QUANDO TELETRILL A SUON DI MILIONI FACEVA DA MEGAFONO AL "CLAN"
Ricostruiamo uno dei capitoli meno noti del "sistema
Teardo". I cortigiani della carta stampa e dell'emittente locale. I segreti
scoperti nella valigetta del "capo". Il ruolo e le confessioni di Nanni Patrone
che era un esponente politico di Pietra Ligure. La tivù, sovvenzionata con le
tangenti, doveva trasferirsi da Ceriale in una villa delle Opere Sociali, a
Savona. La Corte
d'appello: <Su Teletrill non si è andati a fondo>.
Savona - Che senso ha, 28 anni dopo i primi articoli di
stampa sul "sistema Teardo", riproporre quegli anni, quei giorni, quei
personaggi? Siamo arrivati alla nona puntata e forse é utile indicare alcuni
obiettivi della ricostruzione storica di quel periodo.
Primo: i giovani sono quasi all'oscuro di quel terremoto (fu
il primo in Italia che coinvolse rappresentanti delle istituzioni,
arrestati e condannati anche per associazione a delinquere). Non esiste
neppure un libro da consegnare alla storia. Solo citazioni editoriali e neppure
aggiornate.
Secondo: metodi e trame, pur in assenza di dinamite, di
estorsioni (concussione) in stile mafioso, sono tornati ad inquinare una grossa
fetta della vita politico-amministrativa-sociale savonese, attraverso
l'edilizia, aree edificabili e potenzialmente tali, controllo della sanità,
costruzione di porticcioli e annessi, alcuni appalti, trasformazioni
alberghiere ed industriali.
Terzo: finita nel dimenticatoio la "Teardo story", si è
ricreato un nocciolo duro di politici e del mondo degli affari (con frange
massoniche che hanno ripreso potere e vigore) che scorrazzano da ponente a
levante. Preda prediletta: operazioni immobiliari e terriere lungo la fascia costiera,
attraverso la gestione dei piani regolatori e soprattutto delle varianti. Il
tutto condito da benevolenze e da facili arricchimenti trasversali (pubblici
amministratori, imprenditori, professionisti, banche (e....rappresentanti delle
istituzioni?)
Qualcosa è cambiato col governo Prodi, ma restano impunite e
favorite sacche di maxi-evasione fiscale nel mercato immobiliare, in parte
legalizzate dalle stesse normative. Sia sugli immobili e ancora di più sui
terreni, di cui non si parla quasi mai, dove si compra a 10 e si denuncia 2,
rispettando la legge. Persino le pietre dovrebbero sapere di quel fiume di
denaro in nero che si miscela ai finanziamenti ufficiali (mutui, leasing, linee
di credito) delle banche che sul mattone fanno anch'esse affari d'oro.
Dove e a chi finisce la differenza tra le somme denunciate e
quelle effettivamente erogate, pagate? Chi ha interesse a tenere il coperchio
chiuso? C'è per caso una spartizione molto più sofisticata rispetto
ai metodi grossolani e meno prudenti degli anni settanta, ottanta? Nel '90,
arriverà invece la tangentopoli di "mani pulite" (Milano).
Quarto: oggi chi ha ancora la forza non di sparare nel
mucchio, ma di porsi domande, riflessioni, constatazioni, considerazioni,
scrivere, fotografare la realtà rischia di finire al macero. Messo all'indice.
Chissà chi ricorda quando lo scorso anno
Antonio Ricci (Striscia la notizia)
dichiarò in due circostanze ai giornali locali (caso progetto di torri nella
sede del vecchio ospedale di Albenga) che con lui molti lamentano...parlano di...ma
poi hanno paura di esporsi, per timore di...
Eppure come allora, c'è chi grida il solito "leit motiv":
chi è a conoscenza di...vada dal magistrato, denunci, altrimenti zitti, è solo
demagogia e denigrazione.
