Quattromila pagine. Le carte dell'inchiesta sul porto che i pm Walter
Cotugno, Mario Morisani ed Enrico Zucca hanno raccolto riempiono gli scaffali della
Procura. Sono centinaia, migliaia di intercettazioni da cui, secondo i pm,
emergono episodi penalmente rilevanti: truffe, corruzioni, abusi d'ufficio. Ma
non ci sono soltanto eventuali reati, c'è uno spaccato del mondo politico ed
imprenditoriale ligure...
Il terminal Multipurpose
C'è il racconto non autorizzato di episodi di vita pubblica visti
dall'interno. Senza tagli. Senza censure. Quasi una radiografia delle stanze
del potere di Genova: dalle pressioni per favorire la Compagnia Pietro
Chiesa, agli attacchi al Secolo XIX, fino alle manovre intorno all'aeroporto e
al ruolo di Fabrizio Palenzona. Riva e la "Pietro Chiesa".
È il 28 agosto 2007 quando Giovanni Novi telefona al professor Sergio Maria
Carbone. Una delle frequenti, frequentissime conversazioni tra l'allora
presidente dell'Autorità portuale e il suo consulente di fiducia. Annota la Procura: «Novi riferisce a
Carbone di avere avuto una lamentela da parte di Tirreno Bianchi, in relazione
al mancato affidamento dell'appalto dello scarico alla compagnia Pietro Chiesa
di cui Bianchi è legale rappresentante».
Il numero uno della Compagnia Pietro Chiesa si lamenta per non aver ottenuto
l'appalto da Riva. Novi pare dispiaciuto dello sfogo di Tirreno Bianchi e
quindi decide di risolvere la questione, di provare a inserire la Pietro Chiesa
nell'affare: «Il dottor Novi - prosegue l'atto della Procura - manifesta
l'intenzione di scrivere una lettera al Riva perché lo stesso affidi l'incarico
alla Compagnia, il professor Carbone riferisce che non è possibile invitare per
iscritto a impiegare la
Compagnia, chiarendo poi al Novi che non è certo obbligatorio
per Riva servirsi della Compagnia per tale attività. Il Novi tuttavia non
demorde dal proposito e chiede al professor Carbone "Come Faccio allora?".
A questo punto il professor Carbone evidenzia che "se la fa con i suoi mezzi
bisognerebbe dire che è in violazione della concessione perché è consentita
solo per l'autoproduzione". Carbone - proseguono i magistrati - nella
successiva richiesta invita Novi prima a intimare a Riva l'inadempimento della
concessione e poi a parlargli per dirgli "allora qua - consiglia Carbone di
dire a Riva - c'è questo problema, vi lasciamo fare questo traffico ma per
favore parlatene con la
Compagnia"». Un passaggio molto scomodo per Novi e per
Carbone. Conclude la Procura:
«Rilevato che dalla telefonata emerge notizia di reato perché in esecuzione del
medesimo disegno criminoso... in concorso tra loro, Novi in qualità di pubblico
ufficiale induceva l'imprenditore Riva a dare o a promettere a un terzo, e in
particolare a Tirreno Bianchi» gli appalti che questi aveva richiesto.
L'ATTACCO AL "SECOLO XIX". Le
posizioni del Secolo XIX, e la successiva lunga inchiesta sulle questioni del
porto, sono state accompagnate dalla diffusione in città di volantini con
scritte offensive nei confronti di questo quotidiano e del suo direttore,
Lanfranco Vaccari, accusato di averne fatto "un giornale spazzatura". Volantini
di tenore analogo firmati in prima battuta dal consiglio di amministrazione della
Culmv, poi dalle sigle sindacali della stessa Compagnia.
Sembrava un'iniziativa nata autonomamente. In realtà le intercettazioni
telefoniche dimostrano che era a conoscenza dell'autorità portuale, se non da
questa condivisa (Novi, secondo i magistrati, ha illecitamente sostenuto la Culmv), che ha dato una sua
sostanziale accettazione. Un colloquio tra il segretario generale
dell'Authority Erido Moscatelli e un dirigente dell'ente, Roberto Cepollina, è
infatti di questo tenore. Cepollina: «Dicevo di una lettera fatta dal
sindacato». Moscatelli: «In relazione alle polemiche sui giornali...».
