Venerdì scorso a Genova una notizia da prima pagina. Un fatto che avrebbe dovuto far scattare inchieste giornalistiche da paginate. Invece niente poche righe. Le “notizie” del giorno erano le “tette da rifare” ed i “trapianti di capelli” per gli adolescenti che si affacciano alla maggior età, ma anche la proposta di unire Liguria e Piemonte in un’unica Regione che unisce Mercedes Bresso e Claudio Burlando...
La notizia era che nel cuore di Genova, alle Vigne, nel centro storico a due passi dal Porto Antico e dalle strade e facciate ripulite per il G8, vi era una “Casa di Cura” abusiva. Scoperta da Polizia e Asl. Farmaci scaduti. Assenza degli elementari requisiti igienico-sanitari e strutturali previsti. Ospiti tre anziani non auto-sufficienti ed alcuni auto-sufficienti. Una sola “infermiera”, senza requisiti, ecuadoriana clandestina, lavorava 12 ore al giorno per 900 euro.
La struttura riceveva le rette per l’assistenza agli anziani non da familiari che volevano “liberarsi” dei propri cari, ma dal Comune di Genova. Infatti la Casa di Cura Abusiva, gestita da una donna di origini napoletane, aveva avuto anche la visita dei Servizi Sociali del Comune, che però, chissà dove volava il loro pensiero e sguardo, non si erano accorti di nulla.
Una bazzecola per una città che è la più vecchia d’Europa. Ma d’altronde nella struttura pubblica del Brignole, il Comune – medesima amministrazione “rossa” - aveva anche fatto eseguire lavori che poi hanno visto crollare in testa ai degenti il soffitto, con tanto di morto. E non parliamo di altri esempi che si possono portare in questo campo, dell’assistenza e dei servizi sociali. Su tutti il Distretto Sociale della Valpolcevera che prende i provvedimenti, ad esempio, dell’autorità giudiziaria (separazioni con minori) e del tribunale minorile (disagio e devianza) e li applica all’incontrario, causando danni irreparabili, nella comunità che rappresenta l’emergenza regionale per devianza e disagio giovanile e che riesce addirittura ad incaricare (e confermare fiducia) Comunità che, quando qualche ragazzo fugge, denunciano solo dopo qualche giorno l’accaduto e si dimenticano di avvertire i genitori.
Per i giornali nessun problema. Tutto normale. Questa gestione dei Servizi Sociali è una sciocchezza. Nessuno ha domandato come sia mai possibile che il Comune incarichi e paghi strutture abusive, affidando a queste persone anziane che necessitano, più di altri, di attenzioni e cure qualificate. Nessun giornale ha mai pensato che sarebbe il caso di verificare la qualità e conformità degli incaricati dai Servizi Sociali. Ci sono, ed è risaputo, carenze di personale qualificato, aggirato dalle gestioni delle strutture con l’affidamento a Cooperative che, non solo, sfruttano i lavoratori, ma utilizzano personale straniero, proveniente dall’est europeo e non solo, i cui requisiti professionali non sono conformi a quelli previsti dagli standard italiani o regionali. Orari massacranti, con doppi turni nella stessa giornata, turni di oltre 11 ore consecutive di giorno o di notte. Riposi saltati con continuità per oltre, anche 20 giorni consecutivi. Assenza dell’applicazione della 626. Nessuno può opporsi perché sono lavoratori, in grandissima maggioranza, precari. Anzi queste cooperative hanno adottato la fenomenale formula del “lavoro a progetto”. Ora: come si possa far passare l’assistenza infermieristica come “lavoro a progetto” è davvero troppo. Ma il Comune queste cose non le nota. Meno male che l’amministrazione di questo cosiddetto “centro-sinistra”, da nuova stagione, è attento e sensibile alle politiche sociali. Pensiamo un po’ se non lo fosse.