LA "STELLA" DI
PALAZZO SISTO? QUANDO DEL GAUDIO
SCRIVEVA...
Storia di Luca Martino,
l'assessore che sta conquistando quasi ogni giorno le prime pagine dei
quotidiani locali. Ormai sono lontani i tempi in cui il giudice che fece
arrestare Teardo e soci denunciò di essere stato preso a botte da padre e
figlio che avrebbero sfasciato pure l'ufficio. Seguì una denuncia per calunnia,
poi la pace e due milioni in opere di bene. A Savona va di moda "dimenticare",
ma tornano in auge, sui giornali ed in tivù, anche coloro che Del Gaudio definì
<un tempo politicamente alleati di Teardo>. E' diventato un
"lasciapassare", un titolo di merito? Il grande "perdono"? La riabilitazione
piena?...
Savona - Ventunesima puntata della "Teardo story", con un nuovo
confronto tra passato e presente. Con "protagonisti" di ieri e di oggi, in
primo piano. La novità dell'affresco è l'assessore al Bilancio e allo Sport del
Comune di Savona,
Luca Martino.
Per la cronaca,
Martino negli ultimi mesi è
l'assessore più presente nelle pagine di cronaca locale de Il Secolo XIX (27
fotografie dall'inizio dell'anno sul quotidiano genovese), un po' meno sul
concorrente torinese La Stampa.
L'assessore più gettonato, forse per le sue scelte innovative. La persona
giusta al posto giusto? Promoter infaticabile della "buona amministrazione" di
palazzo Sisto?
Non vogliamo ergerci a giudici in questa nostra
ricostruzione storica. C'è l'aggiunta di brevi annotazioni, per meglio
spiegare gli eventi.
Ricostruzione che vede
Luca Martino tra i
"personaggi" di un libro ormai dimenticato, coperto di polvere, di
Michele
Del Gaudio, il giudice-artefice con
Francantonio Granero, della
caduta del "regime" teardiano, colpito quando il plotone comandava e molti
ubbidivano, tacevano, subivano, giornalisti compresi.
Del resto salire sul carro del più forte, del
vincitore, è lo sport praticato non solo nel mondo dei partiti, ma anche di chi
scrive articoli e di chi appare sul piccolo schermo. Essere "amici" o
"giullari" dei potenti di turno gratifica quantomeno con il premio della
"riverenza", della "considerazione", della porta aperta nelle stanze del potere.
La storia è zeppa di episodi e meschinità umane,
professionali. Non a caso prolifica la categoria degli "afflitti da
memoria corta"cosi invisi ai "grillini".
E il giornalista più gettonato del momento come
fustigatore,
Marco Travaglio, ci ricorda sul Blog di
Beppe Grillo,
che
<Un paese senza memoria è destinato a ripetere i propri errori>.
O ancora:
<Un paese che vive di menzogne è destinato a non conoscere
neppure i propri errori>. Oppure, sempre
Travaglio,
<L'Italia è sommersa dalle menzogne e non ha più memoria...L'informazione di
regime è il virus che l'ha ridotta cosi...>.
Cosa ha rappresentato il personaggio pubblico
Luca Martino nella storia
Savona degli anni ottanta, quando militava in un partito di sinistra?
Tenuto conto che, all'epoca,
Del Gaudio era
anche osannato, con agiografi viventi ed in attività (vedi le interviste ed i
ritagli stampa), ci limitiamo a ricostruire cosa scrisse l'ex giudice, poi
parlamentare, ora ignorato dai più e rigorosamente non citato.
Scriveva
Del Gaudio a pagina 126 del libro
"Due
anni nel Palazzo" di Tullio Pironti Editore, con prefazione di
Franco
Astengo, savonese doc e stretto collaboratore. L'edizione è di
dicembre 1996. La dedica:
<A tutti i parlamentari che operano
nell'interesse del Paese, riservando a sé solo il piacere dell'onestà>.
