengono condotte in collaborazione con le locali consorterie criminali le quali, in alcuni casi, operano in stato di totale o parziale subordinazione, consentendo alle cosche un controllo capillare del territorio anche in aree storiamente estranee al fenomeno".
Gli stessi concetti si trovano nella relazione del semestre successivo: "le recenti cronache giudiziarie testimoniano il consolidamento di presidi criminali in aree estranee al contesto regionale calabrese, costituite da vere e proprie proiezioni della famiglie mafiose di origine. Così, tra le principali in Lombardia, Liguria, Piemonte e Toscana. Gli attuali standard organizzativi hanno consentito l'acquisizione di ingenti introiti finanziari in grado di sviluppare, accanto ai tradizionali business, attività di natura imprenditoriali, apparentemente lecite, che si prestano a costituire veicoli d'infiltrazione della malavita all'interno del sistema economico" (Relazione semestrale 1° semestre 2001).
L'attività di contrasto conseguente alla presenza di queste forme di criminalità nella regione è confermata dalla segnalata "collaborazione con la polizia francese atta a concretizzare attività di monitoraggio tendenti a verificare le potenziale infiltrazione di personaggi di spicco della 'ndrangheta insidiatisi nella regione Liguria" (Relazione semestrale, 1° semestre 2002)...
Inoltre, "la Liguria ospita una nutrita colonia di calabresi, al cui interno sono presenti elementi o intere famiglie ricondicibili alla 'ndrangheta. Questa presenza si configura secondo due diverse tipologie: la prima, dedita in gran parte allo spaccio di stupefacenti e a modeste attività estorsive; la seconda è costituita da interi nuclei familiari che, giunti in precarie condizioni economiche, in pochi anni si sono affermati nei più disparati settori dell'imprenditoria, quali l'edilizia, la ristorazione e lo smaltimento dei rifiuti, con l'impegno di ignenti capitali di dubbia provenienza. Tali ultimi gruppi, a composizione rigidamente familiare, si sono aggiudicati appalti pubblici, conseguendo, nel contempo, una definitiva riabilitazione sociale" (Relazione semestrale, 2° semestre volume 2° semestre 2003).
Infine, a proposito della presenza della 'ndrangheta calabrese, la DIA riferisce che "la Liguria è uno dei punti 'caldi' per le operazioni di riciclaggio dei soldalizi mafiosi calabresi. Ventimiglia (IM) è un punto nevralgico per i collegamenti con le cosche stanziali in Calabria" (Relazione semestrale, 2° semestre 2004).
[...]
Queste indicazioni di carattere generale trovano conferma in documenti più specifici, che fanno riferimento a specifici episodi riferiti alla realtà locale.
Una richiesta di rinvio a giudizio per una quarantina di persone da parte della procura della Repubblica presso il tribunale di Genova del 1995 si fondava sulla seguente motivazione: "per aver promosso, diretto ed organizzato una associazione di tipo mafioso denominata 'ndrangheta', operante prevalentemente nella provincia di Imperia e formata essenzialmente da persone di origine calabrese legate ad organizzazioni criminali insediate in Calabria, avvalendosi della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva per commettere delitti di traffico di sostanze stupefacenti, tentati omicidi e lesioni, rapine, estorsione, usura, porto e detenzione di armi anche da guerra e di esplosivi, per acquisire in modo diretto ed indiretto la gestione o, comunque, il controllo di attività economiche, concessioni, autorizzazioni, appalti, servizi pubblici nonché per realizzare profitti e vantaggi ingiusti. Con le aggravanti richiamate, trattandosi di associazione armata e per aver finanziato le attività economiche controllate con il prezzo, il prodotto e il profitto di delitti"....