Cepollina: «Sì, sì. È un comunicato a Vaccari, insomma, di difendere forte la
cosa, eh!!!». Moscatelli risponde: «Meglio!». Cepollina: «Ok, va bene».
Ma l'ostilità nei confronti del Secolo XIX appare in maniera sfacciata anche
in altre situazioni. Novi e Sergio Maria Carbone parlano, il 23 settembre 2007
alle 9.07 del mattino, dopo che il Secolo XIX ha pubblicato il primo articolo
sulla bufera giudiziaria che si stava abbattendo sul porto per la vicenda
Multipurpose. Il tono della conversazione è questo: «Hai visto?», chiede Novi.
Carbone: «Sì che ho visto, vabbè». Novi: «E va beh, quella carogna di Carozzi
(Giorgio Carozzi, giornalista del Secolo XIX, ndr)». Carbone: «Sì, d'altronde,
cosa vuoi». Novi: «Da chi l'avrà avuta Carozzi?». Carbone: «Non lo so». E,
ancora più avanti, il 18 ottobre 2007alle 8,20. Novi: «Hai visto? Ce lo
rimenano prima pagina sull'Avvisatore Marittimo». Carbone: «Ma il Secolo non
dice niente». Novi: «No, il Secolo dice qualcosa... Però sono proprio indegni
questi qua, portando Cafasso (Samuele Cafasso, giornalista del Secolo XIX, ndr)
e il fotografo... È una roba proprio...».
Ma quali siano i rapporti di Novi con la stampa è dimostrato anche da un'altra
intercettazione che intercorre tra Novi e un cronista de La Repubblica-Il Lavoro,
allegata dai pm agli atti dell'inchiesta. Il cronista è Massimo Minella. Novi:
«Cosa cazzo... eh eh eh... non dico cosa mi hanno detto, eh eh... non scrive
Carozzi, scrive Minella... roba da matti». Minella: «Così li abbiamo bruciati,
così gli togliamo ogni desiderio...». Poi Minella spiega: «Meglio darla così,
perché se l'avesse avuta Carozzi avrebbe fatto un inferno». Novi: «Figuriamoci,
sì, sì». La notizia è quella dell'interrogatorio dell'armatore Aldo Grimaldi.
LA
POSIZIONE DI PERICU. L'ex sindaco di
Genova, Beppe Pericu, secondo i magistrati, ha sempre avuto una posizione
critica sulla linea adottata da Novi per il Multipurpose. Dalle
intercettazioni, però, emergono altri episodi (senza alcun rilievo penale) che
lo riguardano. Il 31 agosto 2007 alle ore 7,08 ecco l'ennesima telefonata
Novi-Carbone che hanno appena saputo di essere indagati: «Niente... volevo
dirti due cose, una è che è venuto Beppe (Pericu, ndr) alle cinque in punto...
gentilissimo... è rimasto esterrefatto, specialmente per te, per tutto ma
specialmente per te e dice che lui viene a testimoniare». In pratica, secondo
Novi, l'ex sindaco sarebbe sorpreso dell'iniziativa dei magistrati e si
dichiarerebbe pronto a testimoniare. Cosa che infatti fa poche settimane dopo.
Il 2 ottobre 2007, infine, Novi parla ancora con Carbone.
E riferisce: «Sulla Fincantieri ho detto alla Traverso (funzionario di
Palazzo San Giorgio, ndr)adesso parlo anche con Moscatelli (segretario generale
dell'Autorità, ndr) di dare l'incarico, ho parlato con Beppe ieri, mi ha detto
di darlo però ad Andrea, adesso gli dico tutto a Moscatelli, sì, okay». E il 5
ottobre, dopo la telefonata delle 8,14 del mattino, la Guardia di Finanza annota:
«Novi riferisce a Carbone di aver parlato con Beppe e lui ha detto che
preferisce non comparire e quindi gli ha fornito il nominativo di Andrea Pericu
e poi dell'avvocatessa Croci (socia di studio di Pericu)». Ma chi è quel Beppe
che suggerirebbe il nome di Andrea Pericu, figlio dell'ex sindaco di Genova?