Come non fosse sufficiente, su ogni altra cosa, osservare la
distruzione del tessuto sociale ed ambientale che si continua a
perpetrare. Non solo, prima fanno scempio dell'unica concreta risorsa
esistente (turismo alberghiero), scoraggiano (vedi la piana albenganese e
terreni agricoli) l'agricoltura rendendo più appetibile il mattone che
garantisce guadagni facili e una robusta evasione fiscale, poi invocano
interventi e responsabilità (sempre di altri) per denunciare la crisi del
settore.
La storia riuscirà certamente a raccontare la grave
responsabilità - tra i megafoni più popolari c'è Beppe Grillo - della
stragrande maggioranza del mondo dell'informazione. Sul suo sito sono ben
descritte le motivazioni. Il direttore di "Liberazione" (Comunisti
italiani), Sansonetti, il 21 gennaio scorso, a La 7, le ha definite <Responsabilità
gigantesche nella corruzione morale>. A questo danno tremendo è sottoposta
anche la nostra provincia. E il futuro?
A LEZIONE DI STORIA
Le cause del crollo del "potere Teardo" si possono
ristringere al coraggio di un manipolo di persone che, rischiando grosso....,
come confidava
Arrigo Molinari (ex questore, ex piduista, ex infiltrato anche
nei giornali, ex Gladio, ucciso quando era ormai in pensione nella sua stanza
da letto di Andora da un balordo), hanno contribuito a scoperchiare la pentola.
Qualcuno ha pagato la sua scelta, ma chi riesce a rileggere
quelle carte, potrà rendersi conto che per altri ha significato conquistare
potere. O riconquistare potere. Con benevolenze e spinte, massoniche comprese,
ma sui giornali non c'è traccia, non c'è più spazio, non c'è storia.
Un vuoto che colmeremo, come già annunciato, pubblicando il
rapporto sulla massoneria firmato dall'allora colonnello dei carabinieri
Nicolò
Bozzo ed atti della Commissione d'inchiesta sulla
P2 mai resi noti nella loro
completezza per quel che riguarda le province di Savona e Imperia. Anche a
distanza di qualche anno sono assai istruttivi per capire fatti, alleanze,
nomine in leve di comando. E la "terra bruciata" fatta attorno ai "nemici".
Alberto Teardo aveva capito benissimo che al potere si può
restare, consolidare soprattutto se tra gli alleati, c'è anche l'informazione
scritta e televisiva. Accadeva allora.
Teardo ed i suoi uomini potevano contare
sulla "benevolenza" in quel periodo de
La Stampa, sull'appoggio aperto de
Il Lavoro (quando
era di proprietà del Psi),
Il Mercantile,
La Gazzetta del Lunedì, la
solita latitanza della
Rai regionale. E varie riviste locali, come abbiamo già
visto in precedenti puntate.
Non bastava. Il "vertice" teardiano aveva messo gli occhi su
una televisione privata (
Teletrill) che alla fine si è fusa (venduta, come si è
fatto per anni con gli stabilimenti balneari), con un buon risparmio fiscale,
con
Telenord.
IL PROGETTO "SFUMATO" DI COMPRARE TELETRILL
Raccontiamo un capitolo "esemplare" ricostruendo gli atti
ufficiali. Con l'aiuto della relazione del giudice relatore,
Francesco
Rossini [vedi .pdf] che componeva il collegio della Corte d'Appello di Genova (terza
sezione penale). Siamo tra il 1987 ed il 22 gennaio 1988, data del deposito
della sentenza.
Il gruppo
Teardo aveva cercato di comprare la tivù che
iniziò la sua attività a
Ceriale per poi trasferirsi a
Quiliano, ma puntava ad
avere una nuova sede a
Savona, in un immobile (villa) delle
Opere Sociali.
Il giudice
Rossini terminò la sua ricostruzione, in pubblica
udienza, con queste parole:
<La pratica relativa a Teletrill avrebbe
meritato un maggiore approfondimento, diciamo che fu superveloce ed il sudore
d'agosto ha fatto da oliatore>. In altre parole, quel giudice d'appello
leggendo gli atti (imputazione, sentenza e motivazione di primo grado a Savona)
si convinse che sarebbe stato il caso di approfondire. Vedremo il perché.
