Carige/1
CHI HA PARLATO LA PAGHERA'
A una settimana dall'articolo del Corriere della Sera sulla Carige, un lungo editoriale ("Silenzi e bisbigli sul caso Carige") su Repubblica-Lavoro (30 ottobre 2006) si interroga sul perché di fronte alle notizie bomba fornite dal Corriere, e l'inchiesta in merito aperta dalla Procura, a Genova quelli che contano facciano finta di niente. La dirigenza politica è piuttosto impegnata a discutere di come dividersi il potere, le cariche, le candidature...
Quanto alla classe dirigente (?) e la società civile (?) tacciono perché un po' si nascondono dietro ai politici e un po' non vogliono svegliare il can che dorme. Silenzio imbarazzato - prosegue l'editoriale - anche da parte dei vertici istituzionali come Pericu e Burlando. Insomma, dicono al Lavoro, un silenzio così finisce per danneggiare tutti, perfino la Carige. Parole sante. Peccato che al Lavoro, come al Secolo e al Giornale abbiano fatto così poco per romper e quel silenzio, facendo a gara nell'offrire spazio al presidente di Carige. Il quale ha di recente fornito una sintesi del Carige-pensiero nella riunione plenaria avvenuta di prima mattina con dirigenti della banca e sindacati e di cui fedelmente riferisce il Lavoro (28 ottobre) che nell'ambiente vanta da tempo notizie di prima mano. "Abbiamo scoperto - ha detto nell'occasione Berneschi - chi è stato a passare tutte quelle informazioni che hanno dato il via al dossier del Corriere e sappiamo che non è uno di noi, un interno". Perché, ha aggiunto, il "dolore più grande" per lui sarebbe stato quello di un "tradimento" interno, da parte di un giocatore della sua squadra. "Qualcuno - ha detto ancora - ha voluto colpire il sottoscritto, qualcuno che abbiamo già individuato e contro il quale faremo valere le nostre ragioni". Non una parola sulle pesanti contestazioni rivolte ai vertici della banca, le accuse di nepotismo e il resto. Solo la promessa di farla pagare cara al delatore. Il resto della giornata è stata spesa "a far veicolare in azienda il messaggio del presidente". Ordini, altro che bisbigli.
(m.c.)
Carige/2
SOLO LA VOCE DI SANSA NEL SILENZIO DEI BIG
Per dire lo stato di prostrazione, morale e poi politica, in cui versa la città, basta il silenzio imbarazzato, anzi timoroso (al Sud sarebbe automaticamente omertoso) che ha fatto seguito all'inchiesta del Corriere della Sera sulle manovre poco trasparenti dei vertici Carige. La massimo istituzione economico-finanziaria di Genova, cassaforte dei risparmi dei genovesi, accusata da un'inchiesta del Corriere di essere in affari con uno spregiudicato (e pregiudicato) faccendiere internazionale, di fiancheggiare i "furbetti del quartierino" in accordo col governatore Fazio e il fido Grillo, di nepotismo e di discutibili vocazioni immobiliari, non sembra una notizia tanto normale, come farebbe pensare la mancanza di qualsiasi reazione da destra e da sinistra. Né il sindaco, né il presidente della Regione e della Provincia hanno voluto azzardare un commento, una parola.
Prudenza, attendismo o assuefazione a un costume per cui il denaro ha mano libera e non tollera censure moraliste? Il fatto che la procura abbia aperto un fascicolo è una conferma ulteriore che tocca ai giudici surrogare l'assenza della politica.
La sola voce venuta a rompere il mutismo della scena pubblica è stata quella di Adriano Sansa, sindaco eletto nel '93 dai cittadini e cinque anni dopo non confermato dai partiti, per la sua "eccessiva" autonomia rispetto ai poteri forti. Oggi è presidente del tribunale dei minori, fuori da ogni mischia, ma in un'intervista a Franco Manzitti (Repubblica-Lavoro, 25 ottobre) non tace la sua preoccupata amarezza. Lo scandalo Carige? "Genova deve fare sentire la sua voce, questa è una grande occasione per capire se in città ci sono veri amministratori di banche, enti e istituzioni pubbliche, o padroni che decidono per tutti…" Condivide le riflessioni profonde di don Balletto sull'assenza di cultura nella politica locale, ma va oltre: "Se non si vuole finire male occorre anzittutto un'idea di città e un patto morale che impegni a garantire ovunque la vivibilità, invertire la sciatteria, l'abbandono." Invece "nella sinistra sembra imporsi un'area immobiliarista che impone in dominio del mattone e sradica perfino la storia".
La sua schiettezza, non meno dura dei suoi giudizi sul balletto dei tre candidati sindaci per il fronte ulivista, all'insegna del facciamoci del male, toglie ogni possibile dubbio, qualora ne fossero rimasti, sul perché il giudice-sindaco non era in sintonia con vertici politici e economici, quelli che decidono per tutti noi.
(c.a.)
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anche noi ne avevamo scritto...un po di tempo fa
da ESPERIENZE DI 'FAMIGLIA'
dialogo con Tiziana (Asia), ex moglie di Vincenzo Mamone
a cura di Christian Abbondanza
[...]"E’ molto attiva la famiglia Mamone nell’imprendoria?”
“Tramite i fondi dei Gullace, soprattutto. Poi avevano molti rapporti con fidi e crediti da diverse banche: Carige, il loro contatto era il Dott. Berneschi, la BNL di via Roma con De Scalzo e Olivieri direttamente seguiti da Luigi Mamone, dove vi era un buco di 2-3 miliardi ripianato d’un colpo. Poi la Cariplo, dove mi avevano fatto aprire un conto e dopo qualche settimana vi erano già diverse centinaia di milioni, mi sono ritrovata un fido che non avevo mai richiesto o firmato. Alla richiesta di spiegazioni il funzionario mi replicò di stare tranquilla perché aveva fatto tutto Luigi Mamone che era anche il garante.
Poi erano a contatto con la Banca aperta a Montecarlo dalla famiglia di Licio Gelli, con cui Vincenzo Mamone aveva avuto rapporti. Mi presentarono il nipote di Gelli che seguiva gli affari del piduista. La Goldbroker, in Via Fiume 4 a Genova, era usata come luogo di incontro. In occasione di questi incontri mi è stato anche presentato un Generale francese, amico del Gambetta Massimo, che aveva lavorato nella famosa Area51 ed anch’egli legato alla P2.
Poi vi era Criscino Silvio di Genova Coronata, cognato di Mamone in quanto marito di Angela Mamone. Questi gestiva fondi della famiglia e dei Gullace. E ‘ stato anche coinvolto in un’inchiesta di usura, a seguito della denuncia dell’Impresa Cresta.”[...]
per leggere integralmente il dialogo on-line da dicembre 2005 (ed in parte ripreso da il Secolo XIX il giorno 8 dicembre 2005, prima che Asia Ostertag fosse riconosciuta Collaboratore di Giustizia)
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