E ancora, la citazione di
Jovanotti:
<Niente e nessuno al mondo
potrà fermarmi dal ragionare>.
Nel capitolo X- Conclusioni, con la cronistoria-sintesi della sua attività,
Del
Gaudio ricordava:
<Il 18 marzo del '94 viene presentato a Savona il
mio volumetto sulla Costituzione da Giancarlo Caselli, Alessandro Natta
e don Luigi Ciotti. In sala circa 800 persone, non se ne vedevano tante
da anni...Il 10 maggio 1995 viene pubblicata una mia interrogazione sul generale
della Guardia di Finanza, Acciai ( P 2), sul generale Pasini (anche
lui massone), su Ciliberti (numero 2 del Sismi, servizio segreto
militare a Bologna). Il 3 maggio Vittorio Sgarbi mi attacca nella
rubrica "Sgarbi quotidiani
". Mi accusa di aver arrestato Alberto
Teardo perché mio nemico politico. Lo querelo il 18 maggio. Il 19 maggio
vengono a Savona per trattare di "Stragi, mafia, tangentopoli
", Gherardo
Colombo, Libero Mancuso, Peppino Di Lello. Ancora una volta - è
sempre Del
Gaudio che scrive
- 7/800 persone gremiscono la sala. Il
20 maggio presento un'interrogazione parlamentare sui 12 agenti della Cia
individuati dal giudice Felice Casson>.
Segue un riferimento, molto particolare, per i
protagonisti savonesi. Lasciamo parlare il libro.
<Il 22 maggio Vittorio
Martino e suo figlio Luca mi aggrediscono e sfasciano l'ufficio di
Savona, perché rifiuto di fare una raccomandazione.
Chiamo i carabinieri....Il 27 giugno presento
un'interrogazione sulle scorie radioattive. In questi giorni i Martino
mi denunciano per calunnia dicendo che mi sono inventato tutto.
Intanto una fetta del PDS di Savona mi impedisce all'ultimo momento di
tenere un dibattito alla locale Festa dell'Unità con Petrini, Bodrato,
Bonsanti e Garavini sul centrosinistra. Appaiono articoletti sui giornali
locali che evidenziano la diffidenza di una parte del PDS contro di me,
anche a seguito della vicenda Martino. La solidarietà espressami dal
segretario provinciale non è condivisa da alcuni: un tempo politicamente
alleati di Teardo>.
Sarà solo un caso, una semplice coincidenza, ma questi
"alcuni"(?), menzionati da
Del Gaudio, li ritroviamo spesso nelle
interviste della cronaca dei nostri giorni, tornati in auge con compiti,
mansioni e ruoli vari. Di loro si ricorda anche una tivù regionale Rai che il
fustigatore (solo di giornalisti,
Claudio Scajola) aveva bollato come
partigiani, di parte, faziosi, come raccontò un esemplare articolo de La Stampa-Liguria, ben
presto dimenticato. Nessuno, come accade quasi sempre, ha chiesto conto al
politico
Scajola (uomo pubblico) come "andò a finire", visto che promise
di rivelare l'esito di un'indagine rigorosa sulla partigianeria del servizio
pubblico ligure (Rai).
Michele Del Gaudio, invece, raccontò come si concluse quella storiaccia con i
Martino.
Eccola, sempre ripresa dal libro
:
<In gennaio 1996 la mia posizione è archiviata dal
Gip di Savona e si procede per calunnia contro Vittorio e Luca
Martino. Il 26 gennaio raggiungiamo un accordo. Ritiro la querela in cambio
di una lettera di scuse ed il versamento di due milioni dei Martino per
scopi sociali. I giornali ne parlano mettendo in evidenza la mia correttezza.