Lo stesso documento ricordava che, "da alcuni decenni, la Provincia di Imperia e parte di quella di Savona sono oggetto di costante capillare infiltrazione da parte di cosche di origine calabrese che, in queste zone, hanno posto salde radici. Approfittando della folta presenza, in varie zone del ponente ligure, di immigrati di origine calabrese oggi pienamente inseriti nella preesistente comunità e dediti ad attività lavorative ed economiche del tutto oneste e legali, gli appartenenti alle cosche della 'ndrangheta hanno trovato un terreno fertile per la loro opera di intrusione nel territorio, per attivare una costante penetrazione ed un capillare controllo di attività criminali, per fare di queste zone una riserva territoriale lontana dalle attività investigative più attive ma non per questo meno importanti dal punto di vista dell'utilità apportata alle varie organizzazioni di provenienza. Questa penetrazione è potuta avvenire in modo particolarmente incontrastato per più ordini di ragioni:
- innanzitutto la struttura stessa della mafia calabrese (comunemente denominata 'ndrangheta) ha reso possibile il radicarsi delle varie cosche in modo assolutamente non appariscente. Come è noto, la 'ndrangheta - a differenza della mafia siciliana - non ha una struttura verticale ed un vertice che tutto dirige e regola. Al contrario, è una struttura orizzontale formata da tante organizzazioni sparse sul territorio e denominate "Locali". I singoli "Locali" possono collegarsi tra di loro - e il più delle volte ciò avviene - in un organismo superiore denominato "Crimine", nel quale sono rappresentati tutti i "Locali" che ne fanno parte. Ma quest'organismo è soltanto un organo di collegamento tra le organizzazioni territoriali e non il vertice dell'organizzazione; ovviamente, l'autonomia tra le varie organizzazioni rende più diffcile il contrasto investigativo da parte delle forze dell'ordine e dell'autorità giudiziaria, e lo svelamento della struttura associativa è spesso addirittura impossibile;
- in secondo luogo, il radicamento in Liguria della 'ndrangheta è avvenuto con forme e modalità tali da evitare che l'attenzione delle forze di polizia venisse richiamata sulle attività delle cosche. I fatti di sangie ascrivibili alle cosche operanti nella zona sono numericamente limitati (ove si consideri quanto è successo in Calabria); si sono evitate contrapposizioni sanguinarie con le opposte organizzazioni che tentavano di assumere il controllo delle attività criminali della zona (si veda quanto è avvenuto a Sanremo, dove l'insediamento di appartenenti alla Nuova famiglia e il contemporaneo allontanamento degli esponenti della 'ndrangheta dalle attività economiche precedentemente controllate - per esempio, i prestiti ad usura nel Casinò e fuori - è avvenuto in modo quasi indolore; forse addirittura concordato); dopo gli iniziali coinvolgimenti in fatti clamorosi, come i sequestri di persona, gli appartenenti alle organizzazioni liguri hanno evitato accuratamente ogni coinvolgimento in attività più lucrose ma più eclatanti, sempre nella logica indicata;
- la terza ragione per la quale questa presenza è rimasta a livello quasi sotterraneo è costituita dalla capacità che queste organizzazioni hanno avuto di operare praticamente su un duplice livello; quello illegale sottostante e uno legale di copertura. Livello legale che veniva svolto con l'esercizio di attività economiche svolte spesso con compiacente complicità delle amministrazioni locali, i cui rappresentanti elettivi chiedevano ed ottenevano l'appoggio esplicito delle organizzazioni criminali calabresi".
[...]
Il rapporto quindi prosegue: "Per concludere questa esposizione e completare l'inquadramento della realtà in oggetto all'interno della regione Liguria, si può citare quanto è stato scritto nella Relazione del Dipartimento della Pubblica Sicurezza al Parlamento per l'anno 2003.
"La particolare configurazione geografica della Regione, la vicinanza alle frontiere, il lungo tratto costiero e la presenza di importanti scali portuali e aeroportuali, rappresentano motivo d'attrazione per la criminalità organizzata nazionale. Inoltre, il notevole sviluppo raggiunto, nelle attività legate al turismo, all'imprenditoria e alla floricoltura, che garantiscono un diffuso benessere, è un ulteriore elemento di richiamo per soggetti malavitosi perchè offre opportunità di stringere legami tra sodalizi anche di spessore internazionale. Il porto di Genova, in particolare, ha affermato il proprio ruolo strategico all'interno delle rotte marittime del narcotraffico che legano il Sud America all'Europa.
Nell'area sono storicamente presenti aggregati malavitosi di origine calabrese, siciliana, campana e pugliese che hanno rapporti di collaborazione con i gruppi autoctoni e mantengono stretti legami con i clan delle aree di origine e le organizzazioni criminali delle regioni limitrofe. La criminalità diffusa, interssata alla commissione di reati contro il patrimonio, al piccolo spaccio di sostanze stupefacenti e, in generale, alla consumazione di reati predatori, completa il quadro criminale apparentemente scevro, comunque, da conflitti violenti tra citate componenti.