ELOGI E CRITICHE AI GIUDICI DEL TRIBUNALE DI SAVONA
Francesco Rossini
(presidente era
Giovanni Ghiglione, a
latere
Carlo Caboara) la mattina di giovedì 26 novembre 1987 fece questo
esordio nel definire la sentenza del tribunale di Savona, scritta dal relatore
Vincenzo
Ferro, presidente
Gennaro Avolio, a latere
Caterina Fiumanò:
<Stile pregevole,
sintesi molto efficace, esame scrupoloso delle varie ipotesi di reato, merito
anche della penna magica del collega Ferro>.
Non sono mancati gli appunti. Ad esempio:
<Sulla vicenda
dei Piani d'Invrea, a Varazze, sarebbe stato utile approfondire le deposizioni
contrastanti dell'avvocato Renzo Ratti che si occupò del caso come libero
professionista e del geometra Giuseppe Gaggero in veste di mediatore>.
Altro rilievo:
<L'incontro a Naso di Gatto (Savona) tra Alberto
Teardo, l'imputato Bruno Buzzi e Riccardo Carlevarino in cui si sarebbe parlato
della sorte di Villa Cambiaso. Incontro negato da Buzzi, ma confermato da Teardo.
La sentenza di Savona attribuisce l'incontro ad una data imprecisata del 1978,
mentre era possibile arrivare ad una precisa determinazione>.
BOLZONI: PRESIDENTE DEL TRIBUNALE MASSONICO
Altro rilievo del giudice della Corte d'appello:
<Giuseppe
Bolzoni é stato arrestato e scarcerato nell'ambito dell'indagine sull'affare
della Ciamea (edilizia), incluso nella Teardo-bis. Bolzoni - rimarcò Rossini -
è un personaggio davvero curioso. Maestro venerabile della loggia massonica XX
Settembre e pare presidente del "tribunale massonico". E' forse per questo
motivo che chiamava "micio" il presidente del tribunale di Savona(si trattava
di
Guido Gatti ndr)
. Bolzoni, pensionato del porto con 1 milione 100 mila lire
al mese di pensione si era fatto ristrutturare una villa da 180 milioni. Aveva
per caso ricevuto un'eredità?>.
E
Francesco Rossini così descrisse il comportamento
dell'allora procuratore della Repubblica,
Camillo Boccia:
<In seguito
all'esposto di Renzo Bailini del 29 ottobre, data di rubricazione, il 2
novembre giorno dei Morti, Leo Capello si presenta al procuratore della
Repubblica, dà spiegazioni, indica i nomi di coloro che gli hanno fornito
denaro per il Savona Calcio, ma la circostanza non risulterà vera. Il 3
novembre il dottor Boccia chiede l'archiviazione al giudice istruttore...>.
Rossini nell'introdurre il capitolo dell'accusa di
associazione mafiosa mossa nella sentenza di rinvio a giudizio dai giudici
istruttori
Francantonio Granero e
Michele Del Gaudio (caduta con la
sentenza dei giudici di Savona), accenna ad un
<grande, lugubre argomento>.
Mentre per la condanna degli imputati per
<associazione a delinquere, si
tratta di pubblici ufficiali, contrariamente alle solite associazioni
delittuose tra comuni cittadini. Un'associazione potente. Che sapeva incutere
paura al punto che uno solo tra gli imputati, Nicola Guerci, ha confessato le
sue colpe e risarcito il danno. Mentre Roberto Siccardi è stato il solo ad aver
ammesso l'attività di esazione svolta a favore dell'impresa Ghigliazza (i
fratelli Piersanto e Giacomo) che preferiva trattare direttamente con lui i
versamenti al gruppo Teardo. In istruttoria - concludeva Rossini - l'imputato Siccardi
precisò di aver dato soldi anche a Teardo, ma di solito versava nella
cassa di Leo Capello.>
Un altro passaggio della relazione di
Rossini:
<Giorgio
Buosi, nipote di Teardo, viveva a Venezia dove faceva l'impiegato, un bel
giorno, il 13 dicembre 1980, venne in Liguria e ad Alassio ebbe subito un colpo
di fortuna, trovò per caso Roberto Siccardi che lo accompagnò da un notaio e si
trovò socio dell'imprenditore alassino Brosito Bogliolo...>
TELETRILl, TEARDO OPERE SOCIALI E..
