La lotta senza quartiere per la conquista della poltrona di presidente
dell'Autorità portuale. La rivalità tra Claudio Burlando e Marta Vincenzi. Ecco
la verità sui rapporti di forza e le alleanze nel mondo politico e finanziario
ligure. A svelarla sono le intercettazioni tra i protagonisti dell'inchiesta
sul Multipurpose. Oltre le dichiarazioni prudenti e di facciata, emergono
scontri accesissimi e dichiarazioni destinate a suscitare più di un incidente
diplomatico. E ad avere conseguenze politiche, se non penali...
Non avranno rilievo nel processo. Ma nella vita politica
genovese (e ligure) sicuramente sì. Sono i colloqui tra i protagonisti della
vicenda porto sulla nomina del presidente dell'Authority. La cronaca di una
lotta senza quartiere, anche nello stesso schieramento, al di là delle
dichiarazioni diplomatiche di facciata. Altre intercettazioni contenute nella
montagna di atti depositati dai pm Walter Cotugno, Mario Morisani ed Enrico
Zucca.
LA LOTTA
PER IL PORTO. La cronaca della battaglia per la poltrona di
Palazzo San Giorgio è filtrata attraverso le parole di Novi e Sergio Carbone.
Novi: «Adesso viene Tirreno Bianchi da me tra 20 minuti, ma qua c'è Burlando, i
nostri tre, quattro imprenditori che appoggiano Merlo alla grande, come ti ho
detto. Spero che il ministro Bianchi (Alessandro, responsabile dei Trasporti)
decida bene». La fine del 2007 è il momento decisivo per conquistare una delle
poltrone più importanti di Genova. E le telefonate si succedono a raffica. Non
si parla quasi d'altro. L'ex segretario dell'Autorità, Sandro Carena, chiama
Saskia Kunst, ex amministratore delegato di Vte Voltri. La telefonata è
riassunta dalla Finanza della Stazione Navale: «Carena la chiama per avere il
suo aiuto per il buon esito per la candidatura di Merlo a futuro presidente
dicendo che Burlando, nonostante le consultazioni, non si sta impegnando a
sufficienza e teme che sia costretto a fare il nome di Costa (Paolo, ex
ministro e candidato di Marta Vincenzi a Palazzo San Giorgio, ndr) dietro le
pressioni di Prodi che è amico di Costa, il candidato sponsorizzato anche dalla
Vincenzi. Per far sì che non accada le chiede, se è d'accordo, di contattare il
suo amico vicino a Prodi con la scusa degli auguri di fine anno presentando
Merlo com'è: un giovane ambizioso e positivo. Saskia gli dice che ha visto di
recente quest'uomo, ribadendo che si tratta di una figura di gran potere
citando quel che sta facendo, cioè non far passare l'ondata di investimenti
cinesi in Europa». Anche Novi e Carbone parlano della futura scelta del
presidente e del suo entourage. Entrano in campo altri nomi: l'avvocato Titta
D'Aste, esperto di porto che aveva "rotto" con Novi & C, e Maurizio
Maresca, oggi superconsulente della Vincenzi. Novi: «La Marta Vincenzi
insiste con questo Paolo Costa e vorrebbero fare, figurati, segretario Titta».
Carbone: «Titta D'Aste?». Novi: «Più fanno il direttore generale, così ci
mettono Maresca. Margini non lo vuole nella maniera più assoluta, non lo vuole Marta
Vincenzi, eh, eh. Merlo...». Un Carbone ben poco profetico vaticina: «Paolo
Costa è facile che sia quello che poi riesce». Non andrà esattamente così.
VINCENZI-BURLANDO. Che il sindaco e il presidente della
Regione, pur essendo dello stesso partito, non siano troppo in sintonia è
risaputo in città. Ma leggendo le carte emerge un confronto anche aspro di cui
nei palazzi del potere parlano tutti: è il 20 settembre 2007, alle otto e mezza
di sera, Novi parla con Massimo Minella, giornalista de l a Repubblica-Il
Lavoro, e a proposito del viceministro dei Trasporti, Cesare De Piccoli,
racconta: «Vabbé sarà felice quando Burlando che ho visto oggi... che era
disperato di questa Vincenzi». Minella: «Ah sì, e lo immaginavo». Novi: «Non
c'è soluzione mi ha detto. Adesso appena vede questo affare qua diventa più
matto che trova un'interferenza...». Minella: «A lei non sembra vero, ma non sa
che cosa pubblichiamo domani noi... nel porto, la Vincenzi che sfila in
passerella per Krizia». Novi: «Ah quella famosa, bellissima, ah, ah, ah». Nella
disputa si inserisce anche un certo Moretti, che dovrebbe identificarsi con
l'amministratore delegato di Trenitalia (Mauro Moretti, appunto). Insomma, una
figura chiave nei piani di sviluppo della Liguria. Novi insiste: «Ho parlato
con Moretti oggi. Moretti è contro la Vincenzi e alla grande, dice che fa il coso, fa
l'accordo con noi. Che fa Alessandria, che mette in moto tutto quanto. Che
basta interferenze dei sindaci nelle cose. Che danno fastidio e basta». Frasi
da incidente diplomatico? Ma non basta. Minella racconta ancora a Novi: «Invece
a noi ci ha scritto la
Vincenzi». Novi domanda: «E su che cosa?». Minella: «Sul
porto». Novi: «Ma no, sul porto? Ma brutta o bella?». Minella: «Ma devo dire...
no, no, detto da noi, come un po' insignificante, insomma, tipica di una vuole
dire... mi ci metto un piedino... io anche su questa vicenda, così poi me ne
occupo. Gliela leggo se ha un minuto di tempo». LA RABBIA DEGLI
INDAGATI. L'inchiesta dei pm crea sconcerto e turbamento nel mondo dei potenti
genovesi. Le iscrizioni sul registro degli indagati non risparmiano nessuno.