[...]
La 'Ndrangheta ha qui cercato progressivamente di riprodurre i meccanismi operativi e funzionali già sperimentati nelle aree d'origine, al fine di assicurarsi l'acquisizione di mercati e la presenza di organizzazioni logistico-strategiche nelle aree ove insistono i propri interessi sviluppando, nel contempo, relazioni operative con proprie similari strutture esistenti in Piemonte e Lombardia.
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In particolare, si possono annoverare i "locali" di Ventimiglia, Genova, Lavagna, Sanremo, Rapallo, Imperia, Savona, Sarzana e Taggia. Tra di essi, il "locale" di Ventimiglia si distinguerebbe anche per il ruolo di equilibratore tra le istanze delle articolazioni paritetiche, per le funzioni di coordinamento delle attività della 'Ndrangheta in Liguria e nel basso Piemonte, nonché per essere un qualificato punto di collegamento con i sodalizi presenti in territorio francese, a Nizza, Antibes e Mentone.
Pur rilevandosi una presenza più consistente di rappresentanti della comunità della Piana di Gioia Tauro e di Reggio Calabria, nel Ponente e di soggetti della costa jonica calabrese, nel Levanete, si osserva che l'importanza dell'appartenenza alla matrici originarie si attenua di fronte alla dinamica affaristica criminale.
Nella Riviera di Levante è riscontrata la presenza di soggetti catanzaresi e crotonesi, subordinatamente collegati a esponenti reggini, attivi nel capoluogo ligure.
Le principali attività illecite gestite dalla "mafia" calabrese sono il traffico internazionale di sostanze stupefacenti, attraverso i collaudati canali di importazione (dal Marocco tramite la Spagna e la Francia, dal Sud America tramite l'Olanda), il controllo del gioco d'azzardo, lo sfruttamento della prostituzione, l'infiltrazione nei settori economici e finanziari legati agli appalti, l'edilizia, lo smaltimento dei rifiuti ed la partecipazione in società ed imprese anche commerciali.
La criminalità organizzata siciliana è rappresentata nella Regione, da soggetti, per lo più di origine nissena, che fanno riferimento alla famiglia di Giuseppe Madonia, con interessi nel narcotraffico e nel gioco d'azzardo.
Il Porto di Genova, per la sua importanza commerciale, ha attratto sul territorio ligure anche gruppi criminali campani e pugliesi, attivi nel contrabbando del t.l.e. e nel traffico di stupefacenti. Non è, comunque, da sottovalutare la posizione di rilievo mantenuta dagli scali portuali di Savona nel settore del traffico internazionale di stupefacenti.
Particolare interesse riveste l'attività di riciclaggio e di reinvestimento di denaro operato da esponenti della Camorra nella Riviera di Ponente ed in Costa Azzurra. Sono state anche registrate operazioni di riciclaggio riferibili all'ambito florovivaistico e al giro di prestiti a tassi usurari ai giocatori senza liquidità, attratti dal Casinò di Sanremo. Ulteriori tracce di gruppi criminali collegati alla Camorra napoletana operante in vari settori (video poker, spaccio si sostanze stupefacenti e sfruttamento della prostituzione) sono state censite nella provincia di La Spezia, con collegamenti con paritetiche articolazioni operanti nel nord della Toscana.
E', infine, di interesse comune per tutti i sodalizi criminali, a motivo dell'elevata resa economica e del basso rischio, lo sfruttamento del gioco d'azzardo all'interno delle bische clandestine e la gestione dei video-poker.
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Nella provincia di Imperia sono presenti pregiudicati calabresi e campani che agiscono in collegamento con i gruppi di appartenenza dell'area d'origine, assumendone spesso le veci di mandatari locali anche per attività criminali da sviluppare nei Paesi d'oltralpe, come ad esempio Francia e Spagna. A tal proposito, è da citare un gruppo calabrese operante in Taggia responsabile della gestione di un ramificato traffico internazionale di armi e droga, unitamente a cosche operanti in Lombardia e Piemonte. Più in particolare la presenza 'ndranghetista è evidente:
- nei comuni di Diano Marina e San Bartolomeo a Mare, ove soggetti calabresi avrebbero tentato di acquisire licenze nel settore commerciale ambulanete;
- in Sanremo, ove gruppi calabresi in ascesa starebbero superando la tradizionale competitività con i clan camorristici. Questi ultimi tuttora, molto attivi nel mercato florovivaistico ove da anni tentano di radicare interessi criminali simili a qualli sviluppati intorno all'analogo mercato di Pompei;
- in Ventimiglia, ove, da tempo, le cosche reggine hanno costituito strutturate proiezioni per il traffico di droga e pe attività di supporti a latitanti, anche in territorio francese".