«Non ricordo di aver parlato di questa storia con Novi. Io non ho più incarichi
pubblici, faccio l'avvocato, mi sembrerebbe del tutto naturale suggerire il
nome di mio figlio o di un mio collaboratore», ha risposto ieri Pericu al
Secolo XIX.
E Andrea Pericu: «Non ho nessun rapporto con Fincantieri, che è cliente di
mio padre. Del resto dopo aver terminato il mandato di sindaco per lui è stato
naturale tornare a fare l'avvocato». Il 25 settembre alle 14,29 Novi parla con
Carbone della questione Multipurpose e propone di «affiancare un
amministrativista come Beppe» all'avvocato che si occupa della questione. Dalle
intercettazioni emerge anche il caso dell'aeroporto Cristoforo Colombo e il
ruolo che Pericu, nominato consigliere di amministrazione una volta chiusa la
sua esperienza di sindaco, avrebbe avuto nei giorni in cui emergeva la proposta
di una società argentina per acquisire la gestione dell'aeroporto.
Alle 12,32 del 24 agosto 2007 Novi telefona al presidente di Aeroporto Spa,
Marco Arato: «Ho una cosa simpatica, oggi è venuto Beppe... Pericu... da me,
abbiamo parlato di come dare la risposta a questi italo-argentini. Lui sarebbe
dell'idea che tu come presidente facessi una riunione informale con i
consiglieri e i tre azionisti». Arato risponde: «Sì, sì, va benissimo». E Novi:
«Quindi all'ordine del giorno, ma proprio informale, e lui mi ha detto di
dirtelo... proporrà di fare una gara in modo tale che se domani venisse la Ryanair o la British o la Meridiana abbiamo modo
di scegliere». Arato: «Perfetto. Faccio questo al rientro».
L'AEROPORTO E PALENZONA. Del Cristoforo Colombo Novi parla anche con
il presidente di Aeroporti di Roma (Adr). Fabrizio Palenzona è protagonista
della scena finanziaria italiana: guida Adr, è stato vice-presidente di
Unicredit, la Camera
di Commercio di Genova l'avrebbe voluto alla guida dell'Autorità Portuale. Sì,
lo stesso Palenzona protagonista anche dell'inchiesta Antonveneta nell'ambito
della quale è stato indagato per ricettazione (la procura di Milano aveva
sequestrato dei conti esteri che, secondo i pm, erano a lui riferibili).
Novi chiede a Palenzona di stoppare il tentativo della Camera di Commercio
di Genova di comprare la quota del 15 per cento che Adr detiene nel Colombo.
Novi: «Non mollare perché le azioni le puoi sempre vendere dopo. Ma non
venderle adesso che tra l'altro te le rivaluto se riusciamo a fare qualche
programma interessante». Palenzona risponde: «Io sono contento». Novi: «Bravo,
però devi dire a questi che non rompino (così nell'intercettazione, ndr) più».
I TIMORI DI NOVI E CARBONE. Dalle telefonate di agosto emerge l'ansia
di Novi e di Carbone che hanno appena scoperto di essere indagati per reati
gravi. Che cercano di parlare con il pm Cotugno: «Però bisogna con Cotugno
chiarire perché...». Carbone: «Ma che cosa vuoi chiarire, se lui ha capito che
hanno avuto questa cosa diventa imbarazzante». Novi: «Imbarazzante sì».
Carbone: «Perché io non so che cosa è stato detto». Novi: «Io più di chiarire due
volte...». Carbone: «Capisco anche la posizione del pm». Novi: «Il pm magari se
sente che qualche notizia è uscita si sente in imbarazzo». Carbone:
«Legittimamente». Novi: «Volevo che tu lo sapessi. Parlarne con Lalla (il
procuratore della Repubblica)?».
Marco Menduni
Ferruccio Sansa