A volte giungono notizie e conferme che fanno male. Molto male e che ti dicono
che c'è ancora più da combattere perchè la strada del cammino contro le mafie
diventa sempre più impervia. A volte non vorresti mai aver intrapreso questo
cammino, perché una volta che inizi a conoscere i fatti di ingiustizia e
dolore, e soprattutto una volta che hai incrociato gli occhi delle vittime
della mafia - osservando dentro a quegli occhi - non puoi fermarti... non puoi
tradire quello che più di intimo ti hanno mostrato quelle parole e quegli
sguardi...
La lotta alle mafie non è solo - e non può essere solo - quella sul piano
penale, giudiziario. Se la si considera tale è una battaglia persa in
partenza. La sconfitta delle mafie - come ci hanno insegnato Giovanni Falcone,
Paolo Borsellino e Antonino Caponnetto - può essere perseguita e raggiunta solo
se all'aspetto giudiziario, si vede protagonista, attiva, un'azione civile,
culturale, sociale. Ma perché questo movimento di liberazione possa svilupparsi
ed affermarsi non si può prescindere nemmeno dal fatto che la mafia è tale
perché ha collusioni, contiguità e complicità con il Potere.
Ecco perché nonostante quella che apparentemente può sembrare una lotta combattuta
da molti, da quella cosiddetta "società civile", dagli slogan
altisonanti, le mafie - e la cultura mafiosa - non vengono sconfitte. Il
problema è proprio in quell'apparentemente, e cioè nel fatto che, via via, la
lotta alle mafie è stata "normalizzata", tanto da renderla
inefficace.
E' il Potere che sceglie, nelle sue diverse articolazioni, chi è
"antimafia" e chi non è degno. E' il Potere politico, cioè di governo
e amministrativo, che decide a chi vanno le risorse per andare avanti. E' il
Potere politico che si sceglie gli interlocutori. E' il Potere economico che
elargisce fondi. Quegli stessi Poteri dimostratisi permeabili, infiltrati sino
al midollo in alcuni territori e settori, dalla mafia. E' il Potere mediatico,
quello condizionato dal Potere politico ed economico, che decide quali realtà
far conoscere e "promuovere" agli occhi del Paese e quali invece
nascondere o colpire. E' il Potere, quindi, con tutte le collusioni e
connivenze che ben conosciamo, che può condizionare le scelte di quei pezzi
della famosa "società civile", può piegarle o può premiarle.
Ed allora comprendiamo perché ci sono vittime di serie A e vittime di serie B.
Comprendiamo perché ci sono battaglie che vengono combattute ed altre no.
Diventa palese perché alcuni sono invitati ai tavoli istituzionali ed altri
cancellati. Diviene visibile perché c'è qualcuno che diviene interlocutore
privilegiato mentre altri vengono completamente ignorati.
Chi accetta - o ha accettato - di "normalizzare" la propria lotta
alle mafie non avrà problemi, chi invece rifiuta il compromesso, semplicemente,
non esiste, è cancellato. Semplice no? O concordi con il Potere quello che
questo ti concede di fare ed il limite invalicabile di rivendicazioni, oppure
sei spazzato via in tutti i sensi, da quello della "proposta" che
resterà - sempre e comunque - lettera morta, a quello della
"visibilità" perché sarai perennemente ignorato e quindi
"sconosciuto" cioè innocuo, a quello della "sopravvivenza"
perché non avrai mai sostegno da Istituzioni o sponsor.
Hanno normalizzato e "istituzionalizzato" l'antimafia. L'hanno resa
organica a quel "sistema" che si regge su collusioni e connivenze,
nel perverso legame tra Potere "legale" e Potere
"illegale", di un paese la cui economia nazionale è condizionata per
circa il 30% dai soldi sporchi delle mafie, e dove resta saldamente protetta e
impenetrabile quella sede di commistione tra politica, mafia e finanza che è
costituito dalla massoneria.
Ecco quindi perché nonostante si vedano grandi mobilitazioni antimafia non si
vince questa guerra. Ecco perché chi combatte questa battaglia fuori da ogni
logica del compromesso si ritrova solo. Ecco perché quanti non accettano di
rinunciare al proprio sacrosanto diritto alla vita ed alla libertà, e
denunciano le mafie ed i suoi legami con il Potere, si vedono voltare le spalle
dai "grandi" movimenti antimafia. Ecco perché la stragrande
maggioranza dei beni confiscati alle mafie è inutilizzata e nessuno osa
denunciare le responsabilità dei funzionari periferici dello Stato, come del
Demanio e della amministrazioni locali. Ecco perché qualcuno che è
dell'antimafia normalizzata ha "carte" che non dovrebbe avere, mentre
abbandona quanti hanno diritto sacrosanto ad un futuro. Ecco perché se non
accetti quello che l'antimafia normalizzata ti propone per conto del Potere sei
tagliato fuori, vieni isolato e cancellato.
Noi lo abbiamo detto, con chiarezza da subito e lo abbiamo dimostrato: andiamo
avanti. Andiamo allo scontro, fino alla fine! Non accettiamo il compromesso
morale e nemmeno quello materiale. Non accettiamo di "vendere" la
pelle degli altri, di quelle vittime che ti guardano negli occhi perché sperano
di non essere più tradite. Ci fa male sapere che altri hanno fatto altre
scelte. Ci fa male sapere che chi ha bisogno, perché pretende solo la garanzia
di un futuro da "vivi" per i propri cari, non ritrovi questi grandi
movimenti "antimafia" al proprio fianco. Ci spiace che qualcuno venda
la propria coscienza. Ci fa male sapere che persone che credi "salde"
si dimostrino troppo inclini a quegli equlibrismi e compromessi che a parole
condannano senza appello. Noi non la nostra coscienza non la vendiamo, noi non
ci facciamo "normalizzare"!
Per fortuna vi è una rete salda in questo Paese, fatta di molte realtà del
territorio, da Nord a Sud, che non china il capo e che vive quotidianamente,
sporcandosi le mani, ed a rischio della vita, sulla propria pelle cosa
significa lottare contro la mafia. Per fortuna questa rete è salda, non è in
vendita. E' fatta di piccole realtà, di individui che non tradiscono chi ha
necessità di sostegno e non lo lasciano solo, che non tacciono quello che va
detto e denunciato, pagando direttamente il "prezzo" di questa scelta
anche con licenziamenti, isolamento... perché se non stai alle loro regole ti strangolano
piano piano. Noi stiamo con questa rete di persone davvero vive, nei fatti
concreti, di ogni giorno, che dimostrano il rifiuto del "puzzo del
compromesso morale". All'antimafia delle parole - che non disturbano - noi
non ci stiamo... sarà dura ma il futuro non è scritto.
PS
La vicenda di
Pino Masciari è in questo contesto emblematica. Infatti è
indiscutibilmente vero che la lotta alla mafie è fatta anche di segnali e,
purtroppo, i segnali, in questa vicenda, che provengono da quei pezzi dello
Stato conniventi e dai grandi soggetti "normalizzati" dell'antimafia
sono devastanti.
Nella lotta alla mafia un segnale non pervenuto è un segnale di cedimento ed
incline al compromesso, anche se "istituzionalizzato", punto e basta!
Noi i segnali, abbiamo una brutta abitudine, li mandiamo sempre netti e chiari
e per questo siamo vicini e non lasciamo solo Pino, come non lo lascia solo
quell'antimafia autentica che non si omologa al "sistema".