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Da parte sia, il Rapporto Ecomafia 2001 redatto la Legambiente, sottolinea il fatto che "la Liguria è da tempo considerata una delle regioni del Nord Italia maggiormente coinvolte nei traffici e smaltimenti illegali di rifiuti che si muovono lungo la penisola.... Per limitarsi alla zona di nostri interessi, viene ricordato che "una discarica è stata posta sotto sequestro dai Carabinieri di Ventimiglia insieme con il Noe di Genova. In un'area del comune di Bevera, in provincia di Imperia..."
Fra i fenomeni di criminalità che interessano in maniera specifica la città di Ventimiglia, si può segnalare quello relativo all'utilizzo fraudolento di carte di credito rubate o clonate. In particolar modo, a detta di uno dei testimoni privilegiati, la realtà commerciale di Ventimiglia - concentrazione di esercizi, saturazione di clienti e vicinanza con il territorio francese - favorisce l'utilizzo fraudolento di carte di credito rubate o clonate.
Recenti analisi effettuate oltralpe, hanno localizzato circa il 50% di questo reato sulla costa ligure. Un'analisi effettuata da uno dei più importanti istituti di credito francesi, relativo al trimestre marzo-maggio 2006, ha messo in evidenza il fatto che, con questo strumento, sono stati frodati 62.000 €, di cui 32.000 nella sola Liguria; di questi, 25.500 in provincia di Imperia e 19.300 € nella sola città di Ventimiglia...
I negozi in cui queste carte sono state usate, ed i cui operatori possono essere definiti con una gamma di aggettivi che va da "moldo indaffarati" a "distratti" a "compiacenti" a "conniventi", sono stati 195 in Liguria, 148 in provincia di Imperia e 78 solo a Ventimiglia. Un unico negozio di Ventimiglia ha consentito l'utilizzo di 35 carte frodate, vale a dire l'8,15% delle frodi effettuate in Liguria, il 4% di tutte le frodi nazionali, il 10% di quelle nella provincia di Imperia e il 13% di quelle messe in atto nella sola Ventimiglia.
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Per quanto riguarda il periodo 2004-2006, infine, è stato possibile estrapolare, per il solo Comune di Ventimiglia, anche i dati relativi ai reati di percosse, minacce, ingiurie, ed al reato di riciclaggio che, nel biennio precente sono compresi nella voce "altri". I primi tre appaiono in crescita, a riprova di una realtà locale culturalmente violenta, basata sulla prevaricazione e caratterizzata da un livello di conflittualità particolarmente elevato..."
Il rapporto prosegue ancora: "Un discorso molto più complesso è rappresentato dai fenomi criminali collegati e collegabili alla presenza di organizzazioni criminali, che come detto precedentemente e come storicamente dimostrato per il passato fanno riferimento soprattutto alla 'ndrangheta calabrese. Un fenomeno che ... viene riconosciuto nelle analisi effettuate a livello centrale e, al momento, meno a livello locale. "Che cosa fa la 'ndrangheta a Ventimiglia? Fa tutto, dottore" è stata la risposta lapidaria ad una domanda volutamente generica e falsamente ingenua.
La risposta emblematica di uno dei miei interlocutori, forse legata ad un particolare momento di depressione lavorativa, peraltro ben giustificata, è stata: "cosa vuole che le diciamo che c'è la 'ndrangheta. Non sanno nemmeno come si scrive". D'altra parte, nella possibile ammissione dell'esistenza di un fenome di questo genere intervengono diversi meccanismi di difesa e scotomizzazione ben prevedibili. Le forze di polizia - che, come ripeto, non abituate, ed ancor meno obbligate, in sede non istituzionale, ad esternare le proprie reali convinzioni - si limitano a basarsi sui dati ufficiali e sono tenute a un assoluto riserbo per quello che si riferisce ad eventuali indagini ed operazioni in corso. Inoltre, è chiaro che riconoscere l'esistenza di qualcosa che non si riesce a controllare e debellare significherebbe sottolineare la propria incapacità ed i propri limiti. Infine, è noto che anche la gestione delle singole operazioni rientra in quella di più ampi equilibri geo-politici ed operativi. Mi è stato assicurato che "non c'è interesse della criminalità organizzata per il racket", che "mancano gli avvertimenti e gli atti intimidatori, tipici di questo reato". Questo segnale è considerato importante, perchè "qualcuno è sempre in ritardo nel pagare e gli si manda comunque il messaggio". "Le denunce mancano".
