L'avvocato dello Stato di
Genova Giuseppe Novaresi era a "libro paga" dell'Autorità portuale.
Tecnicamente un co.co.co: collaborazione coordinata e continuativa. Consulenze
«illegittime» pagate 19 mila euro all'anno dal 2004 al 2007...
. Ottantamila euro per
fornire pareri «di comodo» su due delle operazioni più importanti varate dalla
gestione dell'ex presidente dell'Authority Giovanni Novi arrestato lunedì: la
gara per l'assegnazione del terminal Multipurpose e il trasferimento alla
Compagnia unica del porto, la
Culmv di Paride Batini, di una somma pari a 1 milione e 728
mila euro «del tutto ingiustificata» e «priva di qualsiasi titolo giuridico».
Denaro che avrebbe sostanzialmente ripagato anni di gestione transitoria del
terminal da parte dei camalli.
È una delle accuse
contenute nell'ordinanza di custodia cautelare che ha portato Novi ai
domiciliari. Novaresi è indagato, in concorso con l'ex presidente dell'Ap, per
truffa e corruzione mediante atti contrari ai doveri di ufficio. Il suo parere
«addomesticato» (un vero e proprio ribaltamento di un primo pronunciamento
negativo) servì, sempre secondo le accuse, a Novi per riaprire la gara per il
Multipurpose. Gara che, dopo gli interventi del Tar e del Consiglio di Stato,
doveva essere realizzata con una procedura diversa ma sempre allo stesso fine:
evitare la vittoria dell'impresa dei Messina. E il caso del "ricatto" ai
Messina è un altro dei punti chiave dell'ordinanza di arresto. Il reato
contestato all'ex numero uno di palazzo San Giorgio, all'ex segretario generale
dell'Ap Alessandro Carena e al consulente Sergio Maria Carbone, è quello di
concussione in concorso. I tre, secondo l'accusa, «costrinsero abusando delle
proprie funzioni e dei propri poteri, Ignazio e Gianfranco Messina», a
ritirarsi dalla gara per l'assegnazione del terminal, a vantaggio della
Tirrenia. La ricostruzione di entrambi gli episodi è approfondita e, nel documento
firmato dal giudice per le indagini preliminari Franca Borzone, corroborata da
testimonianze, verbali e intercettazioni.
L'avvocatura
dello Stato è
l'organo istituzionalmente preposto alla tutela legale delle pubbliche
amministrazioni, per contenziosi e pareri consultivi. In sostanza, deve
garantire l'interesse pubblico.
Novi e Novaresi sono
accusati di truffa «per aver indotto in errore i membri del comitato portuale e
i revisori dei conti sulla legittimità del trasferimento di denaro alla
Compagnia unica». Una prima tranche è stata effettivamente pagata nel 2007, la
seconda è prevista per quest'anno. Il reato di corruzione contestato a Novi e
all'avvocato dello Stato riguarda il parere sulla nuova gara per il terminal
Multipurpose: «Novaresi si dichiarava disponibile a modificare il primo parere
negativo, a condizione che venisse presentata una nuova richiesta di parere in
occasione dell'istanza di prelievo presso il consiglio di Stato, in modo da
poter sostenere che la situazione si era modificata e a condizione che il nuovo
parere, contrario al precedente, non venisse divulgato ma rimanesse del tutto
riservato».
Il giudice Franca Borzone
cita soprattutto corrispondenza fra i due indagati. «Dall'esame della
documentazione in atti risulta che, per gli anni 2006 e 2007, relativi cioè al
periodo in cui si assumono le condotte ritenute di rilievo penale, l'avvocato
dello Stato aveva in corso un compito di "consulenza giuridica in via breve
dell'ente", incarico retribuito». Si citano le missive del 13 gennaio 2006, con
cui il presidente Novi conferma il lavoro per l'anno in corso e fa esplicito
riferimento all'ammontare del compenso, e quella del 16 febbraio 2007 con cui
la medesima mansione viene riproposta con una lieve decurtazione sull'importo
mensile da corrispondersi. «Per tale accordo - insistono i magistrati - non
risultano rilasciate autorizzazioni da parte dell'avvocatura generale dello
Stato. E nelle carte prodotte dalla pubblica accusa si rinvengono altresì copie
di atti sequestrati presso l'anagrafe tributaria, che attestano gli introiti
per attività di lavoro co.co.co prestato per l'autorità nell'anno 2005». Va
precisato che il rapporto fra Novaresi e l'Autorità Portuale inizia nel 1999 e,
secondo il gip, «non nasce ad hoc con il presidente Novi seppur prosegua in
violazione di legge».
La
concussione subita
dai rappresentanti della Messina spa è ricostruita attraverso stralci
dell'interrogatorio di Ignazio Messina del 13 novembre 2007. L'"ordine" della
spartizione «arrivò con una mail di Sandro Carena», di cui una copia è stata
acquisita dagli inquirenti. «Eravamo molto arrabbiati - insiste l'armatore -
perché non solo ci si richiedeva di firmare un accordo quando potevamo ottenere
l'intero compendio, ma c'era stata assegnata una quota inferiore alle nostre
richieste in caso di assegnazione parziale». Nel pomeriggio del primo aprile
2004 si tenne una riunione tra i soggetti coinvolti nel Multipurpose. «La
situazione, da Novi e Carena, mi fu posta "o così o Pomì". Se non avessimo
accettato di sottoscrivere l'accordo si doveva rifare tutto, nel senso tutta la
gara. Io allora che sono sanguigno dissi: "Ripartecipiamo alla gara". Mi
risposero "ma tu pensi di vincerla quella gara?". Mi fecero capire che
avrebbero chiamato armatori più importanti per estrometterci. Io chiesi "ma
come fate a chiuderla questa gara?". Mi risposero "su questo non c'è problema".
Ero in continuo contatto con mio padre che urlava al telefono, e alla fine mi
disse di accettare perché non vedeva via d'uscita. Specifico che ci veniva
imposto non solo di accettare quel riparto, ma anche di rinunciare a tutti i
ricorsi nei confronti dell'Autorità portuale, alcuni non relativi in nessun
modo alla vicenda Multipurpose. Tutte le società contro le quali avevamo fatto
ricorso (Piloti e Santa Barbara, ndr) erano difese dall'avvocato Carbone».
Graziano
Cetara
Matteo Indice