Il giudizio politico sull'allora presidente della Provincia
di Savona
E TEARDO DISSE.... <ABBASSO GARASSINI>
L'intervista fu rilascia a nove anni fa, ma è ricca di
realtà e messaggi
Con
la puntata ricostruiamo la storia contenuta in una pagina che l'Arcobaleno
- settimanale della Riviera Ligure riservò all'ex presidente della Regione. A
proposito, come è finita la richiesta danni della Provincia davanti alla Corte
dei Conti? Chi è andato ad occupare quei posti di potere di cui parlava un
"dotto" ex presidente della Regione Liguria? Perché il democristiano Garassini
finì nel mirino di Teardo? Trucioli riporta alla luce documenti dimenticati, ma
oggi tornati d'attualità. Del tipo dove è finito il "tesoretto".
Inoltre,
l'inedita sorte di un'intervista all'ex leader "maximo" del Psi
savonese che non è mai stata pubblicata sul Secolo XIX.
Savona - Un'altra intervista "storica" ad
Alberto Teardo, dopo
quelle pubblicate in precedenti puntate. E' tra gli "ultimi pensieri"
pubblici che si conoscono, in quanto a divulgazione, dell'ex presidente della
Regione Liguria. A
Franco Manzitti, ex inviato de Il Secolo XIX, oggi
capo dell'edizione ligure di
Repubblica (con l'inserto
Il Lavoro),
il 24 novembre 1987,
Teardo aveva annunciato:
<Con la politica ho
chiuso> (
vedi....). Ma ecco un altro "verbo" di
Teardo che
risale a nove anni fa, ad opera del savonese
Daniele Vivaldo, sulle
pagine del settimanale "
Arcobaleno".
In realtà,
Teardo, essendo perpetuamente interdetto
dai pubblici uffici, dopo la condanna definitiva, non può occupare cariche con
responsabilità istituzionale. Né in enti pubblici. Tuttavia ha continuato a
navigare, grazie ad un amico, da un piccolo ufficio nell'ambito del porto di
Savona.
Possiamo anche ricordare, per la prima volta, che
Alberto Teardo
aveva reso noto al suo "entourage" di aver concesso (non molto tempo fa)
un'intervista al giornalista
Bruno Lugaro quando prestava servizio alla
redazione del Secolo XIX di Savona, ma di aver appreso che la direzione del
giornale l'aveva bloccata (l'intervista), in quanto
"troppo piatta".
Forse sarebbe stato davvero arduo ipotizzare domande e risposte all'attacco,
col suo consenso.
Del
tipo: può, signor
Teardo, finalmente rivelarci, visto che tutto è ormai
prescritto, dove e come ha nascosto il suo "tesoretto" che i giudici non sono
riusciti a trovare (l'unico suo conto corrente, sequestrato, era di un paio di
milioni)? Puo', finalmente, rendere noto chi erano
<quei compagni del Pci
che nonostante....sono riusciti a farla franca...a restare fuori da approfondite
indagini>. E ancora <
chi erano quei big politici del suo partito,
a Roma, che ricevettero soldi e lei non volle mai tradire?>. Infine:
<Con
quanti segreti, mai svelati, o riservati a pochissimi, rimasti fuori dalle carte
processuali, un domani, speriamo lontano, si accinge a lasciare, come i comuni
mortali, la vita terrena?>.
Infine:
è una bufala, la confidenza dell'ex questore-piduista infiltrato (cosi si
definì),
Arrigo Molinari, che al cronista confidò di rapporti con
emissari dei servizi segreti israeliani, venuti a Savona (l'indiscrezione fu
pubblicata, a suo tempo, da
Bruno Balbo su La Stampa). E che, lo stesso
cronista (non Balbo), allertato da
Molinari, con una visita in
redazione, non si presentò ad un appuntamento, sempre con gli stessi emissari,
che gli sarebbe potuto costare la vita?
Torniamo
all'intervista a Teardo, tema della puntata (n.27), sempre da iscrivere al
nostro obiettivo: documentare una fase storica della vita ligure e savonese
senza prosopopea. Raccontare i "fatti".
E'
stato Daniele Vivaldo (sulle pagine di Internet lo troviamo oggi nell'elenco
dei giornalisti sportivi e come documenta "Trucioli" autore di un servizio per
L'Eco- Il giornale di Savona e provincia, sull'Expo 2006).