Nemmeno Giuseppe Novaresi, avvocato dello Stato e consulente dell'Autorità.
Proprio di lui parlano Carbone e Novi in una telefonata dai toni concitati.
Novi: «Sergio, ho ricevuto una lettera dal Novaresi (che non sa ancora di
essere indagato, ndr) che dice "egregio presidente, con la presente le comunico
di rinunciare all'incarico di consulenza". L'ho chiamato e gli ho detto: che
cosa succede? Ho fatto parlare di quelli là... una settimana fa è stato sentito
dal pm e il pm gli ha chiesto ragioni dei suoi pareri (quelli formulati da
Novaresi per conto dell'Autorità, ndr), messi, dice, io sono proprio come fosse
stato in forma critica». Carbone: «In forma critica?». Novi: «Forma critica,
capisci... perché ha dato questo parere piuttosto che quest'altro, almeno così
l'ho intesa io». Carbone: «Ma roba da matti!!!». Novi: «Adesso che chiami
l'avvocatura di Stato mi pare una roba pazzesca, questo qua dà le dimissioni
perché si è sentito come insultato...». Carbone: «Questo però bisognerebbe
farlo sapere anche un po' a Lalla (Francesco, procuratore capo, ndr), perché
qua non è mica possibile più andare avanti».
LA "PIETRO CHIESA". Altra questione aperta è la compagnia
dei carbunìn, la Pietro
Chiesa. Secondo i pm, Novi e Carbone avrebbero tentato di
costringere l'industriale Riva a utilizzare i suoi servizi. L'intercettazione.
Novi: «Senti, è venuto a trovarmi Pierino... Tirreno Bianchi il quale
giustamente protesta perché cosa fa (Riva, ndr), fa venire delle navi,
scaricano il materiale di ghisa e rottami ecc... ecc... che nulla c'entrano con
la sua acciaieria e dice benissimo, perché porta traffico... usi la compagnia
d'altri, almeno». Carbone: «Se lo fa con i suoi mezzi la verità è che
bisognerebbe dire che è in violazione della concessione perché è consentita
solo per la autoproduzione». Novi: «Esatto, non per il traffico di altri». Tirreno
Bianchi, console della Pietro Chiesa e consigliere regionale Pdci-Comunisti
Italiani, spiega: «Le cose sono andate così. Dai dati a mia disposizione, ho
intuito che troppe navi arrivano ai moli di Riva e ho sempre sospettato che non
tutte c'entrassero con la sua attività. Insomma, che abbia anche fatto il
terminalista puro, cosa non consentita dalle leggi. È vero, ho protestato. Che
poi Novi e Carbone, come ho letto dalle intercettazioni, abbiano tentato di
spingere su Riva perché utilizzasse le nostre prestazioni è una cosa che ho
letto sul Secolo, non ne sapevo nulla e non è certo il tipo di intervento che
avevo chiesto». IL RUOLO DI GRIMALDI. Novi ha sempre sostenuto che la
spartizione del Multipurpose nasce da un'idea di Aldo Grimaldi. L'esistenza di
un appunto dell'armatore è intuita dai pm da questa intercettazione. Novi:
«Sergio, pensa, il primo marzo Grimaldi mi dà un memo con l'architettura di
tutta quella roba lì». Carbone: «Bene, bene». Novi: «Te lo dico perché è
importantissimo, c'è tutta la struttura di come... addirittura dice cosa dare a
Messina, cosa dare a Scerni, a Gavio ecc... ecc...».
LE CONSULENZE DI NOVI. Ma quale sia il clima da lunghi
coltelli all'interno dell'Autorità Portuale è evidenziato anche dal colloquio
tra Erido Moscatelli, segretario generale, e Roberto Cepollina, dirigente
dell'Authority. Parlano di Marco Manzitti, direttore dell'Agenzia per il
Waterfront. Cepollina: «Poi l'altra cosa che ti volevo dare come segnale,
vorrei sbagliarmi, ma sul discorso Manzitti...». Moscatelli: «Sì». Cepollina:
«Quando uscirà fuori, perché esce fuori lì in porto, scoppia un casino, eh.
Guadagna più dei dirigenti, eh! È a livello di un direttore». Moscatelli: «Con
quell'importo lì?». Cepollina: «E sì, eh, cioè il tal dirigente (i nomi sono omessi
per tutelare la privacy, ndr) tanto per darti un'idea passa a 90 mila euro
lordi, quell'altro immagino anche, voglio dire ..., tutta questa gente qua,
quell'altro ancora... voglio dire: ci facciam del male con le nostre mani».
Marco Menduni
Ferruccio Sansa