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Più espliciti sono stati alcuni ex appartenenti alle forze di polizia: "tutti lo negano, ma il racket c'è"; "nell'edilizia è emerso. E' probabile che ci sia anche altrove, anche se si può dire solo per intuito e ragionamento". "Per gli incendi dolosi, nell'edilizia e nel commercio, il racket c'è, ma sotto controllo". "Il pizzo diffuso non c'è". "Il pizzo serve a procurarsi denaro per la criminalità organizzata, ma ci sono ben altri modi per fare soldi". "Non risulta un racket classico; chi paga eventualmente il pizzo paga favori pregressi". "Con il raddoppio ferroviario in corso e la movimentazione di terra, con la costruzione di porticcioli, considetando le presenza che ci sono in zona, non può non esserci racket. Quello che manca è un lavoro d'analisi e di controllo complesso, con la necessità di analisi lunghe e approdondite, di controlli quotidiani e di appostamenti". "Oggi, ci sono altre priorità che non l'attività investigativa. Attività più banali e più paganti sul piano mediatico". "Il racket? O scavo io o non scava nessuno".
Anche da parte di altri interlocutori, le risposte non sono state del tutto sicure ed univoche.
Per quanto riguarda l'usira, ad esempio - praticamente inesistente rispetto alle denunce alle Forze di Polizia - le opinioni sono discordanti ed anche la Chiesa cattolica, solitamente molto attenta a queste problematiche, anche con iniziative di aiuto alle vittime, si è dimostrata molto cauta rispetto alla sua esistenza. Per qualcuno, "è un sospetto concreto, considerando la presenza delle sacche di povertà che ci sono", per altri "ci può essere contro commercianti e imprenditori in difficoltà finanziarue". "In passato c'erano discoteche, disturbate dal racket, ma adesso sono tutte chiuse". Un pubblico amministratore ha scluso che, sia professionalmente, sia parlando con gli amici, qualcuno gli abbia mai riferito a richieste di pizzo. A fianco del racket, è stato ricordato il grave fenomeno dell'abusivismo edilizio: "in un recente sequestro hanno trovato che era abusivo tutto, anche gli operai erano tutti in nero". "Da qualche tempo, sono stati segnalati fenomeni di caporalato".
Una serie di risposte fa riferimento ad una maturazione delle modalità operative della 'ndrangheta e ad una sua capacità di adattamento alla situazione ed alle esigenze del mercato. Si tratta di una forma di criminalità con una struttura non rigidamente vertistica, ma piuttosto, come è stata definita da uno dei miei interlocurori "a mercurio" per la sua capacità di adattamento all'ambiente circostrante.
Si è assistito ad una crescita culturale della 'ndrangheta che dedica all'imprenditoria con nuovi sistemi. "La 'ndrangheta esiste ed è sempre esistita. Con la frontiera c'erano controlli più stretti rispetto ad armi, droga, latitanti e se ne parlava. Oggi le complicità sono diverse". "Il meccanismo criminale si è molto modernizzato". "Sono finite le lotte fra gruppi criminali. Oggi c'è un accordo generalizzato, ed è possibile per tutti applicare una mentalità più imprenditoriale e meno delinquenziale".
Anche la presenza di riciclaggio viene considerata "ovvia", in considerazione della tradizione geografica - prima dell'adozione della moneta unica avveniva anche grazie all'incetta degli stipendi dei frontalieri, presentata come un servizio di cambio franco-lira - ed alla soluzione di continuità con la Costa Azzurra, che rendono naturali forme di collaborazione fra la criminalità organizzata di Italia e Francia...
In breve, è ancora un attento osservatore della realtà ventimigliese che sintetizza la realtà attuale di Ventimiglia: "da piccolo laboratorio artigianale della criminalità a laboratorio di attività criminali a livello industriale".