Vivaldo su un'intera pagina dell'
"Arcobaleno" - settimanale della
Riviera Ligure (riporta la testatina), fece un'intervista esclusiva al signor
Teardo,
cittadino comune (
vedi....), in cui l'obiettivo principale da "colpire" era
l'allora presidente della Provincia, avvocato
Alessandro Garassini,
figlio dell'ex sindaco di Loano (tra i più amati), maestro
Elio Garassini,
una famiglia di democristiani da sempre, originaria di Toirano. La sorella
Elisabetta,
pure avvocato, è consigliere comunale di opposizione e sconfitta a candidato
sindaco da
Angelo Vaccarezza (capo partito di Forza Italia nell'intera
provincia).
Teardo era stato invitato a rispondere ad una serie di dure prese di posizione
di
Alessandro Garassini contro il "rifiorire del teardismo a
Savona e non solo". Eravamo all'aprile del 1999.
Il titolo-risposta, rivolto a
Garassini, con parole di
Teardo:
<
E' politicamente immaturo e sprovveduto>. <
Lo afferma Alberto
Teardo rispondendo alle accuse mosse dall'attuale presidente della
Provincia>.
I
fatti documentano che
Garassini (ricostruiremo la sua storia
politico-amministrativa attraverso "carta canta", ovvero gli articoli delle
edizioni dei giornali locali e dell'editoria locale) ha perso in politica, è
finito in disgrazia per una serie di cause e concause, ma con un filone comune
come i fatti obiettivi descriveranno. Avrà fatto errori - questo è un giudizio
- ma ben altra sorte ha avuto, invece, chi aveva scelto altre strade, più
vicine a quel mondo degli affari e degli interessi trasversali che gravitava e
gravita tuttora nella realtà politico-amministrativa savonese e di una buona
fetta della nostra Liguria.
Ed
eccovi, se volete, una lezione dello "stile
Teardo", nell'attaccare o
nel rispondere a chi lo avversava pubblicamente, senza nascondersi dietro il
"ditino" o nell'anonimato.
Teardo:
<Il presidente della Provincia Garassini, tra l'altro, si è
rivelato persona tutt'altro che incline al buon gusto e tanto meno alla correttezza
politica....uno che ricorre all'espediente della denigrazione e aggressione ...non
aveva alcun motivo di chiamarmi in causa anche perché non lo conosco, non ho
mai avuto alcun rapporto, né sono un suo antagonista politico o elettorale....il
livello della cultura politica e la qualità di non pochi candidati alle
elezioni... aspiranti ad occupare posizioni di privilegio e potere
politico, espressi da quei settori della partitocrazia locale, arrogante e
becera, quanto inetta e priva di idee...., si comprende il tentativo di inquinare
il corretto svolgimento del confronto elettorale con l'introduzione di
argomenti fuorvianti, impropri e moralmente censurabili...>.
Parole
di fuoco, in parte di un uomo coraggioso, se non fosse che non fa nomi e
cognomi, non indica quali siano le
"posizioni di potere e di privilegio"
(chi le occupava e chi le occupa oggi?) Non dice se considera quelle che lui
definisce "
figuracce di Garassini", l'allusione all'onestà
di pubblico amministratore. Fa per caso parte, secondo
Teardo,
della politica del "
mangia, mangia" (leggi corruzione) che, non molto
tempo fa, lo stesso
Garassini ha denunciato con estrema chiarezza (pur
senza fare nomi) dalle colonne de Il Secolo XIX, nella pagina
"opinioni&commenti" e di Trucioli Savonesi?
Garassini, secondo
Teardo, è un "miracolato", alla stregua di altri politici-amministratori
pubblici o di enti che contano e danno il vero potere?
I giudizi, almeno storici, lasciamoli alla "documentazione", all'archivio.
E
si perché il giornalista
Vivaldo, pur senza essere troppo irriverente e
magari non necessariamente documentato, una domanda scomoda l'ha fatta. Chiede:
<Signor Teardo, tra i rilievi che le muove Garassini vi è
anche il fatto dei soldi che deve alla Provincia...>.
Si tratta dei danni che risalgono all'epoca dello scandalo; tra l'altro
la Provincia di Savona, con l'allora difensore
Umberto Garaventa, fu la
sola a rimanere in giudizio, come parte civile, anche nel quarto processo che
si svolse ad una nuova sezione della Corte d'appello di Genova, in quanto
restava in ballo, dopo la pronuncia della Cassazione, con rinvio, il 415 bis,
cioè l'accusa banda mafiosa (caduta in tutti i tre gradi di giudizio).
