«Io non ho nulla da temere
- ha detto Spinelli - perché ho tutte le opzioni e le prelazioni per quella
banchina». È ovvio: parla proprio di Cornigliano. Poi i suoi due telefonini,
come nelle ultime tre giornate, rimangono rigorosamente spenti.
I magistrati ipotizzano un
accordo a due per indirizzare la spartizione del Multipurpose, i moli di
Sampierdarena. Tra l’ex presidente dell’Autorità portuale Giovanni Novi e Aldo
Spinelli. Tutti e due indagati per turbativa d’asta. Eppure c’è un momento in
cui questo connubio si spezza: esattamente quando Spinelli viene chiamato a
testimoniare. C’è una lite e le tracce di questo screzio si ritrovano a pagina
34 dell’ordinanza del gip: «Rilevante la conversazione del 16 ottobre 2007, tra
Novi e Spinelli nella quale il primo riferisce al secondo di come Carbone (Sergio
Maria, il super consulente dell’Autorità, ndr) sia arrabbiato per la
deposizione resa». Come fa Carbone a conoscere le dichiarazioni di Spinelli?
perché a sua volta è stato interrogato dal pm Walter Cotugno, l’11 settembre, e
quelle dichiarazioni dell’ex presidente del Genoa gli sono state lette dal
magistrato.
Ma che
cos’ha detto
Spinelli, perché Novi e Carbone fossero così arrabbiati? Sicuramente non è
contento di come le cose sono finite. L’imprenditore riparte dall’inizio: da
quando la gara per il Multipurpose viene vinta da Gianluigi Aponte, l’armatore
sorrentino patron della compagnia svizzera Mediterranean Shipping Company
(Msc). «Inizialmente avevo poche speranze e ricordo che vinse Msc, che è il
secondo armatore al mondo e che aveva fatto domanda per il tutto», cioè per
l’intero Multipurpose. Poi qualcosa cambia: «Per cause che non sta a me
spiegare Msc decise di rinunciare. Altri concorrenti rinunciarono anch’essi
finché non rimanemmo in quattro, cioè Centro Servizi Derna, Terminal Frutta,
Terminal San Giorgio e Messina». Fu un accordo spontaneo? Spinelli risponde di
no: «Non fummo noi ad accordarci per spartirci l’area ma fu invece l’Autorità
portuale, nelle persone di Carena e Novi, a proporre una ripartizione delle
aree che pero comprendeva anche Tirrenia che non aveva fatto domanda». Perché
tanta insistenza su Tirrenia? Qual è il dubbio che attanaglia Walter Cotugno e
che si tradurrà poi nella richiesta di custodia cautelare per Novi? «Tirrenia -
spiega ancora Spinelli - non ha propri dipendenti che effettuano operazione
portuali e si serve integralmente della Compagnia a cui appalta il servizio».
L’interrogatorio non è
finito. Perché il pm chiede ancora a Spinelli di spiegare meglio quei passaggi.
«Certamente io, che ero partito avendo più del 50 per cento di tutto, ed avevo
rinunciato per “quieto vivere”, avevo fatto richiesta per 40 mila metri quadri.
E ne avevo ottenuto solo 20 mila perché 50 mila erano andati alla Tirrenia che
non aveva neppure fatto domanda. Non ero per niente contento».
E allora perché accettò?
«Sempre per quieto vivere, ho deciso di acconsentire lo stesso a questa
spartizione. Mi rendo conto che le varie miei scelte sembrano del tutto
incongrue dal punto di vista impreditoriale, ma la situazione in porto era ed e
tale che le ho vissute come scelte obbligate. A questo punto sono state
rilasciate le varie concessioni ai cinque soggetti indicati tra cui il centro
servizi Derna (di Spinelli, ndr)». Insomma: qualcosa è andato storto, se
le dichiarazioni di Spinelli vanno proprio nel senso di ribadire che la
turbativa d’asta, almeno nell’inserimento di Tirrenia tra le società
concessionarie nell’area Multipurpose, c’è stata davvero.
Spinelli ricompare nelle
dichiarazioni di Ignazio Messina. Che spiega: dopo la rinuncia di Msc al
Multipurpose, eravamo sicuri di essere titolati a ricevere la concessione
completa. La compagnia di navigazione Messina, infatti, per dimensioni e giro
d’affari, era stata posizionata al secondo posto, sùbito dopo Msc, nella lista
dei pretendenti. Invece si profila l’idea di un accordo, che conteneva alcune
ipotesi, nel racconto di Messina, vessatorie. E spunta anche questa
dichiarazione: «Ancora di più: avremmo dovuto fare uno scabio di aree con
Spinelli per aree che non c’entravano nulla con il Multipurpose». È una vicenda
collaterale, ma anche questa curiosa della trattativa gestita da Novi. Per
“agevolare” gli accordi fu proposto uno scambio tra un capannone di Spinelli e
un’area di circa 7.000 metri quadrati dei Messina. L’accordo giunge, solo che i
Messina, quando vanno a “rilevare” l’hangar, scoprono che non è di Spinelli
(che nel frattempo ha destinato a parcheggio per camion l’area ottenuta con
l’accordo), ma di un altro operatore portuale.
Il Gip è
convinto che anche
Spinelli abbia “spinto” per arrivare a una soluzione che avrebbe penalizzato
Messina. Lo ribadisce a pagina 26: «Novi, per il tramite di Spinelli, farebbe
pressioni affinché si giungesse a un determinato accordo, non gradito allo
stesso Messina». Ma, insiste il giudice, non c’è solo la parola di Messina. Infatti,
a pagina 27, c’è un ulteriore passaggio: «Rilevano anche i contatti di
Spinelli, affinché si faccia carico di trovare un accordo in cambio di future
utilità». Questa è frase già nota: ma due righe più avanti si dice di più: «Si
tratta di condotta rilevante penalmente, poiché è certamente turbato
l’andamento della procedura. Vedi conversazione in cui Spinelli conferma a Novi
il suo attivarsi per giungere a un documento congiunto». Novi, si intuisce
dalla carte, promette il suo aiuto, il suo interessamento, per le aree di
Cornigliano, oggi nella disponibilità di Spinelli, ma che andranno a gara.