A pagina 244 della motivazione di primo grado dei giudici di
Savona inizia la ricostruzione, nei dettagli, di quella straordinaria vicenda
per la conquista di
Teletrill. La sezione di Savona della
Società Nazionale di
Salvamento di cui era vice presidente
Angelo Benazzo (autista del "capo", uno
degli imputati al processo) aveva sede in un immobile delle Opere Sociali N.S.
della Misericordia,
a Savona, via Nizza 10/A.
Benazzo presenta in Comune domanda per esecuzioni di
lavori del caseggiato a due piani. Il benestare arriva a tamburo battente
il 31 agosto 1982 (in 5 giorni) con la firma dell'assessore all'urbanistica
Massimo
De Domenicis (anche lui tra gli imputati). Le
Opere Sociali, con le dovute
garanzie, compreso l'accollo di tutte le spese, acconsentono ad un nuovo
contratto di locazione di sette anni, sui 10 richiesti.
Il Tribunale stabilì che la
Società di Salvamento non
era legittimata a chiedere l'autorizzazione al Comune sostituendosi alle Opere
Sociali. Lo imponeva, tra l'altro, anche il regolamento edilizio comunale. Il
tribunale descrive tutta una serie di violazioni ed anomalie messe in atto
anche dall'assessore
De Domincis.
Con quale scopo? Il collegio giudicante:
<La realtà
è ben altra, i lavori che il Benazzo intendeva eseguire erano quelli, come
emerge dalla testimonianza di Pietro Patrone (ex assessore e consigliere
comunale a Pietra Ligure, ndr) che conferma ed avvalora sul punto le notizie
raccolte dagli organi di polizia giudiziaria, alla concessione in uso di una
parte dell'immobile delle Opere Sociali all'emittente televisiva privata Teletrill,
per un canone di 700 mila mensili, contro le 200 mila corrisposte alle Opere
Sociali. E alla emittente televisiva Teletrill era interessato Alberto Teardo,
vedansi in tal senso le deposizioni testimoniali di Teresio Concon, di Giovanni
Ferrara, nonché i documenti prodotti da Marcello Borghi nella parte in
cui ne risulta l'attività di propaganda svolta in favore di Teardo e della sua
corrente politica proprio da Teletrill>.
INTERESSI IMMOBILIARI DIETRO TELETRILL
Da pagina 334 a 342 i giudici istruttori
Granero e
Del
Gaudio hanno ricostruito il capitolo
La Pineta Spa, con sede legale a
Framura (Spezia).
Ecco qualche spunto:
<Questa società che ha per oggetto, costruzione e
manutenzione di immobili, nonché l'esercizio di attività alberghiere,
ristorante, bar, campeggi, viene in rilievo non tanto per quel che risulta
dalla contabilità ufficiale quanto perché nella valigetta sequestrata ad Alberto
Teardo in occasione del suo arresto, il 14 giugno 1983, è stato trovato un
foglio manoscritto intitolato "promemoria x società La Pineta. I soci
risultanti dagli atti...Ismaele Chiesa, Alfio Rustichelli, arch. Gianpaolo Bartolozzi
testimoniarono che gli interessati alle operazioni immobiliari erano Vittorio
Orlandi il quale ha ammesso che con lui erano, a loro volta, interessati Angelo
Benazzo e Vito Bovone. Benazzo era pure interessato ad operazioni
immobiliari a Deiva Marina.....Tenuto conto delle effettive funzioni del Benazzo
non è azzardato ipotizzare che fosse solo prestanome.>
A questo punto entra il scena il "
gruppo Patrone" e tale
avvocato
De Vizia che ricorre anche nella vicenda dei cantieri
Baglietto.