Gli
imputati furono scagionati, grazie ad una serie di circostanze contraddittorie,
spiegate assai bene da
Michele Del Gaudio in un suo libro, dimenticato
(nel caso specifico) da un mondo dell'informazione in gran parte senza memoria
storica, distratto e meglio se ossequioso.
Teardo
rispose a proposito di quei soldi...:
<Per chi conosce i fatti e le vicende
giudiziarie che mi hanno coinvolto, e sulle quali mi auguro che prima o poi si
faccia piena luce, .....sarebbe stato doveroso precisare da parte di Garassini
le vicende che l'hanno determinata>.
Quali
siano,
Teardo non lo spiega, né l'intervistatore lo chiarisce.
Riprende
Teardo con un giudizio tranciante: <
Correttezza e buon gusto
avrebbero dovuto, infatti, consigliare di stendere un velo di silenzio su una
decisione, a dir poco stupefacente, emessa dalla Corte dei Conti, con la quale
ha inteso coinvolgermi nel pagamento dei danni su illeciti, notoriamente mai
commessi, e per i quali il sottoscritto è del tutto estraneo...>.
Per
la cronaca i coimputati principali degli episodi-reato di cui la Provincia
aveva chiesto il risarcimento danni materiali e morali, spese, interessi
legali, erano il presidente
Domenico Abrate e il vice-assessore,
Gianfranco
Sangalli.
Teardo, dunque, su chi scaricava le responsabilità visto
che
<io sono del tutto estraneo>?
E
non sappiamo se, nel proseguo dell'intervista, quando
Alberto Teardo
parla del <
modello di crescita dei settori partanti dell'economia
savonese, con l'inserimento di nuove energie e di una classe dirigente capace
di programmare, sostenere e gestire il processo di rinnovamento, in grado di
assicurare più alti qualità di vita ai savonesi, con traguardi di prosperità
per le popolazioni>, intendesse la "classe" che comanda alla Camera di
Commercio (
Grasso-Scajola), all'ente Porto (
Canavese e soci),
all'Acts (
Marson-Piazza del Gesù), alle Opere sociali (
Ramello-Cooperarci),
soprattutto alla Carisa (
Bartolini-Scajola), alla Carige (
Berneschi-Scajola)
I due forzieri del credito che come lo stesso
Bartolini ha ammesso,
hanno finanziato e sono orgogliosi di finanziare tutte le maggiori operazioni
di edilizia privata di Savona e Provincia. Crescent (ex Italsider) compreso
E
solo Iddio sa i guasti (come accade nella rapalizzazzione degli anni sessanta)
che uniti ad una scellerata politica del territorio e dell'unico patrimonio (la
natura), provocano e provocheranno. A partire dal turismo che non potrà mai
convivere con "cemento selvaggio", il caos da sovraffollamento e la "strage di
alberghi" condannati dagli altissimi guadagni (immorali e anticristiani) della
speculazione immobiliare.
Intanto
si continua a sbandierare la prossima apertura (avviene da una decina d'anni)
di nuovi alberghi. A ieri sono già 64-67 quelli annunciati su Il Secolo XIX e
La Stampa, tra Andora e Varazze, ma l'unica nuova costruzione alberghiera è
operatante a Savona, nel porto, grazie all'imprenditore
Orsero e
all'ente porto, con la gestione - e questo è la prima volta che
accade nella storia alberghiera di Savona - di una multinazionale spagnola. Che
non ha comprato l'immobile, l'ha preso in affitto ed è già qualcosa.
Per
il resto "solo" chiacchere, in attesa che apra, seppure con tre anni di ritardo
e rinvii il
Grand Hotel di Alassio, ristrutturato dopo 40 anni di attesa
e l'impegno del sindaco
Marco Melgrati. Le tappe e storia del
Grand
Hotel, con un documento inedito dell'avvocato
Granata che fu assessore
(chi prese una provvigione?) diventerà un'altra delle avventure di questa
provincia, da documentare, a puntate. Come l'aeroporto di Villanova d'Albenga.
Con centinaia di articoli, molti opera di sfacciata "disinformazione" e
conflitti di interesse. Per merito di chi? Scanso ad equivoci,
Teardo
non c'entra. C'è un altro "giro", di walzer, di promesse disattese. Di rilancio
rinviato. Di soldi pubblici ingoiati.
Luciano Corrado