La vicenda Martino era stata strumentalizzata perché stavo diventando
troppo forte...dovevo capitolare... non dovevo essere ricandidato in caso di
elezioni. Il 10 febbraio 1996 un politico pidiessino mi dice "la sera dell'11
ottobre 1995 quando vi è stata la rottura per la tua candidatura a sindaco,
siamo venuti lì con la volontà di costringerti a rompere. E avevi, secondo
nostri calcoli e sondaggi l'80 per cento delle preferenze al primo turno. Io ho
obbedito - conclude
Del Gaudio
nel suo
libro
- ma mi accorgo che ho sbagliato>.
I giornali, seppure tra mille difficoltà e contrasti, rivelarono che al centro
della poco esaltante disputa
Martino-Del Gaudio c'era un problemino:
fare o non fare il servizio militare per lo Stato democratico.
Michele Del Gaudio è finito nel dimenticatoio, lontano da Savona, per sua scelta?
Luca
Martino è diventato una "stella" di Palazzo Sisto, della giunta "illuminata"
del sindaco
Federico Berruti, all'epoca delle elezioni appoggiato con
convinzione anche dal gruppo di
Franco Orsi che se vuole smentire può
farlo e ne prendano atto in Forza Italia.
Luca Martino è uscito
scagionato da una piccola vicenda più recente sulle firme "apocrife"
elettorali. Cose da prima o seconda Repubblica.
Non è tema di oggi giudicare il "governo
Berruti",
la ragione di alcune scelte, chi l'ha spinto a scegliere alcuni uomini
(assessori) anziché altri. Un errore è palese: giullari e smemorati
contribuiscono, da sempre, a far perdere la bussola della storia e del
ragionamento razionale persino alle persone più capaci e preparate come Berruti.
Si pensa troppo ai "padreterni", si perde il senso, come spesso ricordano
Bocca
e
Pansa, del pudore, della decenza, della vergogna (in senso politico,
ovviamente). Intanto il "popolino" dimentica in fretta.
Accadeva quando
Alberto Teardo era riverito e i
suoi colonnelli comandavano Savona, buona parte della Provincia, una fetta di
Liguria. Il "pensiero
Teardo" aveva grandiosi progetti, strategie di
lungo respiro. Il tempo non ha insegnato nulla. Come rimasero lettera morta gli
appelli-denuncia, scritti e pubblicati, di
Franco Astengo. Le sue lucide
analisi si riveleranno quasi una "profezia". Chiusa a chiave.
Fa copia, seppure tra i due "pensieri" esista un
abisso, con quanto ha dichiarato nel corso di una serata di storia su
"massoneria ieri ed oggi" ai giovani e agli aderenti di
reteLilliput e
Libera
di Savona e provincia, l'avvocato
Renzo Brunetti (
vedi altro servizio).E' la storia di Savona politica, partitica, economica,
amministrativa, giornalistica. Soprattutto affaristica e riverita.
E' l'evoluzione dei comportamenti (
vedi a proposito un eloquente ritaglio
de Il Secolo XIX del 23 febbraio 1994...)
Non serve mettere in "castigo", ridurre al silenzio i giornalisti ed i politici
scomodi, irriverenti, fare casta, magari organizzare ritorsioni occulte,
avvertimenti in stile mafioso.
Prima o poi c'è sempre qualcuno che parla, ascolta,
rivela. Lo accenna anche un editoriale del direttore de Il Secolo XIX a
proposito della vicenda da squallore accaduta nel porto di Genova in tempi non
remoti. Gli accordi - sottobanco - tra chi "comanda" in Liguria (
Burlando-Scajola).
E chi comanda a Savona e decide nel bene o nel male le
sorti della città? Dei giornalisti? Esiste solo l'eccezione di quel giornalista
di Repubblica-Lavoro, di Genova, citato con disprezzo dal direttore
Vaccari?
Le "gole profonde" assicurano che non è così. Invitano ad aspettare perché il
tempo è galantuomo. Lo fu con
Teardo e soci. La storia dovrebbe
perlomeno fare scuola. Senza rancori.
Luciano Corrado