Pietro Patrone, scrivono i giudici
<nella sua qualità
di testimone ha dichiarato di aver incontrato per caso nella Federazione
del Psi di Savona, tale Orlandi che gli propose di entrare in una società
proprietaria di un complesso edilizio con ristorante, discoteca, piscina e una
pineta di 30 mila metri quadrati a Framura. Patrone ha precisato che si
trattava della società Pineta Spa. ..Io mi dissi interessato, ma avevo bisogno
di altri soci in quanto non potevo reggere da solo la spesa globale che era di
305 milioni. Mi rivolsi allora ad Alberto Teardo, proponendogli l'affare ed
ebbi dallo stesso una risposta positiva. L'appunto sequestrato nella valigetta
di Teardo lo riconosco perché è stato scritto da me. Risponde a verità che il
75 per cento del pacchetto azionario è stato acquistato da Chiesa e dal 18 per
cento delle azioni acquistate da Rustichelli. Mentre l'architetto Giampaolo
Bartolozzi, amico di Orlandi, ha voluto mantenere il 7 per cento. La sigla che
compare sul promemoria sequestrato a Teardo, ovvero Na, sta per Nanni, indica
la mia persona, in quanto tutti mi chiamano Nanni. La sigla GA indica l'allora
vice presidente della giunta regionale Gustavo Gamalero che doveva avere il 10
per cento delle azioni. La sigla BE indica Angelo Benazzo col 10 per cento. La
sigla AL indica Alberto Teardo che doveva avere il 15 per cento. La sigla OR indica
Vittorio Orlandi che doveva avere il 25 per cento. Nell'appunto sequestrato a Teardo
ci sono i soldi già dati e da dare. In realtà le somme di 67 milioni e 30
milioni a Chiesa e Rustichelli sono state anticipate da me e pagate con
assegni. Teardo mi aveva dato solo 25 milioni in contanti, Benazzo 9 milioni in
assegni, Gamalero 13 milioni, Teardo avrebbe dovuto darmi complessivamente 151
milioni, Benazzo 44, Gamalero 44. Ma successivamente all'arresto di Teardo ho
dovuto ancora sborsare 50 milioni a Rustichelli. Preciso che Teardo mi ha
consegnato i 25 milioni personalmente in contanti, ma dopo il suo arresto non
mi ha più versato il rimanente. Ho trovato un possibile acquirente
nell'avvocato Carmine De Vizia di Torino>.
Concludono i giudici istruttori (pagina 341):
<Viene
dimostrato attraverso il legame societario costituito col Patrone, l'interesse
del Teardo per l'emittente televisiva Teletrill con la quale gli associati,
tramite Leo Capello, raggiunsero un accordo triennale per la ripresa diretta
delle partite del Savona Calcio dietro corrispettivo di 7 milioni annui, come
si è dimostrato per altre somme inerenti il finanziamento della squadra e
la provenienza illecita. Il collegamento con Teletrill che va ben oltre un
semplice contratto di prestazione d'opera e spiega il "riusciamo a trovare due
piani di una villa come nuova sede" di proprietà delle Opere Sociali,
ufficialmente in affitto a Benazzo>.
Fin qui la parola agli atti giudiziari. La
Teletrill story
avrà altri sbocchi. Una conclusione tuttavia può essere utile. In quel periodo
Teletrill
oltre ai programmi musicali (assai seguiti) iniziava anche con cronache e
dibattiti in studio. Un suo telegiornale ed era molto sponsorizzata con
articoli in cronaca locale.
Secondo voi chi erano i giornali ed i giornalisti
fiancheggiatori, cortigiani, come direbbe
Giampaolo Pansa? E chi erano invece i
giornalisti cattivi, definiti "moralizzatori da strapazzo", "diffamatori di
professione". A volte derisi persino nelle trasmissioni? Responsabili di
descrivere "realtà fantasiose", al punto che <non vale neppure la pena di
leggere quegli articoli e quel giornale?>.
Per fortuna ci sono gli archivi parlanti, altrimenti
potrebbe persino accadere che i cortigiani di ieri, oggi per la storia fossero
scambiati per gli artefici di un'informazione corretta ed onesta, a favore di
un "gruppo di potere" che si arricchiva anche con il denaro pubblico e
violentava le istituzioni. A quanto pare la lezione non è servita.
Luciano Corrado